Dialogo tra un nipotino moderatamente soddisfatto e un nonno che gli vuole bene

 

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(6 gennaio 2015) – Pubblichiamo un dialogo immaginario tra un nipote e un nonno. Lo proponiamo alla lettura come un’occasione per mettere a tema il valore delle cose, la gratuità del dono, il significato di questi giorni di festa.

 

 

E allora, com’è andata quest’anno con i regali di Natale? Sei rimasto contento?

Moderatamente soddisfatto!

Ma come parli? Che si significa moderatamente soddisfatto?

Ma nonno, perché non fai attenzione quando guardi la televisione, piuttosto che dormire. Moderatamente soddisfatto significa che poteva andare peggio e, quindi, meglio accontentarsi.

Accontentarsi di cosa?

Rispetto all’elenco che avevo fatto e inoltrato ho avuto meno regali, ma fortunatamente quelli più belli, quelli che mi interessavano di più.

Bene. Quindi avevi inviato una lettera a Gesù Bambino?

Ma nonno! A Gesù Bambino crede mio fratello che ha tre anni. Anzi, sai cosa mi ha detto?

Cosa?

Che Gesù bambino è Babbo Natale da piccolo. Quando crescerà diventerà Babbo Natale. Ma io non scrivo certo a Gesù Bambino e nemmeno a Babbo Natale.

E allora a chi hai “inoltrato” la tua richiesta?

Ma a papà, naturalmente. Ho fatto prima una piccola ricerca su internet per indicargli le marche e i prezzi più favorevoli e poi gliela ho inviata con l’iPhone.

E questa tua ricerca di mercato che effetti ha sortito?

Papà si è dato da fare, ne ha parlato con mamma che si è lamentata perché c’è la crisi e avremmo speso troppo per me e meno per mio fratello e poi ha scelto quelli che vedi nella mia stanza. Però…

Però, cosa?

Però ha preteso vestirsi da Babbo Natale e dopo la cena me li ha consegnati e io gli ho fatto credere che ci credevo. Così lui è rimasto contento e io mi sono preso i regali.

E adesso, almeno, sei contento?

Moderatamente soddisfatto.

Ancora! Ma sei insaziabile.

Non sono insaziabile, ma è che se non ci fosse la crisi avrei avuto anche l’ultima versione di quel gioco elettronico che tu non sai nemmeno pronunciare e che hanno i miei compagni.

Anche tu con la crisi. Ma che ne sai della crisi?

Io non ci ho capito nulla. Perché non me la spieghi tu?

E va bene. La crisi è una fase di difficoltà del nostro sistema economico e produttivo nella quale si produce meno ricchezza che ci fa essere tutti più poveri.

Bravo! Anche a scuola la maestra ha detto le stesse cose ed io ho risposto che avevo capito, perché sono il più bravo della classe e non posso fare brutte figure con i compagni. Ma né io né gli altri l’abbiamo capita. Per noi non è cambiato nulla in questi anni.

Te lo spiego con un esempio. Quando tu hai una qualche malattia una parte del tuo corpo sta male. Allora devi prendere le medicine oppure se la cosa è grave ti portano in ospedale. Se stai male a causa tua, perché per esempio hai fatto indigestione di dolci, la cosa è semplice e si risolve con qualche medicina. Se stai male perché c’è una epidemia in giro e il male colpisce tanti altri uomini le cure da sole non bastano e occorre intervenire anche sulle cause.

Come l’epidemia di ebola?

Ecco, risposta esatta. Ora fin che non si trova il rimedio a quella epidemia, il rischio è per tutti anche per quelli che stanno bene. Quindi, anche se la crisi non ha colpito direttamente te o la tua famiglia perché il tuo papà non ha perso il lavoro, per esempio, anche tu in qualche modo ne vieni colpito.

E come? Io sto bene.

Tu pensi di star bene se guardi solo a te stesso. Guarda i tuoi compagni. Quanti sono quelli i cui genitori hanno perso il lavoro?

Sì, forse ci sono, ma non ne parliamo mai.

Ma anche se non ne parlate il problema esiste, e, anche se indirettamente, tutti ne siamo colpiti. Tu che guardi tanta televisione hai visto quanti poveri a Natale sono stati accolti nelle mense per loro?

Quando fanno questi servizi io cambio canale!

E ti sembra sufficiente far finta che queste cose non esistono? I tuoi compagni la pensano come te?

Sì, fanno lo stesso, anche se però adesso mi hai fatto pensare a una cosa?

A cosa?

Al mio compagno Gilberto che quest’anno non ha fatto la festa di compleanno come l’anno scorso nella sua villa al mare, perché suo padre ha dovuto vendere la villa!

E voi cosa avete fatto?

Lui non ha fatto la festa e noi non gli abbiamo fatto il regalo.

E se papà avesse fatto la stessa cosa te quest’anno?

Che c’entra! Papà i regali me li avrebbe fatto lo stesso?

Lo stesso come?

Magari non facendoli a mamma o ai suoi colleghi.

Allora ai regali ci tieni?

Certo che ci tengo, però….

Però cosa?

Perché mamma e papà quando devono fare un regalo a me o a mio fratello o anche ai loro amici dicono sempre che non bisogna chiederli, che bisogna evitare di farli, che c’è troppo consumismo. Ma che cos’è questo consumismo che spunta fuori sempre quando devo ricevere un regalo?

Te lo spiego facendoti una domanda. Tu hai mai fatto un regalo a qualcuno?

Te lo dico se mi prometti di non dirlo alla mamma.

Ma certamente. Dimmi.

Volevo fare il regalo di compleanno alla mia compagna Floriana, ma non volevo chiedere i soldi alla mamma, anche perché lei voleva una cosa che costava molto. Un giorno è venuta a casa mia ed ha trovato in uno scatolo una bambola di mamma quando era piccola. Una di quelle bambole che oggi non esistono più. Le è piaciuta tantissimo, ma era senza una gamba ed è per questo che era pronta per finire nella spazzatura. Io sono riuscito a trovare la gamba mancante, l’ho pure riparata, ho fatto lavare di nascosto il vestito in una lavanderia e glie l’ho regalata. E’ rimasta molto contenta, e io pure.

Bene, eravate entrambi contenti, tu che hai fatto il regalo e lei che l’ha ricevuto. Ma questa contentezza quanto è durata? E’ finita prima in lei o in te?

In lei è finita subito, quando ha scartato gli altri regali.

E in te?

Io ero contento perché era contenta lei.

Vuoi dire che la tua gioia nel dare, nel donare, era maggiore in te che davi che in lei che riceveva?

Già è così, non ci avevo pensato.

Quindi il valore del regalo è nel significato del dono.

Questo è difficile. Spiegami.

Non è difficile, basta riflettere a quello che ti è successo. Tu eri contento non per il valore economico della bambola, che era pronta per essere buttata via, ma perché sapevi che avresti fatto felice un’altra persona a cui vuoi bene.

E allora?

Allora, prima di fare un regalo bisogna sapere cos’è un dono. Ricevere un dono vuol dire ricevere una cosa che non ti aspetti, che non pretendi, che non ti è dovuta. Non come i regali che hai chiesto a papà, che ritenevi che ti fossero dovuti. Floriana era contenta perché non se lo aspettava e tu eri contento perché sapevi di farla felice. La tua felicità è durata di più della sua perché la sua dipendeva dal valore della bambola, la tua dal desiderio del tuo cuore.

E allora se è così bello regalare, perché è così difficile fare regali?

Perché io non ho parlato di regali, ma di doni.

Sei riuscito a farmi confondere di nuovo.

Nessuna confusione. Guarda il presepe davanti a noi. Cosa fanno i pastori? Fanno regali o portano doni? La Madonna ha fatto prima una lista di quello di cui aveva di bisogno o ha ringraziato tutti per quello che ha ricevuto, perché non se lo aspettava?

Ha ringraziato perché non se lo aspettava?Ma tu come hai imparato queste cose?

Ti faccio ascoltare questa novena sul Natale che cantavo quando avevo la tua età e che è stata incisa da una grande cantante siciliana ormai scomparsa, Rosa Balisteri. Ecco il sito su cui si può reperire.

 http://www.argocatania.org/2012/12/25/susi-pasturi-nun-dormiri-cchiu/

Sì ma non ci ho capito gran che. Me la devi tradurre.

Il dialetto non si traduce, si impara e se vuoi te lo insegno. Hai capito però che cosa hanno fatto i pastori?

Sì questo l’ho capito, hanno portato doni e ciascun ha portato quello che aveva senza andare a comprarlo dagli altri.

Ecco, hai capito la cosa più importante. E visto che sei stato bravo ti spiego una cosa un po’ più difficile. Anche i Re Magi hanno portato doni. Sai quali erano?

Sì, lo so. Oro, incenso e birra.

Ma che birra e birra, la mirra! La mirra è una resina ricavata da una pianta tipica di penisola arabica, e nell’antichità si usava soprattutto per aromatizzare e conservare le mummie. Ora ti chiedo, ma so che non puoi saperlo, perché i re Magi portarono questi regali così preziosi e non portarono altri oggetti più necessari?

Boh!

Te lo dico io. Perché il dono ha anche un altro significato, che si dice simbolico. Si può fare un dono perché attraverso quell’oggetto si vuole dire un’altra cosa. Supponiamo che tu e Floriana tra un po’ di anni decidiate di volervi bene come gli adulti, che vogliate mettere su famiglia, che vogliate sposarvi. Come farai a farglielo capire attraverso un dono?

Questa risposta la so! Le regalo un anello.

Bravissimo. In quel caso supponiamo che già tu lavori e hai tanti soldi penso che comprerai non il primo anello che capita ma uno particolarmente bello ed anche costoso.

Certo, anche papà mi ha detto che una volta ha fatto così con mamma, tanti anni fa.

Quindi, come vedi, non bisogna essere contrari per principio ai regali, ma bisogna capire cosa esprimono e cosa vuol esprimere chi li fa.

E nel caso dei Re Magi cosa volevano dire?

I Re Magi venivano da lontano e giunsero a Betlemme per rendere omaggio a Gesù bambino, cioè al Signore Gesù. Quindi, portarono doni che volevano riconoscere l’importanza della persona da incontrare. Quindi portarono oro per riconoscere la regalità del Bambino nato; incenso per ricordare la sua divinità; mirra, per ricordare il sacrificio della sua morte.

Basta nonno fai troppe domande, come la maestra, ma a quelle so rispondere… alle tue no!. Ti faccio io una domanda. Ma tu cosa regalavi alla nonna?

Io ero un contadino, ogni giorno mi alzavo all’alba e andavo a coltivare la terra fuori dal paese dove abitavamo. Quando iniziava a far buio tornavo in paese e portavo sempre un dono alla nonna?

Ma dove li compravi se stavi sempre in campagna?

Non li compravo, li prendevo in campagna: talvolta un fiore, talvolta una spiga, altre volte un frutto o un ramoscello d’albero. E quando entravo in casa dicevo: “Maria, guarda cosa ti ho portato oggi”?

E la nonna che ci faceva con quei regali, visto che non servivano certo a mangiare?

La nonna mi ringraziava ogni volta, come fosse la prima volta, perché voleva dire che io non sarei potuto tornare a casa senza pensare a lei e perché sapevo che lei ogni giorno mi aspettava come la prima volta. Non sarei tornato mai a casa a mani vuote perché avrebbe significato non volerle bene.

E adesso che la nonna è morta che regali ricevi?

Anche i tuoi genitori mi regalano sempre pigiami, vestaglie e pantofole. Hanno deciso che la mia vita pubblica sia già finita.

E tu che fai?

Quando posso, di nascosto, li regalo a chi ne ha bisogno. Ho tante di quelle pantofole conservate che dovrei essere un mille piedi per consumarle tutte. E tuo papà fa regali alla tua mamma?

Sì certo, ma ogni volta ci sono interminabili discussioni. Prima per chiederle cosa vuole, poi per sapere dove comprarlo. Poi lui cerca di risparmiare e lei se ne accorge e glielo fa notare. E poi dopo qualche mese ogni regalo finisce abbandonato in qualche angolo della casa. Ora ho capito la differenza. Tu portavi un dono alla nonna. Lui vuole fare un regalo importante alla mamma, e la mamma lo giudica da quanto ha speso.

Adesso però torniamo alla casella di partenza, come al gioco dell’oca. Conosci questo gioco?

No.

Ne parliamo un’altra volta altrimenti ti confondi, per te così tecnologico rischia di essere troppo difficile. Torniamo alla domanda di partenza. Sei contento dei regali ricevuti?

Beh?

Ma come? Non sei più moderatamente soddisfatto?

Dopo tutti questi discorsi che mi hai fatto devo pensarci. Mi hai messo tante idee in testa a cui non avevo mai pensato. E io non sono certo di avere capito tutto. Penso che ti risponderò dopo. Però promettimi una cosa.

Quale?

Insegnami quella novena che mi hai fatto ascoltare.

Certo forse ti aiuterà a capire la differenza tra regalo e dono più di tanti discorsi, anche di quelli che ti ho fatto io.

 

Nella foto un presepe esposto nella mostra “Presepiando al Museo 2. Viaggio intorno al mondo del Presepe. Omaggio ad Elisa Messina”. La mostra è rimasta aperta al pubblico a Termini Imerese dal 5 dicembre 2013 al 6 gennaio 2014 nelle sale del Museo Civico Baldassare Romano (ph. SicilyPresent.it)

 

 

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