La cucina della tradizione siciliana è percorsa dal ciavuru d’intrecciate dominazioni. In questa terra assolata nel mezzo di tre mari, greci, saraceni, normanni, spagnoli, borboni e francesi ficiru, a loro agio, li comodi so’. Il titolo, curiusu per una rubrica di cucina, anela alla raffinatezza dei francesi, mutuato dalla sostanza dei siciliani. "Scorza d’arancia" è un foodblog e un libro di ricette scritto, curato e fotografato da Claudia Magistro, architetto paesaggista che in cucina ha ritrovato il suo giardino, tra erbe aromatiche e spezie che solleticano il naso. "Bellezza d'estate a tavola. 40 ricette di ispirazione siciliana" è il libro pubblicato da Edizioni People & Humanities. Questa rubrica sarà percorsa da profumi, evocazioni e racconti in uno stile di vaga “camilleriana” memoria, fra tradizione, innovazione e l’amore per la buona cucina.
"Scorza d'arancia" è ogni domenica online su sicilypresent.it
(23 agosto 2015) – Nell’isola del Sole crescono una mescolanza di religioni, costumi e culture, la cosa bella è che trovano terreno fertile; da sempre (e per sempre) la Sicilia è considerata un territorio aperto. E questo è assodato. Ciò che non vi cuntai mai è che mi piace pensare alla dinastia degli Hohenstaufen come a un periodo vigoroso e florido: in particolare penso a Federico II come allo stupor mundi che avrebbe potuto sovvertire le sorti dell’isola se solo ci avissiru dato ‘n’naticchiedda di largasia evitando scomuniche e tradimenti.
Iddu ci provò, già quann’era picciutteddu, a risolvere le questioni con la mediazione di un ambasciatore moderno, affidando alla coesistenza pacifica delle popolazioni presenti sul territorio e guidando una guerra santa senza spargimenti di sangue, ma troppi interessi lordarono il suo operato. E, certamente, iddu non lesinò dall’acchiappari a piene mani. Troppo bello fussi stato se la politica di Federico II di Svevia avesse illuminato la strata fino a noi, almeno dal punto di vista della integrazione tra i popoli.
E va beh, faccio tesoro, ancora una volta, di quello che è stata la storia prima di me, affondando il naso nei libri che raccontano il nostro passato macari in uno di questi pomeriggi assolati durante la proverbiale siesta del dopo pranzo.
Ora vi cuntu di ‘sta caponata che, a onor del vero, una originale caponata non è ma ha delle buone basi per diventare un piatto interessante e carico di integrazione: non ci fici l’agrodolce e la caponata autentica è rigorosamente fritta, ma lassatimi dire che un piacere alleggerito me lo volevo concedere e se non ci credete alla bontà di questo piatto, provatelo e poi mi cuntati.
Caponata di melanzane e capone al forno
per 4cristiani
difficoltà: facile
preparazione: 30 minuti più un'ora di riposo delle melanzane
cottura: un'ora e 15 minuti
2 grosse melanzane circa 1,200 g
un cuore di sedano
un pesce capone
30 g di mandorle
40 g di pinoli
300 g di salsa di pomodoro
100 g di olive verdi snocciolate
50 ml di vino bianco
40 g di cucunci (frutto del cappero)
olio extra vergine d'oliva
sale grosso
basilico
una cipolla
Lavate, asciugate le melanzane e tagliatele a cubetti, mettetele in un colapasta, distribuite del sale grosso e fate riposare per un'ora. Nel frattempo affettate la cipolla, le olive e il sedano, ponete dentro un tegame con due cucchiai d'olio, fate cuocere con un dito d'acqua, appena questa si è asciugata aggiungete i cucunci sciacquati, sfumate con il vino alzando la fiamma. Unite la salsa, il basilico e cuocete per cinque minuti. Sciacquate le melanzane, strizzatele e mettetele dentro una teglia da forno con 4 cucchiai d'olio e il condimento preparato, mescolate e infornate a 180°C per un'ora circa. Pulite il capone, tagliatelo a tranci togliete la pelle, la lisca interna e tagliatelo cubetti, unitelo alla caponata, distribuite la frutta secca tritata grossolanamente e cuocete in forno ancora 5 minuti. Fate raffreddare prima di servire decorando con foglie di basilico.
Copyright © 2015 - Testo e foto CLAUDIA MAGISTRO - scorzadarancia.blogspot.it