(29 novembre 2013) – Si terrà tra novembre 2013 e febbraio 2014, presso l’Aula 2 Polididattico dell’Università degli Studi Palermo (Edificio 19 - Viale delle Scienze), il ciclo di incontri di studio “Letture e riletture sulla Sicilia e sul Meridione”.
Lectures Novembre 2013 - Febbraio 2014
Venerdì 29 novembre - h.17.00
Marcello Benfante, Panormus urbs ferox. La città irredimibile tra paradigmi e retoriche
Venerdì 13 dicembre - h.17.00
Salvatore Lupo rilegge: Leopoldo Franchetti, Condizioni politiche amministrative della Sicilia, 1877
Giovedì 19 dicembre - h.17.00
Nino Blando rilegge: Salvatore Lupo, Storia della mafia. Dalle origini ai nostri giorni, Donzelli, Roma, 1994
Giovedì 16 gennaio 2014 - h.17.00
Fabio Massimo Lo Verde rilegge: W. E. Muhlmann, R. J. Llaryora, Clientelismo e potere: un’indagine sulla Sicilia, Guida, Napoli, 1982
Giovedì 23 gennaio 2014 - h.17.00
Salvatore Costantino rilegge: E. Hytten e M. Marchioni, Industrializzazione senza sviluppo. Gela: una storia meridionale, Franco Angeli, Milano, 1970
Giovedì 6 febbraio 2014 - h.17.00
Nuccio Vara rilegge: Franco Cassano, Il pensiero meridiano, Laterza, Roma-Bari, 1996
Mercoledì 12 febbraio 2014 - h.17.00
Francesco Asso, La crisi e le opportunità di sviluppo per l'economia siciliana
Venerdì 21 febbraio 2014 - h.17.00
Alessandro Bellavista, Politica e amministrazione in Sicilia
Dalla brochure: «Tra letture e «riletture», valorizzazione delle ricerche, ricapitolazioni e nuove interpretazioni, il ciclo di lectures, proverà a tracciare nuovi percorsi d’analisi, di formazione che ci si augura possano essere utili per eventuali indicazioni di policy. Bisognerà, dunque, ritenere, sulla base della tipizzazione giuridico-sociologica di Santi Romano, che la struttura organizzativa della mafia (secondo Romano quasi analoga a quella dello Stato), si è dimostrata storicamente più efficace di quella dello Stato, nel riprodurre una propria subcultura? È comunque un dato di fatto che processi di ibridazione sociale operati dal sistema di potere mafioso agiscono sugli orizzonti di valore spingendo l’orientamento dell’azione verso disvalori anti sociali, come quelli che connotano i codici della subcultura della violenza, del capitale sociale negativo. Ciò ha reso e rende particolarmente difficile la destrutturazione di questi disvalori, soprattutto in mancanza di una convergenza efficace e sistematica tra le conoscenze delle cause e degli ostacoli che hanno caratterizzato il mancato sviluppo meridionale e le concrete politiche e strategie realizzate: un’immane spreco di risorse. Un processo positivo di questo tipo potrà essere incentivato se ci si sforzerà di capire meglio il presente, gli aspetti che ne caratterizzano le connotazioni culturali e comportamentali, i mutamenti in alcuni casi «antropologici» che si sono determinati nella cultura del Mezzogiorno e dell’intero paese. […] È importante dunque interrogarsi sulla genesi, sulla diffusione e sulla permanenza di categorie subculturali che continuano a prodursi e iprodursi in assenza di politiche integrate sino a costituire parti di una modalità dell’esistenza culturale che ha plasmato il divenire siciliano. E allora è forse il caso, al di là di paradigmi astratti o totalizzanti, dei luoghi comuni, dei pregiudizi, delle aberranti concezioni pseudo-antropologiche, riproporsi, senza pregiudizi, la domanda che già nel 1945 si poneva Sebastiano Aglianò in un agile e acuto volumetto dal significativo titolo: Che cos’è questa Sicilia?»