(26 aprile 2014) – Mostra di occhi arrossati che fissano non si sa che luoghi, mostra di sguardi cadenti nel momento stesso in cui vengono lanciati. Sguardi dell'umanità offesa, direbbe il Vittorini di Conversazione in Sicilia. Volti in primo piano basso, schiacciati da grigi palazzi e paesaggi urbani. Frames di squarci urbani, di squarci umani.
Si tratta della retrospettiva, intitolata “Fermo immagine”, che ripercorre la produzione artistica dell'ultimo quinquennio di Croce Taravella, esposta presso la Fondazione Sant'Elia a Palermo.
Nella sequela di contesti urbani si alternano e si confondono le cittàvissute dall'artista: Palermo e Roma e le loro osterie, ma anche New York, Milano e la vita frenetica delle capitali industriali.
I colori che ballano e debordano dai contorni, contorni che si può dire non contengano 'per costituzione'. Le immagini che emergono muovendosi o sfocandosi e scompaiono palesando i soggetti. Le incisioni che il gesto di Croce Taravella infligge alle sue tele espone il corpo a corpo da cui scaturiscono figure e trame. Le incisioni in verticale e orizzontale, ma anche gli scarabocchi. Colate di luci cupe, miste a colori accesi.
Il centro dei quadri che fugge in prospettiva a mostrare il gesto del pittore e il movimento del soggetto dipinto, sia esso una macchina o un'azione. Non a caso il centro di uno dei primi quadri è occupato da una esile figura d'uomo dallo sguardo accecato. Un uomo cieco, lo sguardo di chi non vede i contorni, ma che nelle 'immagini deteriorate' (per utilizzare i termini proposti dal pittore nelle sue stesse descrizioni) trova il genius loci, la 'melanconia' di quei luoghi.
Il sentimento dell'uomo che cammina per le strade. L'uomo smarrito che si immerge nella folla. Come ci si trova immersi guardando queste tele. L'uomo smarrito che in Vucciria si trova nelle sue declinazioni di mascherato da occhiali da sole e barba incolta, o la cui luce dell'occhio è appannata dal bere, dalla rabbia, dalla vita. Occhi con capillari a vista. 'Città corrose dagli eventi', secondo le parole dell'artista. Qui va citato l'autoritratto.
Il percorso del visitatore è anche sulla scorta della ricerca del linguaggio pittorico: l'olio su tela che patisce le incisioni si alterna alle misture di colori su alluminio o acciaio (soprattutto quelle dedicate alle metropoli americane), ma anche le pitture su lastre fotografiche camuffate o deteriorate. E ancora, la sezione 'sacra' con i bozzetti per gli affreschi della Cattedrale di Noto, o la rappresentazione di un Venerdì Santo in Vucciria, in cui la folla diviene in qualche modo attiva e emergono, tra la lunga teoria di lineamenti offesi, anche alcuni volti lieti.
Il mercato palermitano è un luogo che torna più volte in questa esposizione: osterie popolate da avventori e da botti iscritte, piazza Garraffello con tanto di ritratto da gentil demonio di Uwe Jäntsch aleggiante sui palazzi, il Venerdì Santo richiamato poc'anzi e una tela che più di tutte richiama colori e slanci di tende della "Vucciria" di Guttuso, ma il fasto del mercato e delle vivande del bagherese lascia posto ad un ambiente triste i cui colori dominanti sono le tonalità contenute sulla schiena di un cammello in viaggio nottetempo. Rimane purtuttavia lo spazio per una figura semplice, come di madre al mercato con le sporte, il cui rosa della veste spande tra l'ambiente circostante degli offesi una scia di armonia preclusa al resto.
Una sala dell'esposizione è dedicata alla proiezione di video che documentano le installazioni realizzate negli ultimi anni da Taravella, nonché lo stretto rapporto tra colori e soggetti delle immagini riprese dallo stesso artista e delle tele esposte.
La curatela è stata affidata a Lea Mattarella.
L'esposizione rimarrà aperta a Palazzo Sant’Elia fino al 23 maggio, da martedì a sabato dalle ore 9 alle ore 13.30 e dalle ore 16.30 alle ore 19.
Fonte della foto: www.crocetaravella.com