Si è inaugurata il 12 maggio a Palazzo Sant’Elia a Palermo, nell’ambito della Settimana delle Culture, la mostra curata dalla prof.ssa Maria Antonietta Spadaro: “O’Tama e Vincenzo Ragusa. Un ponte tra Tokyo e Palermo”.
L'esposizione, promossa dalla Fondazione Sant'Elia, ospita circa 170 opere prodotte da O'Tama Kiyohara prima e durante la sua permanenza a Palermo, provenienti da collezioni private e istituzioni pubbliche e opere di Vincenzo Ragusa.
Visitando la mostra si rimane profondamente commossi dinanzi a tanta bellezza e si è grati e riconoscenti per il lavoro straordinario che la prof. Maria Antonietta Spadaro ha fatto con tanto amore, un amore che traspare durante le visite guidate da lei condotte. Riconoscenti perché si capisce quanto questo evento sia importante per la memoria e l'identità della nostra città.
L'allestimento, infatti, ci presenta una pagina di storia molto interessante di cui in realtà si sa ben poco. Vincenzo Ragusa è un artista importante al quale non è stata dedicata molta attenzione se si pensa che questa è la prima volta che si mettono in mostra sue opere diversamente da quanto fatto in Giappone. Eppure tanto ha rappresentato in ambito artistico e culturale nella seconda metà dell'Ottocento ed è stato promotore dell'incontro fra le forme artistiche orientali e quelle occidentali. Quando il Giappone, dopo secoli di isolamento, iniziò ad aprirsi al mondo l'Italia raccolse l'invito di inviare a Tokyo degli artisti per far conoscere i modi dell'arte occidentale in Oriente. L'Accademia di Brera selezionò un architetto, un pittore e uno scultore, per la scultura venne scelto Vincenzo Ragusa che accettò con entusiasmo di partire e rimase in Giappone per sei anni dove contribuì alla fondazione della scuola Kobu Bijutsu Gekko e fece conoscere le tecniche della scultura occidentale.
A Tokyo accade qualcosa di imprevisto e gli sviluppi di questo avvenimento riguardano la nostra città da vicino, Vincenzo Ragusa incontra la giovane artista Otama Kiyohara che lo seguirà al suo ritorno a Palermo e con il quale collaborerà nel lavoro e condividerà la vita fino a sposarlo dopo aver ricevuto il battesimo e aver preso il nome Eleonora, da quel momento si firmerà sempre Otama Eleonora Ragusa.
Tornato a Palermo Vincenzo Ragusa nel 1884 apre a sue spese la scuola officina di arti orientali con annesso un museo, al suo interno la sezione femminile è diretta da Otama che si occupa dell'insegnamento della tecnica dell'acquarello e della ceramica, vi lavorano anche la sorella di Otama esperta ricamatrice e il marito laccatore. Quando il ministero riconosce la scuola come Istituto d'Arte Applicata all'Industria Ragusa è costretto a chiudere il museo e la sezione femminile e abolire gli insegnamenti orientali. Il museo avrebbe dovuto ospitare la collezione di più di 4000 oggetti acquistati durante la permanenza in Giappone, in realtà servirono a far fronte alle difficoltà economiche della scuola e furono venduti al museo Pigorini di Roma che si occupa delle culture extraeuropee e conserva la collezione Ragusa che tuttavia non è mostrata al pubblico. Il museo Pigorini conserva anche una serie di acquarelli di Otama, di cui alcuni presenti nella mostra, che documentano come dipingesse l'artista prima del suo incontro con l'arte occidentale dalla quale nel tempo rimase sempre più affascinata.
L'allestimento occupa numerose sale del palazzo Sant'Elia e ripercorre la storia di Vincenzo Ragusa e Otama Kiyohara protagonisti a Palermo del fenomeno del giapponismo, l'interesse per l'arte giapponese e per le atmosfere orientali che si diffuse in Europa e anche negli Stati Uniti negli ultimi decenni dell'Ottocento, la presenza di Otama nella nostra città per 51 anni ha determinato sicuramente un carattere di unicità a questa tendenza.
Da sottolineare anche, in tutti i suoi aspetti, il ruolo di promozione culturale che entrambi svolsero con la fondazione della scuola con una sezione femminile al suo interno, non è una cosa da poco nel contesto storico dell'epoca. La scuola nel tempo è diventata prima Istituto Statale d'Arte e adesso Liceo Artistico intitolato ai due artisti. La mostra dedica una sala ai lavori di Otama conservati tuttora nel museo dell'istituzione scolastica, tra cui una serie di disegni ad acquarello realizzati a Tokyo in cui sono rappresentati gli oggetti collezionati da Ragusa, interessanti perché fanno vedere come la giovane artista si esercitasse con le tecniche occidentali, il chiaroscuro e la prospettiva, che non sono presenti nei suoi primi disegni.
La mostra permette di poter seguire lo sviluppo dell'arte di Otama dal grafismo sintetico giapponese al naturalismo occidentale, la natura, i soggetti floreali e i paesaggi della nostra terra sono rappresentati nell'ambito di un rinnovamento delle forme e di una sperimentazione frutto anche di una esperienza di vita coraggiosa. Interessanti anche i soggetti religiosi, alcune madonne con bambino e s. Rosalia.
La mostra espone anche l'album fotografico donato a Vincenzo Ragusa dagli allievi della scuola Kobu di Tokyo dove insegnò, lavori di allieve di Otama e l'Armadio monumentale realizzato dalla Scuola per l'Esposizione Nazionale di Palermo del 1891-92.
Inoltre il fenomeno del giapponismo viene evocato dall'esposizione di pannelli, arredi, kimono e oggetti del periodo.
Un video, curato da Maria Muratore, illustra le opere di O’Tama e Vincenzo Ragusa.
Nella sezione "Artisti per O'tama" sono presenti: Gianni Gebbia con il video "O'Tama Monogatari" (2012), Fabrice de Nola con l'opera "Nymphaea" (2012), Antonio Giannusa con la video-installazione "La stanza di O'Tama" (2017).
Catalogo a cura di M. A. Spadaro con saggi di studiosi palermitani e giapponesi.
Allestimento: Carola Arrivas Bajardi
Grafica: Antonio Giannusa
Progetto merchandising: A.S.L. Studenti dell'IIS V. Ragusa e Otama Kiyohara - F. Parlatore di Palermo.
La mostra rimarrà aperta fino al 28 luglio 2017 con i seguenti orari:
Martedì - Venerdì 9:30-13:00; 15:30-18:30
Sabato - Domenica 10:00-13:00; 16:00-19:00