Il Centro Culturale “Il Sentiero”, con la collaborazione del giornale online “Sicily Present”, nell’ambito dell’Anno della Fede organizza una visita guidata al Museo Diocesano di Monreale (Via Arcivescovado n. 2).
La visita guidata si svolgerà domenica 20 ottobre 2013 con inizio alle ore 15,45.
Informazioni e prenotazioni obbligatorie secondo le modalità indicate in locandina.
(16 ottobre 2013) – Il Museo Diocesano di Monreale è stato inaugurato da S.E. Mons. Di Cristina il 13 aprile 2011. Si è così concluso un lungo iter che ha visto i diversi arcivescovi della diocesi – Mons. Cassisa, Mons. Vigo e Mons. Naro – spendersi assiduamente per la creazione di un museo che rappresentasse degnamente la storia e la presenza della chiesa monrealese.
La nascita di un nuovo museo diocesano è un fatto estremamente rilevante, in quanto queste strutture museali non hanno come scopo solo l’appropriata esposizione di opere d’arte in spazi architettonici adeguati.
I musei diocesani, infatti, sono stati istituiti da papa Pio XI alla fine del XIX secolo come musei d’arte legati al culto, con il compito di salvaguardare dalla dispersione e dall’incuria opere d’arte provenienti da chiese, oratori, conventi dell’intero territorio di una diocesi.
“Un museo ecclesiastico si radica sul territorio, è direttamente collegato all’azione della Chiesa ed è il riscontro visibile della sua memoria storica. […] Un museo ecclesiastico non è neppure il Mouseion, nel senso etimologico del termine…, ma è l’edificio nel quale si custodisce il patrimonio storico-artistico della Chiesa. Infatti anche se tanti manufatti non svolgono più una specifica funzione ecclesiale, essi continuano a trasmettere un messaggio che le comunità cristiane viventi in epoche lontane hanno voluto consegnare alle successive generazioni” (Lettera circolare sulla funzione dei Musei ecclesiastici, 5 agosto 2001).
Così all’interno del Museo Diocesano troviamo opere delle cosiddette arti maggiori – pittura e scultura – affiancate da oggetti di quel raffinatissimo artigianato legato al culto – ostensori, paliotti, leggii, reliquiari – che in Sicilia tocca livelli straordinari di bellezza formale e di valenza di contenuto. Veniamo invitati a considerare sia la varietà della committenza, ora di ordini religiosi, ora di fedeli devoti ora di compagnie e confraternite, sia la presenza degli artisti che hanno maggiormente segnato l’evoluzione dell’arte sacra.
“Il Museo Diocesano di Monreale si propone perciò come luogo deputato a documentare visibilmente, attraverso la valorizzazione di detti manufatti, i percorsi lungo i quali la chiesa monrealese ha manifestato nei secoli passati il proprio culto, la catechesi e la carità, e ad evidenziare nel contempo l’inculturazione della propria fede e la propria partecipazione all’evoluzione artistica e culturale del territorio. In questo senso esso si avverte profondamente radicato nel territorio suo proprio, del quale, nel modo ad esso specifico, intende illustrare la storia, senza tuttavia rinunciare alla prerogativa ecclesiale che gli compete di essere strumento della crescita nella fede, a pieno titolo inserito nelle attività pastorali dell’Arcidiocesi” (Decreto istitutivo del Museo Diocesano di Monreale, 6 gennaio 2010).
È questa, a parer nostro, la peculiarità che oggi ci interessa recuperare attraverso la visita del Museo di Monreale. Tale museo non viene progettato come semplice contenitore di opere ormai “mummificate” e cristallizzate in una collocazione che ne valorizzi solo l’aspetto estetico, e nemmeno come luogo in cui arroccare e difendere una cultura cristiana “morta” ed estranea al contesto della società, dell’arte e della storia, da rievocare nostalgicamente. Al contrario, esso vuole mettere in mostra le opere dell’arte sacra nel loro complesso, come testimonianza di una tradizione radicata nella vita del popolo cristiano, i cui frutti si rendono evidenti ancora oggi, e la cui funzione pastorale e catechetica è viva e vitale.
Il Museo, ospitato in alcune sale del Palazzo Arcivescovile, si articola su un percorso storico incentrato soprattutto sulla committenza arcivescovile. Nel percorso è privilegiata la progressione cronologica dei manufatti provenienti da diverse parti della Diocesi, per quanto consentito dalla realtà degli spazi espositivi.
Il primo ambiente che si offre al visitatore è la grande cappella di San Placido, dove sono esposte alcune grandi pale d’altare, e il grandioso arazzo raffigurante il celebre tema del Sogno di Guglielmo.
Al primo piano due sale ospitano le opere più antiche della Diocesi, a partire dal periodo normanno sino al Cinquecento. Da queste due sale è possibile avere uno spettacolare punto d’osservazione verso i mosaici del Duomo e verso le tarsie delle absidi.
Al secondo piano l’allestimento museale propone un percorso che sviluppa, attraverso parati e suppellettili commissionati dagli Arcivescovi, la storia della Diocesi. La sala si affaccia sul chiostro benedettino regalando al visitatore una singolare veduta dall’alto.
Un posto a parte occupano le opere donate al Museo da Salvatore Renda Pitti, che mantengono l’omogeneità originaria della collezione. Ancora al secondo piano, in un ambiente a parte, è allocata una sezione etnoantropologica che raggruppa significative opere di carattere devozionale.
Opere votive e devozionali testimoniano di una fede che dalla sfera privata passa ad esprimersi in una dimensione pubblica, affrontando i temi più urgenti per l’uomo, quali la malattia e la morte.
L’ex voto è una delle più caratteristiche sopravvivenze lasciate in Sicilia dai Greci; il dono votivo suggella la fede, paga la promessa fatta alla Madonna o a un Santo protettore nell’istante supremo di una sventura, libera il devoto dal debito contratto e comunica l’accaduto divenendo testimonianza di fede.
Fa parte dell’itinerario espositivo, legata alla sezione della committenza vescovile, la cappella del Crocifisso nel Duomo di Monreale, commissionata dall’Arcivescovo Giovanni Roano, alla guida della Diocesi dal 1673 al 1703. Rivalutando quello scrigno già prezioso che è la cappella barocca, vi rimangono esposte tutte insieme le opere d’arte commissionate dall’alto prelato spagnolo, mantenute in tal modo nell’originario luogo per cui sono state realizzate.
La fede, la storia, l’arte: la tradizione delle arti figurative in Sicilia è la tradizione del popolo, che nella bellezza delle immagini rispecchia lo splendore della Verità.
Come scriveva il cardinale Ratzinger nel 2002: “La bellezza ferisce, ma proprio così essa richiama l’uomo al suo destino ultimo. […] Ammirare le icone, e in generale i grandi quadri dell’arte cristiana, ci conduce per una via interiore, una via del superamento di sé e quindi, in questa purificazione dello sguardo, che è una purificazione del cuore, ci rivela la bellezza, o almeno un raggio di essa. Proprio così essa ci pone in rapporto con la forza della verità” (La Bellezza, Messaggio per la XXII edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli).