Nell’immagine: Roberto Alabiso, Fuga in Egitto (pittura a fuoco su vetro, riproduzione di pittura siciliana popolare ottocentesca)
(19 marzo 2015) – In occasione della festività di San Giuseppe desideriamo fare gli auguri ai tanti Giuseppe che ci leggono. Lo facciamo in modo un po’ irrituale, ma certo non irriverente, immaginando un colloquio telefonico con il Santo grazie all’intraprendenza di un giovane e alla potenza dei moderni mezzi di comunicazione.
Pronto? Parlo con San Giuseppe?
Sì, sono San Giuseppe. E tu chi sei?
Sono Giuseppe, e chiamo da Palermo.
Caro Giuseppe che vuoi?
Vorrei farLe gli auguri di buon onomastico.
Grazie. Ma perché ti sei ricordato di me solo quest’anno?
Perché all’università insieme ad alcuni colleghi facciamo un giornale online e ogni volta scegliamo un personaggio particolare e famoso cui fare gli auguri di buon onomastico. Questa volta ho fatto una scommessa su chi avrei scelto.
Ti posso anticipare che hai vinto. Non credo ci sia uno più importante di me di nome Giuseppe né in terra né in cielo.
Grazie.
E allora cosa vuoi sapere? Quali domande mi vuoi fare?
Boh! Non ci ho pensato bene.
Bravo il fesso! Pensi che io ti possa rispondere un’altra volta?
No di certo. È che sono confuso!
Sì, lo so, ti confondi anche per molto meno.
Comincio con una domanda semplice. Come va la vita?
Ancora fesso sei. Di quale vita vuoi che parliamo. Di quella terrena che si è conclusa da tempo o di quella celeste che non si concluderà mai?
Parliamo di quella terrena, perché almeno di questa qualcosa so.
E che cosa sai, se nel Vangelo non c’è riportata una sola mia parola?
Ma almeno mi può parlare dei suoi ricordi?
Bei ricordi, ma nulla di paragonabile rispetto a quella celeste. Anche se qualche rincrescimento mi è rimasto.
Già! E come è possibile?
È possibile perché io sono in assoluto il Santo più fortunato al mondo.
E perché?
Perché ho avuto un privilegio che nessun altro ha avuto: vivere accanto alla Madonna e a Gesù per tanti anni.
È vero, non ci avevo mai pensato. E perché parla di rincrescimento?
Perché voi uomini mi avete fatto pagare questo privilegio a caro prezzo.
In che senso?
Nel senso che nel vano tentativo di spiegarvi fra voi come fosse possibile vivere accanto a Maria rispettando la sua verginità, mi avete fatto passare per un vecchio rinco …. pardon, incapace di avere passioni affettive e sessuali. E mi avete ridotto ad una immaginetta, in cui ho sempre un aspetto fisico che assomiglia a quello di mio nonno, non a quello mio. Ti pare giusto?
Ma perché, non è così?
E tu pensi che una ragazza dell’età di Maria si innamorava di un uomo dell’età di mio nonno?
Già, non ci avevo pensato. E allora?
Allora è semplice. Io e Lei eravamo quasi coetanei e se vuoi sapere la mia età anche io e tu siamo coetanei?
Sul serio?
Sul serio. Eravamo due giovani innamorati in procinto di sposarci, come tanti a quei tempi e anche oggi.
Ma allora sei rimasto f….?
Ma che dici. Pensa prima di parlare. È accaduta una cosa così bella per la quale io, e credo ogni uomo, sarebbe disposto a dare tutto.
Veramente non sono d’accordo. Tutti i miei amici la pensano diversamente. Ma qual è questa cosa per cui si può rinunciare a quello che tu hai rinunciato. Scusa ti ho dato del tu visto che siamo coetanei.
Sul tu va bene, però un attimo. Precisiamo. Io non ho rinunciato a nulla e tutto quello che ho fatto l’ho fatto liberamente e senza alcuna costrizione.
E la storia dell’Angelo allora è una balla, come dicono i miei amici?
Ma quale balla! È tutto vero. L’Angelo mi ha spiegato una cosa che non avrei capito da solo. E poi il resto è frutto della mia libertà.
Ma che libertà è se hai dovuto rinunciare a…?
Ricominciamo. Non ho rinunciato a nulla! Ho solo avuto di più, accettando liberamente una condizione che non avrei potuto scegliere da solo e nella quale sono diventato più uomo.
Sì, ma tu eri un santo!
Altra balla. Santi si diventa, non si nasce. Io ho solo potuto godere, forse un po’ meglio di altri, della fortuna di vivere accanto a Maria e Gesù. Questa opportunità, seppur con modalità e tempi diversi, è data a tutti.
Vuol dire che tutti possiamo diventare San Giuseppe?
In un certo senso sì. Tutti come uomini siamo chiamati alla santità. Poi ci sono i santi che vanno sugli altari e quelli che in terra nessuno conosce mai. Ma qui in cielo questa differenza non c’è. Ma questo è troppo difficile per te. Lasciamo perdere.
Sì, va bene. Lasciamo perdere il cielo. Ma come facevi in terra a…
La testa l’hai sempre in un punto. Parliamo di te, che forse è meglio. Tu sei fidanzato? Come si chiama la tua ragazza?
Maria.
Ma guarda che fantasia! Ma prendiamo anche questo come un piccolo segno. E le vuoi bene, suppongo.
Spero sia la persona giusta per me.
Già. Ma perché non pensi tu ad essere la persona giusta per lei.
Lasciamo perdere. Sono cose troppo difficili. Io mi accontento per di meno.
Per esempio?
Per esempio quando siamo soli, nessuno ci vede e scoppiano le pulsione della carne…
Che fate?
Io vorrei procedere e andare avanti. E lei mi ferma e mi dice che non è il momento.
E tu hai capito perché? Quando sarà il momento?
Posso parlare… da uomo a uomo?
Certo perché pensi addirittura che io non sia un uomo?
Non, non volevo dire quello. Dico che Maria parla, cerca di spiegarmi ma ancora non l’ho capito.
Cosa non hai capito?
Perché non possiamo farlo. Io mi sento pronto. Ci vogliamo bene. Spero che ci sposeremo. Vogliamo avere tanti bambini.
Alt. Fermati. Non correre. Una cosa per volta, altrimenti fai confondere, anche me, che sono un Santo.
Quell’unica volta che hai avuto il coraggio di chiederle il motivo, cosa ti ha detto?
Ma se sai com’è andata, perché me lo chiedi?
Perché devi dirlo tu, a voce alta. Devi sentirla con le tue orecchie.
Maria mi ha detto: «Ma se non sono pronta a darti tutta la mia vita, come posso darti il mio corpo?».
E tu?
Ho fatto finta di capire, ma la voglia è rimasta. Sono sceso dalla macchina e mi sono fumato una sigaretta.
Il solito superficialone. Per una volta perché non provi a prenderla sul serio, questa ragazza. Perché, secondo te, non bisogna aspettare?
Perché non ci sono motivi. Io sono pronto. Ne ho voglia. Anche lei, anche se non lo dice. Siamo giovani. Abbiamo la vita davanti. Che cosa dobbiamo aspettare?
Ecco il punto: dovete aspettare che le due tessere di questo puzzle combacino perfettamente.
Non ho capito. Di quali tessere stai parlando?
Quella del soddisfacimento immediato del desiderio e quella dell’attesa per un compimento più grande. Tu desideri veramente e sinceramente quello che hai descritto, cioè un amore così bello che possa durare per sempre?
Se ci riesco vorrei…
Fermati. Corri sempre. Non ti ho chiesto se sarai capace di amare per sempre. Nessun uomo con le sue sole forze può amare per sempre. Solo l’amore di Dio è eterno. Ti ho chiesto se desideri un amore che duri per sempre, e se lo desideri con Maria, non con una ragazza qualsiasi. Pensi che questo obiettivo, che si chiama “pienezza di vita” si possa raggiungere senza impegno e dedizione?
Tu vuoi dire sacrificio?
Sei tu che parli di sacrifico. Secondo te i genitori fanno sacrifici per i figli o compiono atti di amore, anche se richiedono impegno e dedizione?
La seconda cosa.
Bene. Parliamo terra terra, come siete abituati voi sulla terra. Sai la storia dell’uovo e della gallina?
Certo che la so. E i preti dicono che bisogna rinunciare all’uovo oggi per avere la gallina domani. Ma chi mi dice che la gallina esiste sul serio o è una invenzione dei preti?
Domanda tanto giusta quanto banale. Come si fa a credere che domani ci sarà anche per te una gallina?
Non lo so. Io al massimo so fare le domande.
E io provo a rispondere. Ci vogliono due condizioni, meglio se viaggiano insieme. Primo: una persona che sia credibile ai tuoi occhi. Una persona a cui dai credito. E se i preti non riscuotono il tuo credito lascia stare. Cercati qualcuno in cui riponi fiducia.
E poi?
E poi qualcuno che ti possa dire per esperienza che è vero.
Già, ma dove lo trovo?
Uno sono io. Io ho vissuto questa condizione per un tempo ben maggiore e per giunta dentro il matrimonio e ti posso dire che c’è un pienezza di vita che si può raggiungere anche dentro quelle cose che voi chiamate rinuncia o privazioni.
Ma una rinuncia è sempre una rinuncia.
Non è vero. Ti faccio una domanda. Il tuo sport preferito è il calcio, vero?
E come fai a saperlo?
Ma sei proprio… Noi quassù vediamo tutto.
Già, me lo sono scordato!
Se io dall’alto del luogo in cui sto ti garantissi che diventerai un grande giocatore, il più grande al mondo, mi crederesti?
Se me lo dici tu, ci credo!
Bene. E se ti facessi l’elenco delle cose che dovresti fare (compreso quelle che chiami privazioni o sacrifici) per diventare il più grande campione di tutti i tempi, accetteresti?
Certo. Se lo dici tu che sta lassù ci crederei.
E ci crederesti sulla mia parola?
Certo sulla tua parola di Santo.
Dunque, sei disposto a rischiare quello che credi di possedere per avere di più e meglio quello che non hai ancora?
Certo.
Allora, quella che abbiamo chiamato “la gallina domani” esiste?
Ragionando così, certamente. Ma che faccio in attesa del domani? Quando sono con Maria, ci giriamo i pollici o facciamo parole crociate?
Cominciate da subito a gustare a piccole dosi e secondo un percorso, senza fretta e senza pretendere di avere tutto e subito, quello che già state cominciando non solo a sognare, ma anche a vivere. Tu lo sai cos’è un percorso?
Certo che lo so.
Ed invece non lo sai. Percorso è compiere una strada senza pretendere di stabilirne prima i tempi e i modi. Una volta si chiamava fidanzamento, ma ora, come dite voi, non è più di moda.
E come si fa a capire i tempi e i modi?
Vivendo come gli altri, ma senza farsi condizionare dalle logiche degli altri.
Ma io non mi faccio condizionare da nessuno.
Questo è quello che dici, ma sai bene che non è vero.
E tu come facevi con Maria?
Finalmente una domanda seria. Devo dirti che anche per me è stata dura. All’inizio mi ero convinto che l’Angelo fosse come una specie di “spiegazioni per l’uso”, il Genio della lampada, quella di Aladino. Bastava chiamarlo e si presentava. E invece dopo i primi tempi, sono rimasto solo.
E come hai fatto?
Avevo Maria e Gesù. Ho imparto da loro.
Il solito fortunato. Ma io non ho né Maria né Gesù.
Questo lo credi tu, ma non è così. Gesù ha lasciato tantissimi strumenti per aiutare gli uomini, uno dei quali si chiama Chiesa. Ma questi preferiscono sempre seguire le proprie idee e i propri sentimenti. Ma questo discorso ci porterebbe lontano. Lasciamo perdere. Torniamo alla mia vita familiare.
Ecco appunto, come facevi ad imparare.
Ti racconto una cosa. Io vivevo come te, desideroso di essere perfetto e incapace anche di fare le cose più semplici. Poi un giorno non ne ho potuto più e ho chiesto a Maria: «Maria, ma tu come fai»? Lei mi ha sorriso ironicamente e mi ha detto: «Ma ancora non l’hai capito, dopo tanto tempo? Fai come faccio io». «Io ci provo, ma non ci riesco». «Certo perché tu guardi me, ma non riesci a guardare dove guardo io». Devo ammettere che mi sono sentito un po’ cretino. Ma era sempre mia moglie e Le ho chiesto di spiegare meglio. E così mi ha risposto: «Tu sei fortunato perché hai in casa, tra le braccia, ora che è cresciuto, tra i piedi, il figlio di Dio. Vedi come Lui guarda il Padre, anche quando gioca con i compagni, anche quando ti aiuta nel lavoro? Vedi come io cerco di guardare dove guarda Lui? Devi solo smettere di guardarti i piedi e guardare in cielo, dove guarda Lui». Ci ho messo tutta la vita, ma da quel giorno ho iniziato a capire di più e meglio.
E io dove devo guardare?
Dove guardavo io, dove guardava Maria. E per fare questo devi pian piano smettere di crederti, anche nel tuo piccolo, il creatore e il padrone del mondo. Pensa alla mia vita. Di essa sulla terra sapete solo due o tre cose e su queste ci avete pure costruito sopra. Non sapete neppure quando sono morto.
Già. E vero. Quanti anni avevi quando sei morto?
Siamo tornati alle domande stupide? Ma che importanza ha? Pensa invece come è stata la mia vita potendo avere tra le braccia il figlio di Dio e Sua Madre. Ma la mia vita è un esempio per tutti gli uomini. Non perché dobbiate fare esattamente come me, ma perché quello che è accaduto a me può succedere ad ognuno di voi. Soprattutto ad ognuno di voi giovani. Anch’io avevo il mio piccolo e bel progetto per la mia vita: io, Maria, la bottega, tanti bambini e magari morire da vecchio con la barba bianca, come mi avete raffigurato. Poi è arrivato l’angelo e la mia vita è cambiata. Ora ti faccio io una domanda, semplice semplice. Ma se io avessi voluto, avrei potuto dire di no all’angelo, ripudiare Maria, come la legge mi consentiva, e prendere in sposa un’altra bella ragazza?
Penso di sì.
E secondo te perché non l’ho fatto?
Boh?
Pensaci.
Perché hai capito che la gallina promessa esisteva davvero.
Finalmente un punto fermo. Allora puoi farcela anche tu.
Però io non sono San Giuseppe.
Ancora, la solita lagna. Mi hai commosso. Guarda cosa ti ho inviato su WhatsApp.
E questi chi sono?
Io e Maria il giorno del nostro matrimonio.
Ma eravate bellissimi. Certo Lei era la Madonna, ma tu non scherzavi. Eri un…
Lascia perdere i commenti. Sei convinto adesso che siamo coetanei?
Ma io lo sapevo.
Di nuovo a fare il saputello. Questo ricordo è per te. Ma non farlo vedere a nessuno, è un piccolo segreto che testimonia la verità di quello che ti ho detto. Quando ti torneranno i dubbi, guardala. Adesso devo andare.
Ma dove?
Ma alla festa del mio onomastico. Ogni giorno qui su si festeggia almeno un onomastico. Ma oggi ci sarà più confusione del solito. Saremo parecchi miliardi a festeggiare, ma tutti aspettano me. Sono sempre il più famoso.
Ma io volevo… Mannaggia è caduta la linea. Devo subito chiamare Maria.
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Maria, dobbiamo vederci subito. C’è un grande novità.
Hai la data della laurea? Hai trovato lavoro?
No! Ho parlato con san Giuseppe e mi ha mandato una foto.
E io ho parlato con la Madonna e mi ha detto che sei impazzito.
Che scema! Vieni se mi vuoi bene. Non te ne pentirai.
Vengo perché ti voglio bene, ma sei comunque uno scemo.
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Allora cos’è successo?
Ho parlato con san Giuseppe e mi ha detto tante cose.
Quali?
Per ora sono confuso te le dirò una alla volta. Ti dico la più importante.
Quale?
San Giuseppe non era un vecchio, era un nostro coetaneo.
Ma io lo sapevo, se no Maria che fa, se lo pigliava?
Sì, ma ora io ho la prova.
E quale?
Una foto del loro matrimonio.
Stiamo peggiorando. Che fa’, hai sbattuto?
Ma quale sbattuto! Guarda cosa mi ha mandato.
Io non vedo niente.
Si è cancellata… me l’aveva detto di non farla vedere a nessuno.
E tu?
Come facevo a non farla vedere a te. Sei l’unica che mi crede.
E io ti credo, anche se non l’ho vista.
E come fai a credermi?
Perché ti voglio bene.
Allora è vero che l’amore è cieco!!!
Sì, è vero. Ma tu datti una smossa, se no non ti sposo.
Palermo, 19 marzo 2015
Auguri a tutti i Giuseppe