Quando a inizio luglio abbiamo chiesto a Elisa Barraco, presidente della Cooperativa “Parsifal”, un appuntamento per raccontarci le attività socio assistenziali che svolgono con bambini e anziani, la risposta è stata: “Sì certo, ma ad agosto”. Il motivo ci è stato chiaro dopo. Le attività esterne si sarebbero concluse il 31 luglio e fino a quel momento bisognava dedicare tempo ed energie alla conclusione di tante iniziative messe in campo ormai da molti mesi.
Il primo agosto puntuali bussiamo alla porta di un appartamento al primo piano di Via Boccioni, 222. La prima impressione è quella di un trasloco in corso. Elisa e i suoi collaboratori sono alle prese con una gran quantità di scatoli ove riporre oggetti tra i più diversi: stoffe, cartoni, sagome, plastilina, penne, colori e matite di tutte le forme e tutti i tipi. Elisa col sorriso sulle labbra e il fiatone ci accoglie e precisa: “Possiamo parlare tutta la mattinata, non c’è fretta, salvo il fatto che dobbiamo mettere ordine in questo marasma, altrimenti tra un mese non potremo riprendere le attività”. Il marasma altro non è che la conclusione delle attività svolte durante l’anno, i c. d. laboratori che hanno visto insieme decine di bambini e anziani, uomini e donne, grandi e piccoli che il progetto “Social Domus” ha coinvolto in tantissime ore di attività svolte in quel luogo, ma anche fuori, in giro per la città.
La prima domanda è proprio su quell’appartamento, così apparentemente fuorimano, siamo quasi sotto Montepellegrino. “Questo appartamento - chiarisce subito – è un bene sottratto alla mafia che ci è stato affidato dal Comune di Palermo, a seguito di un bando a cui abbiamo partecipato, per svolgervi le attività previste dal progetto “Social Domus” .
Quindi voi non siete i titolari del progetto?
Una parte delle attività del nostro progetto, chiamato più precisamente “Social Domus - laboratori di valorizzazione di luoghi e persone” sono sostenute dalla Chiesa Valdese (Unione delle Chiese Metodiste e valdesi in Italia) ed è finanziato grazie ai fondi dell’Otto per mille dell’anno 2018.
Anche in questo caso abbiamo partecipato al bando che la Chiesa valdese ogni anno bandisce per sostenere con il suo Otto per mille iniziative di utilità sociale.
Abbiamo colto questa opportunità che si è presentata l’anno scorso e che sta dando grandi frutti innanzitutto nei confronti dei tanti giovani e meno giovani con cui siamo entrati in contatto.
E allora, quali sono le finalità dell’iniziativa?
Scopo del progetto, è la creazione di un luogo di accoglienza, di promozione ed educazione per i soggetti della città di Palermo, appartenenti alle cosiddette “fasce deboli” al fine di supportarli nello sviluppo delle competenze e delle potenzialità per renderli protagonisti di sé e dello sviluppo socio-culturale del territorio di riferimento.
Parliamo allora delle vostre attività. Che fate?
Premesso che noi mettiamo a frutto una decennale esperienza fatta fino ad oggi, alcune di queste attività previste dal progetto, come “La bottega dell’arte e del tempo libero”, “Insieme per un com…..pito” e “La bussola”; sono percorsi da realizzare in continuità agli stessi ad oggi attivi sul territorio grazie alla proficua collaborazione con le aziende e con le istituzioni scolastiche (scuole ed osservatori presenti nel territorio); altri nuovi, come “Parole in musica”, sono aggiuntivi a quelli già in essere, per arricchire le possibilità di sviluppo insite nei destinatari.
Nel periodo scolastico offriamo un’attività di doposcuola bisettimanale e percorsi di potenziamento delle competenze di base, un appuntamento settimanale dedicato ai disabili e uno agli anziani. Nel corso dell’anno abbiamo incontrato tanti ragazzi in alternanza scuola lavoro e giovani alla ricerca di lavoro, con loro abbiamo attivato e condiviso percorsi di orientamento. Nel periodo estivo, nell’ ambito di questo progetto, abbiamo continuato le attività con bambini e anziani, iniziando il laboratorio musicale “Parole in musica” rivolto anche ai ragazzi disabili.
Chi sono i destinatari?
Il progetto è rivolto ad un’ampia fascia di età e tipologia di destinatari; nello specifico le diverse azioni coinvolgono: minori tra gli 8 e i 17 anni con disabilità psichica; giovani tra i 18 e i 25 anni di età con disabilità psichica; minori drop out e/o a rischio di dispersione scolastica; giovani NEET (not in employment, education or training) tra i 15 e i 29 anni che non sono iscritti a scuola o all’università, che non lavorano e non frequentano corsi di aggiornamento e formazione professionale; anziani del territorio.
Ma non pensate di avere messo insieme troppa gente e molto diversa tra loro?
Questa obiezione è l’originalità del progetto. I genitori che vengono ad accompagnare o prelevare i ragazzi sono colpiti proprio dal modo in cui, magari solo per specifiche attività, mettiamo insieme giovani e meno giovani. Il punto nevralgico del progetto è proprio la condivisione e la cura reciproca che giovani e meno giovani, famiglie, bambini e giovani con disabilità hanno vicendevolmente. Per noi la “comunità educante” spesso citata in molti bandi, prende forma a partire da piccole comunità come la nostra dove ognuno possa sentirsi a casa e possa mettere a frutto le proprie risorse.
E li portate insieme anche per la città?
Questo è forse l’aspetto più bello e interessante. Poiché il progetto prevede proprio una forma di riappropriazione della città, iniziamo intanto coll’utilizzo dei mezzi pubblici, esperienza che soprattutto tanti ragazzi non fanno abitualmente. Quando poi ci rechiamo in un qualunque luogo per svolgere una “visita guidata” scatta una forma di comunicazione degli anziani verso i giovani che ci sorprende sempre. Gli anziani vogliono comunicare la propria esperienza e spesso i giovani preferiscono ascoltare loro piuttosto che gli esperti che noi abbiamo coinvolto.
Ma fate solo attività culturali?
Assolutamente no! Portare questi bambini a mare, in questo caso senza anziani, è sempre una cosa sconvolgente. In questo caso sono i ragazzi più grandi ad aiutare i piccoli. Molti ragazzi riescono ad andare poche volte al mare poiché i genitori svolgono lavori molto impegnativi.
E i genitori?
Sono i nostri più fedeli alleati e sostenitori. Fanno di tutto per accompagnare con puntualità i figli sia in questa sede, che certo non è in centro, che in città quando stiamo fuori. Ma soprattutto cercano di collaborare in tutti i modi, a partire dalle festicciole che facciamo che agli incontri che provochiamo, come ho detto prima.
E per il futuro?
Il progetto è solo al primo anno. Abbiamo tante idee in testa. L’anno prossimo vorremmo coinvolgere i ragazzi in esperienze di solidarietà. La città ne è piena. Bisogna trovare il modo per coinvolgerli a partire dalle loro disponibilità e competenze. Sarà la sfida dell’anno prossimo. Sappiamo già per averlo accennato che sono molto desiderosi di aiutare gli altri. Lo fanno già tra loro. Un salto di qualità aiuterebbe tutti, soprattutto in un momento in cui sembra che in questo Paese l’egoismo e l’interesse personale debbano prevalere.
E la Chiesa Valdese?
Siamo grati per l’opportunità che ci ha offerto. Tante delle iniziative e delle idee le condividiamo innanzitutto con loro e poi insieme stiamo percorrendo una strada che non sappiamo dove ci condurrà.
Ma le vostre vacanze?
Inizieranno ad agosto inoltrato quando avremo rimesso ordine in queste stanze. Saranno vacanze di lavoro perché il pensiero sarà sempre a quelli che abbiamo incontrato e a quelli che incontreremo. Certo anche noi andremo a mare con i nostri familiari, ma forse