(5 gennaio 2014) – Dicembre è anche il mese dei calendari. La fantasia dell’uomo in ogni tempo si è sbizzarrita per associare alla sua funzione primaria, quella del computo del tempo, anche un’altra, più attenta alla bellezza estetica. Da ultimo in piena società industriale si è aggiunta quella legata alla pubblicità, che sembra in questi anni aver prevalso su tutte le altre. Ma tutti i calendari, tranne quelli perenni, hanno una fine segnata: sono destinati a concludere i propri giorni in coincidenza della fine dell’anno.
Il libro-calendario 2014 di Russia Cristiana edito dalla Fondazione Russia Cristiana, ha capovolto questa tradizionale impostazione. Mentre, come gli altri, conserva le pagine per calcolare il passare del tempo, aggiunge una illustrazione di indubbie bellezze artistiche, legate all’arte delle icone di tradizione orientale, trasformandosi a fine anno in un libro che racconta e spiega la storia e le foto in esso riprodotte.
Il tema prescelto quest'anno è «Bisanzio e i Balcani». Nel solco di una tradizione che si arricchisce ogni anno di nuovi contenuti artistici e storici, il calendario 2014 propone l’incontro con l’arte bizantina dei Balcani, attraverso una panoramica degli splendidi affreschi e delle icone che ancora oggi si possono ammirare nelle chiese e nei musei di Serbia, Kosovo e Macedonia. L’ampio testo monografico e le 24 tavole a colori ripercorrono il ciclo dell’anno liturgico offrendo nel contempo immagini dei santi e delle feste più care alla tradizione religiosa degli Slavi meridionali, testimoniando la mirabile sintesi artistica espressa da tale cultura. I testi sono di Anna Zacharova, bizantinista russa, professore associato di Storia dell’Arte presso la cattedra di Storia dell’Arte dell’Università Statale di Mosca, e docente di Arte bizantina all’Istituto Statale di Critica d’Arte.
Il centro culturale di Palermo “Il Sentiero” ha colto anche quest’anno questa opportunità per una sua qualificata presentazione e illustrazione, lunedì 30 dicembre 2013 nella splendida cornice di palazzo Bonocore, in piazza Pretoria, a conclusione della quale soci e invitati hanno brindato al nuovo hanno e si sono dati appuntamento per il prime iniziative già in cantiere per il 2014.
Attraverso la visone di numerose immagini tratte dal calendario, ma anche dei luoghi cui esso fa riferimento, la professoressa Rita Martorana Tusa, docente di storia dell’arte, e Giovanni Caronia, appassionato iconografo palermitano, hanno descritto le immagini più significative riportate nello stesso contestualizzandole col periodo storico in cui furono prodotte, evidenziandone la matrice religiosa, frutto della esperienza cattolica ortodossa espressione di quei popoli, facendo cogliere il rapporto che lega quella tradizione artistica e culturale alla nostra.
Sono stati così portati all’attenzione dei presenti figure molto significative di santi, monaci, re ed eroi dei Balcani che hanno lasciato una segno intangibile in tutti quei territori, soprattutto attraverso la costruzione di numerosi monasteri, segno di una devozione e una religiosità popolare che permane viva anche ai nostri giorni.
I presenti hanno potuto conoscere così la storia di Clemente e Naum, i santi più venerati in Macedonia. Negli affreschi sono sempre collocati al posto d’onore, e ad essi sono dedicate moltissime chiese. Da essi, e dallo spirito di Cirillo e Metodio, sorge la dimensione “ecumenica” delle identità religiose e nazionali degli slavi balcanici.
E poi quella di Stefano Nemanja, considerato il padre della nazione serba, perché riunì in un solo Stato le diverse entità slave del Balcani. Molto singolare e appassionante la sua vita: l’umile Stefano non amava accumulare beni terreni, ma piuttosto beneficiare con ingenti donazioni la sua nazione e tutto il mondo cristiano. Abdicò al trono all’età di 82 anni, per entrare nel monastero di Studenica da lui stesso fondato, il 25 marzo 1196, assumendo il nome di Simeone. Il medesimo giorno ricevette la tonsura sua moglie Anna, che si ritirò nel monastero della Santissima Vergine Maria a Kursumlija, col nome di Anastasia. Prima di abdicare egli designò il secondogenito Stefano quale suo successore, e dopo soli diciotto mesi a Studenica fu invitato dal figlio minore, il monaco Saba, a raggiungerlo sul monte Athos. Ben presto Saba e Simeone iniziarono a coltivare il sogno di donare alla nazione serba un centro spirituale, che si concretizzò nella rifioritura del decadente monastero di Chilandari. Nel 1199 fu pronta la nuova chiesa, ma il 7 febbraio 1200 il vecchio Simeone si ammalò e dopo soli sei giorni si spense nella venerazione generale. Le sue spoglie mortali furono collocate in una cripta nella chiesa principale di Chilandari e subito il suo corpo, oltre a dare segni di incorruttibilità, iniziò ad emanare un soave profumo (detto “Myron”), che gli valse l’appellativo di “Simeone il Mirovlita” com’è solitamente conosciuto nel mondo orientale. La moglie Anna-Anastasia morì il 21 giugno seguente. Sulla vecchia pietra tombale, a Chilandari, crebbe un’enorme vite, i cui tralci e grappoli sino ad oggi hanno operato miracoli, specialmente in favore di coppie vittime di sterilità.
(5 gennaio 2014) – Dicembre è anche il mese dei calendari. La fantasia dell’uomo in ogni tempo si è sbizzarrita per associare alla sua funzione primaria, quella del computo del tempo, anche un’altra, più attenta alla bellezza estetica. Da ultimo in piena società industriale si è aggiunta quella legata alla pubblicità, che sembra in questi anni aver prevalso su tutte le altre. Ma tutti i calendari, tranne quelli perenni, hanno una fine segnata: sono destinati a concludere i propri giorni in coincidenza della fine dell’anno.
Il libro-calendario 2014 di Russia Cristiana edito dalla Fondazione Russia Cristiana, ha capovolto questa tradizionale impostazione. Mentre, come gli altri, conserva le pagine per calcolare il passare del tempo, aggiunge una illustrazione di indubbie bellezze artistiche, legate all’arte delle icone di tradizione orientale, trasformandosi a fine anno in un libro che racconta e spiega la storia e le foto in esso riprodotte.
Il tema prescelto quest'anno è «Bisanzio e i Balcani». Nel solco di una tradizione che si arricchisce ogni anno di nuovi contenuti artistici e storici, il calendario 2014 propone l’incontro con l’arte bizantina dei Balcani, attraverso una panoramica degli splendidi affreschi e delle icone che ancora oggi si possono ammirare nelle chiese e nei musei di Serbia, Kosovo e Macedonia. L’ampio testo monografico e le 24 tavole a colori ripercorrono il ciclo dell’anno liturgico offrendo nel contempo immagini dei santi e delle feste più care alla tradizione religiosa degli Slavi meridionali, testimoniando la mirabile sintesi artistica espressa da tale cultura. I testi sono di Anna Zacharova, bizantinista russa, professore associato di Storia dell’Arte presso la cattedra di Storia dell’Arte dell’Università Statale di Mosca, e docente di Arte bizantina all’Istituto Statale di Critica d’Arte.
Il centro culturale di Palermo “Il Sentiero” ha colto anche quest’anno questa opportunità per una sua qualificata presentazione e illustrazione, lunedì 30 dicembre 2013 nella splendida cornice di palazzo Bonocore, in piazza Pretoria, a conclusione della quale soci e invitati hanno brindato al nuovo hanno e si sono dati appuntamento per il prime iniziative già in cantiere per il 2014.
Attraverso la visone di numerose immagini tratte dal calendario, ma anche dei luoghi cui esso fa riferimento, la professoressa Rita Martorana Tusa, docente di storia dell’arte, e Giovanni Caronia, appassionato iconografo palermitano, hanno descritto le immagini più significative riportate nello stesso contestualizzandole col periodo storico in cui furono prodotte, evidenziandone la matrice religiosa, frutto della esperienza cattolica ortodossa espressione di quei popoli, facendo cogliere il rapporto che lega quella tradizione artistica e culturale alla nostra.
Sono stati così portati all’attenzione dei presenti figure molto significative di santi, monaci, re ed eroi dei Balcani che hanno lasciato una segno intangibile in tutti quei territori, soprattutto attraverso la costruzione di numerosi monasteri, segno di una devozione e una religiosità popolare che permane viva anche ai nostri giorni.
I presenti hanno potuto conoscere così la storia di Clemente e Naum, i santi più venerati in Macedonia. Negli affreschi sono sempre collocati al posto d’onore, e ad essi sono dedicate moltissime chiese. Da essi, e dallo spirito di Cirillo e Metodio, sorge la dimensione “ecumenica” delle identità religiose e nazionali degli slavi balcanici.
E poi quella di Stefano Nemanja, considerato il padre della nazione serba, perché riunì in un solo Stato le diverse entità slave del Balcani. Molto singolare e appassionante la sua vita: l’umile Stefano non amava accumulare beni terreni, ma piuttosto beneficiare con ingenti donazioni la sua nazione e tutto il mondo cristiano. Abdicò al trono all’età di 82 anni, per entrare nel monastero di Studenica da lui stesso fondato, il 25 marzo 1196, assumendo il nome di Simeone. Il medesimo giorno ricevette la tonsura sua moglie Anna, che si ritirò nel monastero della Santissima Vergine Maria a Kursumlija, col nome di Anastasia. Prima di abdicare egli designò il secondogenito Stefano quale suo successore, e dopo soli diciotto mesi a Studenica fu invitato dal figlio minore, il monaco Saba, a raggiungerlo sul monte Athos. Ben presto Saba e Simeone iniziarono a coltivare il sogno di donare alla nazione serba un centro spirituale, che si concretizzò nella rifioritura del decadente monastero di Chilandari. Nel 1199 fu pronta la nuova chiesa, ma il 7 febbraio 1200 il vecchio Simeone si ammalò e dopo soli sei giorni si spense nella venerazione generale. Le sue spoglie mortali furono collocate in una cripta nella chiesa principale di Chilandari e subito il suo corpo, oltre a dare segni di incorruttibilità, iniziò ad emanare un soave profumo (detto “Myron”), che gli valse l’appellativo di “Simeone il Mirovlita” com’è solitamente conosciuto nel mondo orientale. La moglie Anna-Anastasia morì il 21 giugno seguente. Sulla vecchia pietra tombale, a Chilandari, crebbe un’enorme vite, i cui tralci e grappoli sino ad oggi hanno operato miracoli, specialmente in favore di coppie vittime di sterilità.
Tra i monumenti segno e testimonianza della vita del popolo serbo, in “Bisanzio e i Balcani” particolare attenzione è stata dedicata alla Chiesa del monastero dell’Ascensione, Mileševo fondato nel 1218-19. Nel 1236 il re Vladislav vi trasferì le spoglie dello zio san Saba, morto sulla via del ritorno da un pellegrinaggio in Terra santa. La chiesa, dedicata all'Assunzione di Maria possiede un esonartece ed un narcete, e ha una grande abside centrale affiancata da due minori laterali. All'interno tutte le pareti sono affrescate. Nel nartece, dove era posta la tomba di San Saba, è ritratto lo stesso santo, affiancato dai membri della famiglia Nemanjić (Stefanoa Nemanja) come San Simeone, (Stefano Prvovencani, Stefano Vladislav, Stefano Radoslav) e dall'imperatore Costantino, primo sovrano cristiano. I membri della casa reale sono ritratti in piedi e affiancati secondo un'iconografia tipica dei santi. Questo testimonia ancora una volta l'aspetto sacrale della famiglia regnante e il culto che il popolo le tributava. Nel registro superiore sono rappresentate scene della vita terrena di Cristo, tra cui quella della Apparizione dell’angelo alle pie donne. L’Angelo bianco del monastero di Mileševo appartiene alle più famose immagini-simbolo della fede nella salvezza e nella resurrezione esistenti in Serbia.
Un’altra illustrazione particolarmente significativa che lega l’arte dei Balcani a quella italiana è data dall’affresco del Compianto di Cristo morto del 1164, posta nella Chiesa di San Pantelemone, Nerezi.
L’eredità di Bisanzio si trasmette comunque anche agli artisti italiani, soprattutto per quanto attiene il repertorio iconografico a cui essi possono attingere. È evidente la discendenza da modelli bizantini dell’analogo soggetto dipinto da Giotto, anche se è ovvio che Giotto non fu mai in Serbia, certamente ebbe come riferimento icone bizantine.
Anche se di Giotto si sottolinea il distacco dirompente dalla tradizione figurativa bizantina, la posizione delle figure è pressoché identica, e anche la presenza degli angeli in cielo rivela il debito del pittore italiano verso Bisanzio.
Mentre però nell’affresco la composizione tende a un equilibrio e a un bilanciamento dei pesi e delle masse di matrice ancora classica, Giotto, semplicemente invertendo la direzione del crinale montuoso crea un effetto dinamico finalizzato allo sviluppo della narrazione fino ad allora sconosciuto.
Per ultimo anche per rendere omaggio al clima natalizio è stata illustrata la Sinassi della Madre di Dio un affresco del 1294-95, posto nella Chiesa della Madre di Dio Peribletos, Ochrid: un’immagine che allude al Natale in una maniera che per noi occidentali è del tutto nuova.
Gli affreschi di questa chiesa rappresentano un complesso programma iconografico; oltre ai tradizionali soggetti troviamo un ricco ciclo delle storie della Madre di Dio, che uniscono le vicende della sua nascita e infanzia agli avvenimenti dei suoi ultimi giorni terreni. Particolari sono in questo ciclo i soggetti “archetipici”, nati da interpretazioni teologiche che mettono in rapporto Antico e Nuovo Testamento, i riti liturgici e la Sacra Scrittura. Questa dipendenza della raffigurazione dal testo diventa un elemento distintivo del Rinascimento paleologo e continuerà a rimanere una caratteristica della pittura in Serbia e Macedonia.
Un soggetto frutto di questa ispirazione letteraria e liturgica è l’illustrazione del testo della stichirà di Natale, un inno liturgico della chiesa orientale. L’inno recita: «Che cosa ti offriremo o Cristo, che per noi ti sei fatto uomo sulla terra? Ogni creatura da te plasmata ti offre qualcosa per renderti grazie: gli angeli ti offrono il canto, i cieli ti offrono la stella, i magi presentano doni, i pastori il loro ingenuo stupore, la terra prepara una grotta, il deserto, invece, una greppia. E noi ti offriamo una Madre vergine…».
Così, attraverso simboli e allegorie, trova espressione figurativa l’esultanza e la gratitudine del creato nei confronti del Creatore, venuto nel mondo per salvarlo.
E per concludere con Dostoievskij: la bellezza salverà il mondo.