(5 agosto 2015) – La ricca rassegna di eventi culturali, presentata ufficialmente il 14 maggio scorso, è stata ideata e realizzata dalla prof.ssa Lucia Vincenti, consulente del Sindaco per la promozione culturale e la realizzazione di eventi artistici, in collaborazione con l’Assessore ai Beni Culturali del Comune di Ustica, dott.ssa Vittoria Salerno e con l’Assessore alle Politiche giovanili Tania Licciardi.
Già da metà giugno sull’isola siciliana si alternano momenti di confronto culturale a spettacoli teatrali, concerti a visite guidate, laboratori per i più piccoli a presentazioni editoriali.
Il primo appuntamento è stato il 13 giugno al Museo Archeologico di Ustica che svela le sue bellezze ivi custodite; chiuderanno la rassegna dal 27 al 30 agosto il Sicily Web Festival e dal 3 al 7 settembre il Torneo di Tennis “4° Trofeo di Ustica”.
Tanti sono stati i protagonisti di questa prima parte della stagione, che ha proposto al pubblico eventi quali un ironico recital di poemi omerici di Carlo Barbera e gli attori Enzo Rinella, Sara Favarò e Lucia Vincenti accompagnati dal soprano Marta Favarò, dal tenore Fabrizo Corona, dalla pianista Alessandra Pipitone e dalla chitarra di Ferdinando Sclafani, in due diversi ed impegnativi esibizioni, “Concerto in ricordo di Paolo Borsellino” e “Dal ventre della terra”.
Uno spazio è stato riservato anche alla storia, il 22 luglio, con “Chiacchieriamo di... e sulla storia”, conferenza tenuta dalla prof.ssa Lucia Vincenti, dal prof. Vito Ailara e dal sottoscritto Carlo Guidotti.
La conversazione ha avuto luogo presso il Centro Accoglienza del Comune di Ustica alla presenza del Sindaco Attilio Licciardi e dell’Assessore Vittoria Salerno, Lucia Vincenti ha introdotto la delicata tematica oggetto dell’incontro, la Shoah siciliana, i protagonisti e il fenomeno della deportazione, che ha visto anche l’isola di Ustica un luogo protagonista di quella fase storica.
Durante il mio intervento sono state ripercorse le origini storiche del fenomeno della discriminazione nei confronti del mondo ebraico, che affondano le radici già nel 63 a.C. con la sottomissione della Giudea al dominio romano da parte di Pompeo. È stato presentato un breve excursus dei fatti storici salienti che rappresentano i cardini del fenomeno discriminatorio contro gli ebrei, comunità particolarmente presente, attiva e florida anche nella Palermo quattrocentesca la quale ebbe, nel suo tessuto urbano, un quartiere ad essa dedicato.
Nel mio contributo ricordo come già in quattro decreti del Concilio Lateranense IV del 1215 vi fossero delle disposizioni che, limitando talune libertà, già di fatto istituzionalizzavano le diversità razziali, fino al culmine della cacciata degli ebrei del 1492, anno del decreto di espulsione emanato dai re cattolici Ferdinando e Isabella.
Secoli dopo ben altre tragedie sociali attendevano il popolo ebraico e, insieme ad esso, tutti gli uomini, donne e bambini dichiarati semplicemente diversi, per razza, fede religiosa e costumi sessuali; siamo alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale e viene effettuato il censimento del popolo italiano con l’obbligo di autodenuncia per chi fosse ebreo.
Sarà questo il nodo cruciale con cui il regime tenderà ad inoculare il germe dell’antisemitismo nel sangue degli italiani che degenererà con le leggi antirazziali, l’arresto, l’internamento, la deportazione e la morte nei lager, la cosiddetta “soluzione finale”.
Tanti sono i protagonisti siciliani distintisi per la loro opera umanitaria e i cui profili sono stati delineati: Calogero Marrone, Vincenzo Lastrina, Giulia Florio, figlia di Ignazio e Franca, e Natalia Levi Ginzburg, celebre autrice di “Lessico famigliare”.
Nell’intervento della prof.ssa Vincenti vengono esplicitate le ragioni per le quali è necessario ancora oggi trattare questi temi apparentemente lontani ma purtroppo sempre attuali e ancora non del tutto conosciuti. La Vincenti è autrice, tra l’altro, di decine di pubblicazioni sul tema della deportazione e della Shoah che sono frutto di decenni di studi approfonditi su documenti originali inediti corredati da numerose interviste ai protagonisti diretti di quei terribili anni.
Lucia Vincenti, parlando della genesi della ricorrenza del “giorno della memoria”, si fa portavoce della richiesta di intitolazione di una strada in memoria della data del 16 ottobre, ossia “la data della partenza del primo convoglio degli ebrei verso luoghi da cui non si tornava più o da cui si tornava in condizioni disumane”: è il cosiddetto “sabato nero”.
Più di un migliaio di individui vennero catturati, fu proposto loro di essere liberati in cambio di un ingente quantitativo di oro; questo fu raccolto e consegnato, ma i cittadini vennero ugualmente catturati e spediti verso i campi di concentramento, era quindi l’inizio della fine.
La Vincenti è anche consulente sulla shoah del Sindaco di Favara, Rosario Manganella, con il quale, ha ricordato, di aver piantumato un albero dedicato a Calogero Marrone, favarese, all’interno del giardino dei giusti a lui dedicato. Fra i suoi ricordi vi è anche quello commosso di Nunzio Di Francesco, fiero partigiano e testimone attivo con la capacità di coinvolgere i più giovani in maniera davvero unica.
A seguire l’intervento di Vito Ailara, Presidente del Centro Studi e Documentazione di Ustica, che ripercorre la storia dell’isola di Ustica attraverso il fenomeno della deportazione ricordando come Ustica sia stata più volte nel corso della storia luogo di confino.
Vi è stato il fenomeno del 1911, poi quello del 1915 e poi quello del 1941 quando Ustica fu uno dei campi di internamento dedicato soprattutto agli slavi ed alle persone giudicate particolarmente pericolose, la cui razione alimentare giornaliera documentata era di circa 236 grammi di alimenti più 20 grammi di carne con l’osso a settimana.
E vivo è ancora il ricordo di queste persone nella mente di Vito Ailara che ne ricorda qualche episodio; essi nel giugno del 1943 vennero trasferiti in altri campi per poi morire o disperdersi verso altri luoghi non noti. Il confino nella visione letteraria che abbiamo non è propriamente un’invenzione del Fascismo ma è un elemento già presente nella storia, cito ad esempio il caso di Giuseppe Reggio e Grugno Principe di Aci, deportato ad Ustica nel 1811 alla vigilia dell’adozione della Costituzione.
Vittima del confino ad Ustica fu anche Antonio Gramsci: Ailara racconta con dovizia di particolari l’esperienza di Gramsci e di come di fatto l’unione di tanti prigionieri politici riuniti tutti insieme abbia dato luogo ad una involontaria ed inaspettata grande convention antifascista che divenne presto un vero e proprio organismo sociale con compiti ben definiti mirati alla sussistenza della stessa; nei mesi successivi si ebbe modo di organizzare la mensa, la chiesa, la biblioteca, lo spaccio cooperativo e financo una piccola banca, la cui costituzione fu bloccata sul nascere.
Dopo il racconto delle giornate di Gramsci trascorse ad Ustica l’incontro volge al termine e la prof.ssa Vincenti, ringraziando il pubblico, auspica per la prossima stagione di organizzare un grande convegno su questi temi poco conosciuti e meritevoli di un profondo approfondimento.
CONVERSAZIONI - "Chiacchierate di... e sulla storia", a Ustica una conferenza sulla Shoah in Sicilia
(ph. Carlo Guidotti)