Tra le foto di un premio Nobel: Seferis a Palazzo Branciforte

 

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(24 giugno 2014) – Osservare le foto della mostra “Con lo sguardo di Giorgio Seferis” è come viaggiare per il Medio Oriente ed avere per guida un poeta che si esprime in fotografie.

Il fotografo-poeta che compare nel titolo della mostra è il premio Nobel del 1963, che per lavoro ha percorso la carriera diplomatica sino a diventare ambasciatore della Grecia. I viaggi che il suo ruolo gli imponeva non si limitavano però a essere soltanto tappe obbligate di lavoro, non mancava infatti di intrappolare con la sua macchina fotografica la bellezza che scorgeva.

Non è un caso che per lui il fare poetico e lo scatto fotografico abbiano un punto di convergenza naturale. Nel suo diario scrive: “Perché mai capita a volte di vedere le cose nitidamente - voglio dire come quando la macchina fotografica è ben calibrata”. Vedere le cose nitidamente, questo è il punto di convergenza tra le due arti.

Nella selezione fotografica proposta a Palazzo Branciforte si va dagli scatti degli anni ’30 in Albania sino a quelli di metà degli anni ’50 in Libano. Si faceva il paragone del viaggio perché le località immortalate dall’obiettivo di Seferis sono davvero tante e diverse tra loro, dalla Grecia alla Scozia, da Cipro a Cambridge, dalla Palestina a Venezia.

Tra esse ricorre l’amore per il passato, le rovine e la conservazione di ciò che è rimasto. Gli scatti di Seferis se da un lato sembrano voler custodire i reperti, dall’altro esaltano le caratteristiche naturali che fanno da cornice. La foto n° 26, che ritrae il tempio di Artemide a Jerash in Giordania, è davvero un capolavoro di coesistenza tra il passato e il presente, catturato in un momento. Le colonne del tempio che seguendo una linea curva e una distanza ripetuta esaltano la capacità di calcolo degli antichi, ma allo stesso tempo fanno pensare alle gambe slanciate della dea della caccia che non conoscono limiti e tetto; tetto che manca alla costruzione antica e cede il posto alle nuvole che stavano passando in cielo nel momento esatto della foto.

Altro elemento che ricorre di frequente tra gli scatti è la linea curva, e qui va citata la splendida foto della grotta di Adone, catturata in Libano nel ’53. Un profilo di donna in ombra stagliato sullo sfondo chiaro e incorniciato dall’apertura vagamente ellissoidale della grotta. Ma anche i promontori ripetuti sul mare dell’isola di Patmos regalano attimi di distensione e stupore.

Oltre a paesaggi e dettagli, vi sono anche ritratte persone. Forse quello che rimane più impresso non è Henry Miller con il suo occhiale da sole e l’aria scanzonata, e neanche lo sguardo pacato ma deciso del poeta Seferiardis: quello che rimane più scolpito nella mente è il volto del patriarca Timoteo a Gerusalemme del 1954. La barba lunga e le rughe d’espressione ad indicare l’esperienza e il vissuto di quell’uomo di fede, mescolati a due occhi pieni di stupore e interesse, alla stregua di quelli di un bambino alle prese con un regalo di cui non comprende il funzionamento.

Un’ultima citazione va certamente riservata al gruppo di scatti nell’isola di Cipro, “dove il miracolo esiste ancora” scrive il poeta greco. Anni ’50, anni di terremoto quelli visti da Seferis, ma la bellezza di certe icone fotografate è rara. La Madonna che poggia dolcemente il capo sul Cristo, i discepoli che sfiorano appena i piedi di Gesù disteso. E il Giudizio Universale con tanto di Demonio che mangia gli uomini, un po’ alla maniera di Chronos.

La verità è che scegliere di parlare di alcune foto, toglie spazio a scatti che meriterebbero attenzione, come per esempio la foto sull’isola di Asine in Grecia. Ma forse è giusto che ciascuno, dopo aver gustato ogni scatto porti con sé qualcosa, qualcosa che magari già possedeva e che ha riscoperto.

La mostra rimarrà aperta fino al 29 giugno presso Palazzo Branciforte, in via Bara all’Olivella 2 a Palermo. Da martedì a domenica, dalle 09:30 alle 18:30. 

 

 


 

Arte - Tra le foto del premio Nobel: Seferis a Palazzo Branciforte

Le immagini sono tratte dal catalogo della mostra.


 

 

 

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