L’“ultimo” Raffaello al Prado

 


             Locandina prado        SpasimodiSicilia


 

 

(23 agosto 2012) - Riveste una particolare importanza, tra le tante iniziative d’arte che stanno avendo successo quest’anno presso le più prestigiose istituzioni europee, la mostra di Madrid sull’attività degli ultimi sette anni del divino pittore urbinate a Roma (1513-20), quando sotto il pontificato di Leone X Raffaello svolse una instancabile attività come frescante, disegnatore di arazzi, architetto e archeologo.

Allestita nelle moderne sale espositive e lungo il normale percorso museale del Prado, e visitabile fino al 16 settembre prossimo, essa include sue interessanti e celebri opere insieme ad altre eseguite con la collaborazione dei due più fedeli discepoli, Giulio Romano e Gianfrancesco Penni, ovvero desunte da questi ultimi attraverso repliche e soggetti ispirati dal Maestro.

Nelle due grandi sale dell’Edificio Jerònimos figura una ragguardevole serie di dipinti, organizzati per temi: le Pale d'Altare, tra cui la S. Cecilia proveniente da Bologna e lo Spasimo di Sicilia; le “grandi” e “piccole” Sacre Famiglie; i Ritratti, come quello di Baldassarre Castiglioni in prestito dal Louvre e l'Autoritratto con Giulio Romano; dipinti dei due allievi e infine, nella Sala 29 dell'Edificio Villanueva, la Trasfigurazione, copia del celebre dipinto dei Musei Vaticani, dovuta ai due giovani collaboratori, accompagnata dai disegni preparatori dello stesso Raffaello.

Dal notevole catalogo scientifico, nonché dall’ammirevole apparato didattico approntato per l’occasione, ricaviamo una stimolante ipotesi critica sull’opera siciliana, un tempo conservata nella palermitana Chiesa di S. Maria dello Spasimo e poi trasmigrata in Spagna. La grande tela, eseguita nel 1516 e raffigurante la Caduta del Cristo sulla via del Calvario, sarebbe frutto del genio creativo di Raffaello per quanto concerne l’ideazione e l’esecuzione delle principali figure (Cristo e il Cireneo), mentre per le altre figure si ravviserebbe la mano di Giulio Romano, e per il paesaggio quella del Penni.

Relativamente alle tematiche dei rapporti e delle regole organizzative della produzione, e all’idea raffaellesca di conferire sempre maggiore importanza al processo creativo piuttosto che alla esecuzione pratica, nei testi critici si legge: «Alfine di soddisfare una enorme domanda, Raffaello, a capo della più importante bottega pittorica del tempo... trasformò per sempre il modo di pensare e praticare la pittura».

 

 

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