A 105 anni dalla nascita dello scultore è stato pubblicato dalla casa editrice Plumelia il libro Alessandro Manzo Un artista da scoprire ultimo lavoro della storica dell’arte Maria Antonietta Spadaro che con la sua ricerca, avviata per l’input di Riccardo Manzo figlio dell’artista, dà un contributo notevole alla conoscenza di un Maestro le cui opere hanno varcato i confini della nostra città e hanno avuto molteplici riconoscimenti, ma un po’ troppo dimenticato nel panorama artistico e culturale di Palermo.
Il volume è stato presentato per la prima volta nella ricorrenza del suo compleanno il 24 ottobre nell’Aula Magna del Liceo Artistico Vincenzo Ragusa e Otama Kiyohara (nella foto un momento della manifestazione).
La scelta del luogo, come ha ricordato la Dirigente della scuola G. Attinasi, non è stata casuale perché Manzo è stato allievo e poi docente di discipline plastiche dal 1942 al 1977 all’Istituto Statale d’Arte che in anni recenti è stato intitolato al suo fondatore e alla moglie, l’artista giapponese che contribuì allo sviluppo della scuola e a cui la stessa M. A. Spadaro ha dedicato nel 2017 la cura dell’allestimento della mostra O’Tama e Vincenzo Ragusa Un ponte tra Tokyo e Palermo a Palazzo Sant'Elia. Inoltre il museo della scuola conserva alcune sue opere notevoli, tra queste un crocifisso ligneo e un San Cristoforo, un rilievo in fusione di ferro, e la Coppa delle Sirene realizzata in fusione di ferro nei laboratori della scuola su disegno del giovane artista.
Certo il museo, come ha sottolineato la Dirigente, è il luogo della conservazione ma anche della memoria e ha proprio la funzione di strappare all’oblio chi ha avuto una parte fondamentale nella storia della cultura e restituirlo alla memoria collettiva.
Forse la dimenticanza, in questo caso, è dovuta anche all’estrema riservatezza dell'artista che ha lavorato in solitudine e rifiutava gli aspetti esteriori della mondanità, non amava apparire e la virtù dell’umiltà lo caratterizzava, non a caso si era avvicinato alla figura di San Francesco come modello di vita e oggetto di rappresentazione.
E numerose sono le opere di carattere sacro presenti nelle chiese di Palermo e di altre città, c’è nella sua produzione il tentativo di esprimere il desiderio di infinito proprio dell’uomo come dice lui stesso in un suo appunto: “Nelle mie figure a volte dure taglienti, a volte morbide, cerco, nel serrato gioco dei volumi nella loro cadenza e negli schiacciamento sintetici, di esprimere il dramma dell’uomo moderno, la sua solitudine, le sue contraddizioni e, nello stesso tempo, l'ansia di divino come per mondare l’uomo dalle sue inevitabili cadute”.
Per la Prof. Giuliana Guarrata, referente del museo della scuola, è proprio nel tentativo di esprimere la drammaticità dell’uomo moderno che sta l’aspirazione artistica di Manzo che si può indicare in termini di vocazione, è un discorso aperto quello dell'artista, come inconclusa è sempre la ricerca dell’uomo, “Manzo si esprime attraverso il legno, il metallo, il marmo, l’arenaria, sperimenta dalla analisi alla sintesi e la bellezza è nella indeterminatezza delle forme, nella non definizione, nell’incompiutezza”.
Per Maria Antonietta Spadaro nell'opera del Maestro ricerca del sacro e rivelazione della dimensione umana sono elementi di un rapporto indissolubile, ne è prova la ricca iconografia del volto umano e la particolare riflessione dell’artista sul tema del crocifisso e le numerose rappresentazioni della Via Crucis ma le parole di Manzo ritrovate in un altro suo appunto ce lo dicono espressamente: “In ogni mia opera si adombra il Cristo. L’uomo colto nel suo dolore che è in fondo la sua necessaria catarsi di perfezione, che lo identifica in Cristo“.
Il volume non può ovviamente essere esaustivo dell'opera di questo artista, tuttavia offre l’esito di una ricerca appassionata che ci restituisce e fa conoscere un artista completo che ha utilizzato molteplici linguaggi espressivi, scultura, pittura, grafica, confrontandosi con le esperienze figurative più aggiornate del suo tempo.
Ma addentrandosi nelle pagine del libro impreziosito dalla grafica cover di Antonio Giannusa e dal suo ricco apparato iconografico ci viene incontro non solo l’artista ma un uomo dalla grande personalità, volutamente schivo ma capace di esprimere la drammaticità della condizione umana a partire da una indagine interiore profonda.
Un ultimo aspetto non si deve dimenticare, è stato un docente nella scuola che lo aveva visto allievo e di cui aveva rifiutato la direzione per rimanere non solo ad insegnare le tecniche della scultura ma per educare arricchito lui stesso dall’incontro con i giovani come testimoniano ancor a distanza di decenni i suoi ex allievi e come dice lui stesso in un altro appunto: “Incontrare i giovani pieni di fervore creativo è come ritornare giovani e come togliersi di dosso, d’un colpo, tutte le amarezze accumulate nella vita”. Anche per questo è stato naturale che un libro a lui dedicato venisse presentato nella scuola a cui lui ha dato tanto.
Come scrive Maria Antonietta Spadaro nella prefazione “questo studio si inserisce in quelle linee di ricerca volte a sottrarre dall’oblio figure ed episodi di questo territorio troppo facilmente dimenticati”. Non possiamo che essere grati a chi dedica la sua fatica alla ricerca che è essenziale per far conoscere il nostro patrimonio artistico e culturale e contribuire alla valorizzazione del nostro territorio talmente ricco che ancora ha da offrire aspetti inediti perché caduti nella dimenticanza.
Prossima presentazione mercoledì 14 novembre 2018 ore 17.00 presso la Biblioteca Centrale della Regione Siciliana “Alberto Bombace” Sala Consultazione, via Vittorio Emanuele 429.
Intervengono Carlo Pastena (Direttore della Biblioteca) e Gaetano Bongiovanni (Storico dell’arte). Sarà presente l’autrice.