Una serata in compagnia per la presentazione del libro di Giovanna Augugliaro “Schizzi”

 

schizzi augugliaro 2

È stato presentato nei giorni scorsi a Palermo il libro di Giovanna Augugliaro “Schizzi”, edizioni Prova d’Autore. Nel cortile della parrocchia di Sant’Ernesto, alla presenza dell’autrice, sono stati letti alcuni brani dei suoi brevi racconti inframezzati da brani musicali.

Alla fine della piacevole serata abbiamo posto all’autrice alcune domande.

 

Tutti i racconti si snodano su uno schema quasi unico: il dialogo tra due persone. Perché questa scelta? Si tratta di una interpretazione della vita o è solo una decisone di carattere letterario?

Nella prima storia la solitudine iniziale del protagonista, un uomo vuoto e stanco, viene interrotta da una presenza che irrompe. Mot, cioè la parola, descritta come una donna bellissima, si impone mentre Silence si trascina stancamente. Ed è lei che lo seduce, toccandogli il cuore. Senza questa esperienza della bellezza, la vita è destinata ultimamente alla solitudine, al nulla. Per questo nei miei racconti il nucleo della vicenda viene presentato all’interno di un dialogo, che non è appena il dialogo tentato fra due coniugi in crisi, o di due amanti nel momento della svolta. Quando il dramma dell’esistenza si fa acuto, questo dialogo diventa implorazione, perché la bellezza venga a svelare il significato della vita che ci appare come un enigma incomprensibile.

I dialoghi si incentrano sempre tra due persone: un uomo e una donna. L’uomo tende a prevalere e la donna a soccombere; come mai? È questa la cifra dei rapporti umani?

Le donne del mio libro non soccombono affatto. Hanno il coraggio di cercare quello che il loro cuore desidera. Non si accontentano degli inganni ma cercano l’amore fedele e appassionato. E questo le rende tutt’altro che perdenti. Anche se l’autenticità raggiunta da parte delle protagoniste femminili fa tutt’uno con una conquista dolorosa della verità, come ha sottolineato acutamente il Prof. Francesco Bruni nella prefazione al testo, alla facciata che cela la debolezza e l’egoismo maschile la storia contrappone la forza femminile, capace di guardare la verità umana senza filtri mistificanti.

I dialoghi affrontano sempre dinamiche di crisi esistenziali e prevalentemente affettive. Perché la scelta di non contestualizzare tutto in un ambito materiale (luoghi, date, avvenimenti) o sociale (economica, politica, finanza).

I luoghi nei quali si svolgono le mie storie sono reali. Non c’è niente di inventato. Ad esempio la descrizione dell’ospedale Vittorio Emanuele di Catania è puntuale, precisa in ogni minimo dettaglio. Così anche quella del locale Nero Licuti. Come sono reali i personaggi e i drammi che vivono. Eppure l’idea iniziale era che chiunque potesse identificarsi con la vicenda descritta. Con il cuore della vicenda. Quindi non è importante dire esattamente il luogo o il tempo. Non a caso, molti, dopo avere letto il libro, mi hanno scritto che ho raccontato nel dettaglio la loro storia. Come è possibile se non ti conosco? Rispondo.

Quasi sempre i racconti si concludono non con una finale di tipo tradizionale, ma facendo intravvedere una possibilità, sempre poco delineata. Perché non terminano con una indicazione o opzione concreta e chiara?

In genere il finale è volutamente aperto. Come finisce la storia, quando non è una storia fasulla tutta inventata, ma c’è di mezzo l’anima, non lo sa nessuno. Il mio intento era mostrare una possibilità, la possibilità che Dio alla fine sveli tutti gli inganni, si mostri come la bellezza travolgente della Seduzione della parola. Lasciarsi sedurre dipende sempre dalla libertà. Ogni protagonista, e non parlo delle storie inventate, può sceglierla oppure no.

All’inizio è posta questa citazione: “Non si può mai sapere se Dio è presente in una storia prima che essa sia completamente terminata. Infatti se dovessero mancare anche solo due parole o addirittura la pausa che segue l’ultima parola del racconto, egli potrebbe arrivare”. Ma Dio non è mai nominato con nome e cognome, come possibile senso del racconto, tranne che in uno. Perché questa reticenza? Non è forse una possibilità da offrire al lettore?

Dio è sempre presente, in ogni storia, in ogni pagina. In mille modi tutti diversi. Non c’è nessun equivoco. I lettori lo hanno rintracciato in modo chiaro, come è evidente dalle recensioni che hanno scritto nel sito della casa editrice. Dio è la parola, il Verbo cristiano che svela gli inganni. È la chiave dell’enigma di ogni dramma umano. Il 25 dicembre è La chiave dell’enigma. Dio è la presenza che ci scuote dal nulla, de I conti della vita. È la casa, come Il luogo dove tutto è vero, in Domande senza risposta. È il vecchio contadino che non ha paura del lupo di notte, e che evita che tutto vada in rovina. È il cielo con le sue stelle che urlano la promessa dell’eterno, in Un mari vota. È domanda struggente dentro le circostanze, in Una vita amara. Ma si svela chiaramente proprio alla fine, quando dallo schizzo si passa al disegno completo. Dunque occorre solo attendere, senza stancarsi.

Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per offrire servizi in linea con le tue preferenze. Se non accetti le funzionalità del sito risulteranno limitate. Se vuoi saperne di più sui cookie leggi la nostra Cookie Policy.