(15 aprile 2015) – Sabato 11 aprile presso la Sala delle lapidi del Palazzo delle Aquile di Palermo si è tenuta la conferenza intitolata “Storia, curiosità ed errori della toponomastica palermitana”; la tematica oggetto della conversazione è stata presentata dal prof. Mario Di Liberto, studioso di storia e membro della Commissione toponomastica del Comune di Palermo.
“La Toponomastica abbraccia qualunque ramo dello scibile umano” sostiene il prof. Di Liberto all’inizio dell’incontro e ascoltando le sue parole non si può che concordare che attraverso lo studio e la lettura critica dei nomi assegnati ai luoghi di una città effettivamente si ripercorrono tutti i campi del sapere umano, la storia in primis, ma anche la geografia e la letteratura, interpretando così l’evoluzione del tessuto cittadino come un fatto storico unico ed irripetibile per ogni contesto urbano.
Citando Ferdinand Gregorovius, storico tedescoche nell’Ottocento fu autore di numerosi studi su alcune località italiane fra cui Roma, Di Liberto ne segue il percorso tracciandone uno nuovo interamente dedicato alla sua città natale, Palermo.
La conversazione è stata supportata dalla proiezione di numerose slide che hanno fornito un valido contributo alla narrazione delle vicende storiche e degli aneddoti raccontati.
La prima immagine presentata è simbolicamente la più rilevante in quanto raffigura un’antica pianta topografica della città di Palermo successiva alla costruzione della via Maqueda, tracciata nel 1600, che definisce la cosiddetta “croce barocca”.
Ruolo di protagonisti assumono quindi i quattro cantoni monumentali eretti agli angoli, che delimiteranno dall’interno la città equamente suddivisa nei quattro classici mandamenti denominati Palazzo Reale, Monte di Pietà, Castellammare e Tribunali.
Ciò che si configura, e che contraddistingue il centro cittadino, è il cosiddetto “Ottagono del sole”, ossia la piazza dei Quattro Canti di città, denominata piazza Vigliena: a riguardo la prima curiosità toponomastica che viene messa in luce è che proprio la targa che dovrebbe identificare il nome della piazza è inesistente, contribuendo così ad attribuire alla celebre piazza non il nome ufficiale bensì il più comune e turistico “Quattro Canti”.
Altra curiosità segnalata da Di Liberto, e documentata con le immagini, è la differenza fra due targhe urbane che recano il nome di via Maqueda, una scritta correttamente, l’altra contenente erroneamente una lettera “c”, ribattezzando tout court l’antico asse barocco in un’improbabile quanto rafforzativo “via Macqueda”. Destino analogo ha subìto il principale boulevard palermitano: citato da Richard Wagner come “Champs-Élyséesdi Sicilia”, il nord-occidentale viale della Libertà viene definito alternativamente “via”, “viale” e poi ancora “strada della libertà”.
L’uso di denominare le strade è relativamente recente: in passato, per identificarle, era uso comune utilizzare la prossimità di chiese, di fontane, di giardini o di palazzi nobiliari particolarmente in vista.
Finalmente nel 1802, per volere del re Ferdinando di Borbone si ebbe una rigorosa regolamentazione delle targhe stradali mediante delle ordinanze regie ben precise, secondo le quali vennero per la prima volta stabiliti i criteri per la definizione delle indicazioni. Venne decisa l’altezza della targa, il materiale, la forma, i caratteri e, in prossimità di incroci, venne stabilito che il cittadino in qualunque angolo si fosse trovato avrebbe avuto sempre la possibilità di leggere il nome della strada alzando lo sguardo, installando quindi un’insegna per ogni angolo.
Ecco un estratto del testo legislativo borbonico che ci rende un’idea dell’attenzione rivolta alla toponomastica: “Questi cartelli nelle strade e nelle piazze saranno di marmo bianco, con cornice di marmo bardiglio, e le lettere saranno scolpite e ripiene di piombo. Ne’ vichi e ne’ luoghi men nobili, per evitarsi la spesa de’ marmi, i cartelli saran fatti nella stessa forma in mattoni inverniciati, bianco e bardiglio, e colle stesse lettere negre inverniciate , imitando i cartelli di marmo”.
Successivamente, nel 1889, il territorio del capoluogo viene diviso in urbano e suburbano, costituito rispettivamente da 8 e da 9 sezioni e a seguito di ciò verranno modificate o prodotte nuove indicazioni stradali.
Fra le innumerevoli e dotte citazioni storiche vengono prese in esame tantissime insegne stradali suddivise in categorie: ecco che passano in rassegna le targhe descrittive, la cui indicazione stradale è ripartita su diverse righe orizzontali, come “vicolo del forno alla piazza grande” o “cortile rimpetto Monteleone” o quelle riportanti oltre il nome della strada anche quello della sezione e della sotto sezione, come il caso di “via Messina marine”, di “corso Calatafimi” e di “corso dei Mille”.
Poi si citano simpaticamente le targhe errate, quelle imprecise o quelle di ignota ispirazione; quelle contenenti i cognomi anteposti ai nomi, come “via Errico Scipione” o via “Ugo Antonio” e infine i cartelli che rievocano una data storica il cui numero del giorno viene trascritto indifferentemente sia in lettere che a numeri romani, ma il caso più clamoroso è quello di “piazza XIII vittime” dove il numero delle vittime della soppressione operata dai Borbone a seguito della rivolta del 4 aprile 1860 in tanti modi può essere scritto tranne che in forma di numero ordinale.
Impossibile citare tutte le insegne, antiche e moderne, descritte minuziosamente dal prof. Di Liberto ma attraverso la spiegazione di esse è stata indubbiamente enucleata una parte, spesso poco nota ma ugualmente fondamentale, della storia della città: alla toponomastica è stata finalmente restituita l’attenzione che merita, ridonando il giusto valore al nome delle strade che in modo univoco identificano la città e i cittadini stessi.
Questa conferenza fa parte di un ciclo di eventi afferenti alla rassegna culturale “Primavera a Palazzo delle Aquile”, promossa dalla Presidenza del Consiglio del Comune di Palermo che prevede, nel ricco programma, visite guidate e animate, concerti, spettacoli e una seconda conferenza, il 2 maggio, dedicata alle donne nella toponomastica palermitana intitolata “Palermo femminissima”; tutti gli incontri sono ad ingresso gratuito.
CONVERSAZIONI - Storia ed evoluzione della toponomastica di Palermo raccontate da Mario Di Liberto
(ph. Carlo Guidotti)