Difficilmente troverete durante l’estate la parrocchia di san Giuseppe Cafasso chiusa, per almeno due ragioni. La prima perché è meta di turisti che vistano la chiesa, il campanile e la suggestiva ricreazione della grotta dei Beati Paoli, la seconda perché i poveri del quartiere sanno che anche durante l’estate troveranno qualcuno in grado di venire incontro ai loro bisogni.
In questo contesto incontriamo il parroco don Massimiliano Turturici e alcuni volontari della Caritas che ci raccontano cosa accade tutto l’anno, “e quindi anche ad agosto”, precisano subito.
L’iniziativa più importante e più coinvolgente è quella che si porta avanti ininterrottamente da 5 anni e che si chiama: “A.c.ena con San Giuseppe Cafasso”.
“L’iniziativa – spiega Domenico - è attiva dal febbraio 2014. È stata promossa dall’A.C. parrocchiale la quale, dopo aver svolto attività di volontariato presso la mensa del Boccone del Povero, maturò l’idea di fare una cosa simile in parrocchia. Non avendo però né i locali né le strutture per cucinare e far mangiare si optò per questa idea: una famiglia una volta alla settimana cucina una cena per un’altra famiglia e gliela porta fino a casa. All’iniziativa hanno aderito man mano anche i vari gruppi parrocchiali ed adesso è ben strutturata e organizzata, anche nel periodo estivo, garantendo a circa 50 famiglie a turno una cena per il numero di componenti che ci indicano”.
“Le famiglie - dice il parroco - si sono divise le competenze: c’è chi fa la spesa, chi cucina, chi la porta a casa, chi stabilisce i turni. L’aspetto più importante è la consegna della cena: è un momento in cui si può dialogare con tutti i componenti, ascoltare anche varie esperienze e poi prima di andar via si prega insieme”.
“Il fulcro delle nostre attività – spiega Graziella - è il Centro Ascolto che svolge un compito fondamentale perché innanzitutto ascolta le richieste delle persone e poi le aiuta nei bisogni più diversi che esprimono. Spesso per esempio hanno bisogno di consulenze legali e per questo li indirizziamo alla Caritas Diocesana”.
“Le richieste dei farmaci - precisa don Massimiliano - vengono gestite direttamente da me: li acquisto in una farmacia vicina e li pago attraverso i contributi che vengono in occasione dei funerali, perché la parrocchia non ha rapporti diretti con la rete del Banco Farmaceutico”.
“A causa della ristrettezza dei locali - prosegue - finora non è stato possibile né attrezzare una piccola farmacia né un ambulatorio per visite mediche, pur avendo già ricevuto la disponibilità di alcuni medici pronti a prestare la loro opera gratuitamente”.
“Il sostegno alle famiglie bisognose del quartiere - dice Angela - parte sempre dal sacchetto di alimenti che con regolarità consegniamo alle famiglie che tramite il Centro Ascolto sono registrate nei nostri elenchi. Questa attività copre appena le esigenze fondamentali e normali, perché quando ci troviamo di fronte a bisogni eccezionali o diversi, vedi ad esempio le esigenze dei bambini, interveniamo spesso con contributi personali o con raccolte straordinarie”. “Molto dei rapporti che abbiamo instaurato con queste persone – precisa Angela - è nato dalla iniziativa del Natale. Da alcuni anni facciamo una esperienza di condivisione con una cena fatta in chiesa con tutte le famiglie che assistiamo. Il gesto va ben oltre il valore economico o simbolico. È un gesto di amicizia che le persone apprezzano molto”.
Interviene don Massimiliano e aggiunge: “In futuro vorremmo montare una cucina in parrocchia e una volta alla settimana provvedere invece che ad una sola famiglia a tutte le famiglie che assistiamo. Nel nostro territorio manca una mensa che offra pasti quotidianamente. È necessario però trovare prima alcuni benefattori che con continuità assicurino il cibo. Per la cottura abbiamo in parrocchia molte massaie disposte a collaborare”.
“Per due anni poi - prosegue Angela - in occasione della emergenza freddo abbiamo fatto una raccolta straordinaria di indumenti e viveri. È stata una esperienza entusiasmante per la quantità di roba ricevuta, ma soprattutto per il consenso e il sostegno ricevuto dal quartiere ed anche dalla città”. E poi conclude: “Non dobbiamo identificare l’azione della Caritas con il sostegno alimentare. Spesso chi va a trovare un anziano magari ad agosto torna in parrocchia raccontando come è stato bello e positivo quel gesto di carità gratuita innanzitutto per sé stesso”.
Ma il parroco va in vacanza? chiediamo alla fine.
“Si anch’io ho previsto alcuni giorni di riposo, - risponde -. Tornerò sulla Sila in luoghi a me molto cari per rallentare un attimo l’attività fisica del mio corpo in montagna. Ma la mente rimarrà legata a quanti rimangono a Palermo e proietta a cosa potremo fare di meglio l’anno prossimo”.