(7 luglio 2013) – Ut pictura poësis: nel celebre motto oraziano si scorge l’intersecarsi delle due discipline artistiche, dei due espedienti poietici di rappresentare la realtà, la loro naturale sintonia e sinfonia.
Questo è quello che è accaduto giovedì 4 luglio durante l’incontro clou della mostra di dipinti che la libreria Spazio cultura di Palermo ha ospitato dal 21 giugno al 5 luglio: ad esporre i propri lavori è stato il giovane artista Giuseppe Cipolla, in arte Lanic Murdock. Si è trattato di giorni intensi, in cui sono stati organizzati incontri ad hoc con la presenza del pittore e vari ospiti, ma il 4 luglio si è toccato l’apice con una lettura di brani tratti da Le città invisibili di Italo Calvino: nome della mostra, che Lanic Murdock ha scelto, è stato proprio Le città inVisibili, con evidente richiamo all’opera dello scrittore e critico italiano. A corredare l’evento sono stati il poeta e scrittore Biagio Balistreri e l’attore Claudio Ambrosetti che ha letto dei brani selezionati proprio dalla famosa opera di Calvino.
Ora, i dipinti di Lanic Murdock rappresentano proprio degli spazi urbani, in particolare un dipinto si riferisce al mercato storico della Vuccirìa e ogni lavoro presenta come didascalia una frase tratta per l’appunto dall’opera calviniana: qual è, ci si chiede, il legame così stretto che unisce arte visiva e scrittura? Alla base c’è l’idea oraziana, come si è evinto, dell’ut pictura poësis: dipinti di Lanic e brani di Calvino hanno cominciato, infatti, durante il pomeriggio, a dialogare tra di loro, a prendere vita autonoma ma dipendente ognuno dall’altro, ad intersecarsi e vivere in stretta simbiosi. Tutto questo è avvenuto grazie alla viva voce dei tre protagonisti, Lanic, Balistreri e Ambrosetti che, partendo dai brani calviniani e dall’osservazione dei quadri, hanno dato vita ad un vivace ed interessante talk show – così i protagonisti hanno ironicamente definito l’incontro – sui temi che opere pittoriche e pagine letterarie potevano sollevare.
Alla base dell’opera e della speculazione artistica di Lanic Murdock c’è un insegnamento di un suo maestro (tra gli altri egli annovera Gianni Carlo Sciolla), Roberto Longhi, il quale ammette come la critica d’arte sia qualcosa di poetico e assolutamente legata alla letteratura: questo è quello che guida essenzialmente il giovane pittore. Da qui, dunque, la sua lettura e i suoi studi e le sue pubblicazioni su Leonardo Sciascia e i suoi interessi sulle arti figurative, interessi che forse, a suo modo di vedere, passano spesso in secondo piano. Così, sopravviene anche l’avvicinamento a Calvino, tanto che le Città rappresentate da Lanic sono,afferma il pittore stesso,«uno sviluppo in senso visivo del dettato calviniano», una didascalia perfetta dei suoi dipinti, il corrispondente affondo filosofico.
Così come il Marco Polo di Calvino tende, nei suoi racconti, alla sua “città perfetta”, alla sua città ideale – che, per inciso, è Venezia – anche per Lanic ogni dipinto è tappa di un viaggio teorico, ogni disegno rappresenta «un pezzetto di una città ideale». Così si instaura un rapporto fittissimo, il filo che conduce i dipinti di Lanic alle Città calviniane è davvero sottilissimo, si tratta di una «intercettazione, un’intersecazione», come afferma il giovane pittore, un dialogo intenso tra quella pittura parlante e quella scrittura silenziosa, per riprendere il motto di Simonide di Ceo.
Ma durante il pomeriggio del 4 luglio pittura e scrittura hanno parlato, hanno urlato a chi lì ha assistito, a chi ha guardato, a chi ha saputo ascoltare, a chi ha saputo astrarre contenuti artistici e vitali da quelle forme, durante un muto e assordante dialogo tra chi scrive, chi dipinge e chi recita.
L’ut pictura poësis ci ha così raccontato uno spaccato di vita, una continua ricerca, un continuo tentativo di “sistemazione” dei perché delle cose, della perenne ansia verso un qualcosa, di un viaggio senza fine verso la meta ideale, la città perfetta che non bisogna mai smettere di cercare:
«Chiese a Marco Kublai - Tu che esplori intorno e vedi i segni, saprai dirmi verso quale di questi futuri ci spingono i venti propizi.
- Per questi porti non saprei tracciare la rotta sulla carta né fissare la data dell'approdo. Alle volte basta uno scorcio che s’apre nel bel mezzo d’un paesaggio incongruo, un affiorare di luci nella nebbia, il dialogo di due passanti che s'incontrano nel viavai, per pensare che partendo di li metterò assieme pezzo a pezzo la città perfetta, fatta di frammenti mescolati col resto, d'istanti separati da intervalli, di segnali che uno manda e non sa chi li raccoglie. Se ti dico che la città cui tende il mio viaggio è discontinua nello spazio e nel tempo, ora più rada ora più densa, tu non devi credere che si possa smettere di cercarla».
ARTE – “Le città invisibili” di Lanic Murdock. Nelle immagini sono documentati alcuni momenti dell'incontro conclusivo della mostra di pittura “Le città inVisibili” di Lanic Murdock allo Spazio Cultura di Palermo.– Sicily Present (glr)