“Nutrire la città”, a Palermo una mostra racconta la storia dell’alimentazione

  

(24 agosto 2015) – Presso il Museo Archeologico “Antonino Salinas” di Palermo è fino al 31 ottobre visitabile la mostra “Nutrire la città” attraverso la quale è possibile ammirare numerosi reperti archeologici che narrano la storia della città di Palermo e l’evoluzione delle sue tradizioni alimentari.

L’esposizione è corredata da grandi pannelli che aiutano il visitatore a ripercorrere la genesi del capoluogo, dalle origini preistoriche fino al tardo medioevo; si alternano così parole ed immagini relative a tutte le popolazioni che nei diversi periodi storici hanno abitato Palermo contribuendo alla sua crescita e al consolidamento delle abitudini legate all’enogastronomia del Mediterraneo.

Visitare questa mostra consente peraltro di apprezzare i recenti restauri che stanno donando nuova luce al complesso museale, diretto dalla dott.ssa Francesca Spatafora, che ha sede presso la Casa dei Padri della Congregazione di San Filippo Neri all’Olivella, ed intitolato ad Antonio Salinas, celebre archeologo palermitano nato nel 1841 raffigurato in un busto bronzeo del 1921 di Ettore Ximenes presente nel Museo.

La storia della città viene affrontata sin dalle sue origini che risalgono al Paleolitico superiore, per spiegarne l’evoluzione avvenuta durante il Mesolitico fino al termine dell’Eneolitico, in cui dalla grotta si passa alla capanna, dalla raccolta alla coltivazione e dalla caccia all’allevamento.

Nel corso dei millenni le diverse popolazioni stanziatesi nel territorio si dedicarono sempre di più alla valorizzazione delle risorse offerte dalla terra particolarmente generosa e dal mare ricco e pescoso. Ecco che la morfologia della costa, la fecondità dell’entroterra e il grande porto naturale portarono i marinai fenici a considerare quel lembo di roccia un sicuro e comodo approdo al punto che vi fondarono la città creandone un primo nucleo nella seconda metà del VII secolo a.C. Erano di uso comune i tegami, le pignatte, le olle, i piatti, le brocche e le coppe; si consumavano prevalentemente cereali, legumi e ortaggi quali il grano, l’orzo, il farro, le lenticchie, i ceci e la cipolla; per la conservazione del pesce e della carne, consumata raramente, i Fenici utilizzavano la tecnica dell’affumicatura e della salatura.

Durante il periodo greco il pranzo, sebbene fosse povero e tendenzialmente vegetariano e arricchito dalla presenza di frutta e di dolci al miele, venne strutturato in tre momenti distinti che corrispondono alla prima colazione, al pranzo ed alla cena, ricco e principale pasto della giornata. Fra i tipici strumenti del vasellame greco vi è l’anfora, utilizzata sia per il trasporto che per la mensa, di semplice aspetto o arricchita da pregiati dipinti nelle tonalità del nero e del rosso-arancio.

Successivamente Palermo venne conquistata dai Romani nel 254 a.C. divenendo la prima provincia nel 241 a.C. a seguito della vittoria della prima guerra punica su Cartagine. La città, grazie alla fertilità dei suoi campi, divenne il granaio di Roma e il grano assunse il ruolo di simbolo di un intero territorio e Demetra e Core, divinità che esprimono la forza produttiva della terra, furono impresse in numerose monete siciliane. Cereali, frutta ed ortaggi furono le fonti primarie di nutrimento, ma anche pesce, molluschi, ovini e una discreta produzione vinicola.

Caduto l’Impero romano la piccola cittadina bizantina venne conquistata nell’831 dagli arabi per diventare capitale dell’emirato kalbita nel 948 facendo assumere a Palermo il ruolo di potente centro amministrativo e commerciale. In epoca islamica Palermo divenne quindi centro nevralgico di intensi scambi in tutto il Mediterraneo e grazie ai frequenti contatti con i popoli limitrofi vennero importate sconosciute materie prime che diedero vita a nuove ricette. Nel porto di Palermo arrivarono così anfore, ceste e sacchi colmi di questi esotici ingredienti che si sposarono presto con i frutti dell’agricoltura e della pastorizia della Conca d’Oro: ancora oggi sono visibili alcune anfore a imboccatura larga, per la conservazione dei cibi e quelle a imboccatura stretta per il trasporto dei liquidi.

Le indagini archeologiche condotte fino ad oggi ci consentono di delineare quali fossero le tecniche di cottura delle carni, probabilmente prima bollite e poi arrostite, gli utensili in uso, batterie, piastre, teglie e brocche e le relative regole comportamentali fra le quali la separazione a tavola tra uomini e donne e l’esclusivo uso delle dita in luogo delle più moderne posate, pranzando seduti con i piedi incrociati.

Nel 1071 i Normanni conquistano Palermo e negli anni a seguire in città confluiranno le popolazioni greche, ebraiche e latine, costituiti dai ceppi di Amalfi, Genova e Pisa che con le loro attività mercantili contribuiranno ad potenziare ulteriormente il ruolo chiave della Sicilia e di Palermo nell’ambito commerciale mediterraneo.

Greci, ebrei e latini si fonderanno con le preesistenze islamiche cittadine creando, oltre le numerose forme d’arte, una rinnovata cultura gastronomica: si perfezionano le abitudini dei commensali, i quali mangiano a una tavola alta e su piatti individuali, e vedono la luce i primi vigneti e soprattutto la pasta, grande protagonista della dieta mediterranea che, sebbene fosse conosciuta e consumata già durante il periodo arabo, prodotta a Trabia verrà esportata in tutti i territori circostanti.

Nel Trecento la Sicilia si trova sotto il dominio aragonese e Palermo è di fatto controllata dalla ricca e potente famiglia dei Chiaramonte: numerosi dettagli sono descritti nei pannelli ed è possibile, durante il percorso, ammirare le preziose collezioni che testimoniano un periodo fatto di carestie ma anche di ricchezza e di rinnovamento delle produzioni di tutta la Conca d’Oro.

Tanti sono gli antichi oggetti che ci testimoniano quali fossero gli usi e i costumi legati alla produzione del cibo ed alla sua consumazione, fra essi “Erma di Bacco” e “Ansa di anfora vinaria con marchio di fabbrica”, provenienti dalle case romane di Piazza della Vittoria, le “Lucerne romane”, un “Piatto da portata” del II sec. d.C. rinvenuto a Termini Imerese, una “Brocca invetriata verde” e alcuni “Albarelli per le spezie” del XV sec. trovati durante gli scavi presso Palazzo Chiaramonte, anfore islamiche del X secolo, ceramiche da mensa normanna del XII sec. rinvenute nel Palazzo Arcivescovile e utensili ritrovati nei siti degli antichi villaggi di Uditore, Boccadifalco e Sant’Isidoro.

La mostra, ad ingresso gratuito, è visitabile fino al 31 ottobre 2015 da martedì a venerdì, dalle 9.30 alle 19.00, e dal sabato alla domenica, dalle 9.30 alle 13.00 .


 

 

 

 

ARTE - Nutrire la citta', a Palermo una mostra racconta la storia dell'alimentazione

(ph. Carlo Guidotti)


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