(21 luglio 2015) – Giunge alla V° edizione la manifestazione “Termini Romana”, una grande rassegna di eventi culturali che permettono di far luce, dal punto di vista storico, culturale e sociale, sulle radici romane della città siciliana di Termini Imerese.
Da cinque anni l'Associazione Termini D'Amuri si impegna con gran successo alla realizzazione di questo appuntamento ormai immancabile che anche quest'anno ha regalato grandi novità e numerose sorprese.
Organizzata in collaborazione con l'Associazione Sicilia Antica Termini Imerese, “Termini Romana” ha esordito il 13 luglio presso la Camera Picta, sede del Municipio termitano, con alcune letture a tema di Mimmo Minà e Sergio Monachello tratte dal libretto “Storie antiche di Stesicoro e Stenio” di Roberto Tedesco; nei giorni successivi si sono alternate, fra le altre, attività laboratoriali per i più piccoli, incontri e una conversazione tenutasi in barca sull’arte della navigazione nel Mediterraneo antico.
Riservato alla serata del 17 luglio è l'evento “Cena romana all’anfiteatro”, interessante momento di incontro per scoprire le tradizioni enogastronomiche degli antichi romani e di come una parte di esse siano ancora in uso presso l'uomo contemporaneo. Nella prima parte della serata presso il Chiostro delle Clarisse si è tenuta una interessante conferenza sull'alimentaziome degli antichi romani e sul loro rapporto con il cibo: la conversazione è stata a cura della dott.ssa Francesca Oliveri, archeologo della Sezione archeologica Soprintendenza del mare che, a fianco di Alfonso Lo Cascio, della Presidenza regionale di Sicilia Antica, ha delineato un attento e dettagliato quadro storico arricchito da numerose citazioni e dall'ausilio della proiezione di slides.
Pensando al Satirycon di Petronio, ed alla sua riduzione cinematografica di Federico Fellini, si è approfondito il tema dell'abbondanza e della ricchezza tipica della tavola dei ricchi patrizi romani ai tempi di Nerone, la cui "frenetica e audace curiosità culinaria" generò abbondanza e una voglia di sperimentazione che inevitabilmente porterà alla luce nuovi sapori e nuovi aromi scaturiti da una rinnovata composizione degli ingredienti primari.
Ma, di contro, "la cucina della Roma arcaica poteva definirsi invece frugale, una dieta mediterranea che prevedeva il consumo quotidiano di cereali, legumi, verdura e frutta, che oggi risulta di grande attualità" spiega la dott.ssa Oliveri; altro tema trattato è stato quello relativo all'analisi delle rotte dei traffici commerciali che consentivano l'ingresso nelle coste italiane di alcuni generi alimentari indispensabili quali l'olio, il vino e il celebre garum, "la particolarissima salsa di interiora di pesce , il condimento per eccellenza della cucina romana, noto anche per le sue proprietà terapeutiche".
Nell'età arcaica, continua Francesca Oliveri, l'alimentazione principale era costituita da alimenti come il farro, l'orzo, i legumi, le uova e le verdure, talvolta un po' di pesce o un po’ di carne di pollo o di maiale, alimenti generalmente conditi con il garum. Otium e negotium, la cucina interessa tutti trasversalmente, non solo chi si poteva permettere l'otium ma anche chi si doveva occupare del negotium, persino gli schiavi mangiavano in pratica le stesse pietanze dei padroni.
Per ciò che concerneva le bevande si verificava la necessità, già in uso nel periodo greco, di non bere mai il vino liscio, in quanto si miscelava sempre con dell'acqua un po' per temperarne il forte gusto appena fermentato e un po' per abbassarne l'eccessiva gradazione alcolica che altrimenti non avrebbe consentito una piena lucidità durante la conversazione con i commensali nelle lughe cene; alle donne era per legge proibito bere vino secondo il "Mos Maiorum" e addiruttura l'uomo, il marito, o un familiare, godeva dello "ius osculi", ossia il diritto del bacio, mediante il quale ci si sincerava che la donna non avesse bevuto.
Col tempo il vino comincia a comparire più con costanza sulle tavole divenendo strumento non per condurre all'ebbrezza bensì "era semplicemente un accompagnamento utile per stimolare la saggezza e una conversazione un po' più sciolta, più elegante, e più disinvolta"; fra le bevande alcoliche straniere vi era la birra, prodotta ed utilizzata esclusivamente in Egitto, il sidro, in uso nelle popolazioni celtiche, a Roma invece veniva prodotto un tipo di vino dolce molto simile all'odierno passito. Per ciò che riguarda le metodologie di cottura, la dott.ssa Oliveri spiega come le carni venissero prima bollite e poi arrostite, tale scelta culinaria, non si sa se adottata per motivi di igiene o semplicemente di gusto, era usata anche per la cottura del pesce.
Non esisteva ancora lo zucchero e i dolcificanti erano i chicchi di uva passa lasciata macerare a lungo, il miele o la frutta, soprattutto i fichi; è probabile, se si pensa ad uno scritto di Giovenale, che ci potesse essere l'uso di condire la neve, conservata nella paglia interrata, proprio con questi dolcificanti naturali, creando un dessert antesignano del più moderno gelato alla frutta.
Termina così l'affascinante conferenza in cui si svelano alcuni principi gastronomici fondanti le nostre tradizioni culinarie; come non terminare questo approfondimento se non accingendosi a gustare una succulenta cena tipica dell'antica Roma fra gladiatori, tribuni, senatori e schiavi ?
Tutti gli ospiti hanno avuto la rara occasione di apprezzare quindi un menù dell'antica Roma, servito senza l’uso della forchetta, su stoviglie in ceramica realizzate a mano per l’occasione e rigorosamente suddiviso nelle tre tradizionali parti quali la "Gustatio", la "Prima Mensa" e la "Secunda Mensa", composte rispettivamente dalla "frittatine di Apicio", "olive di Lilybaeum", "uova di Hercules", "cetriolini al bino madens", i "formaggi del pastore di Agrigentum", "polpo del mare nostrum", pane e focaccia; a seguire la "zuppa di ceci al garum", "puls di cereali alla trinacria", "bocconcini di carne al nettare degli dei" e il "porcellus phaedri"; per terminare con "datteri e fichi di Cartagine", "uva e mele" e "dolci di Thermae Himerenses". Durante la cena, in cui non sono mancati "vinum et acqua", il pubblico ha assistito alle "Symphoniae", esecuzioni di musiche e danze, ai "Ludi scaenici", declamazioni di brani letterari e ai "Ludi Gladiatorii", combattimento dal vivo fra due gladiatori.
Una piacevole serata culturale all'insegna della storia, del cibo e dello spettacolo, tutti elementi fusi insieme in un sapiente unicum tessuto da Sicilia Antica, storica associazione culturale che da decenni si occupa magistralmente della diffusione della conoscenza della Sicilia e di ogni sua sfaccettatura e da Termini D'Amuri che, nella figura del suo Presidente dott. Mauro Marino, si impegna per la valorizzazione e la condivisione del patrimonio storico ed artistico del territorio.
La rassegna “Termini Romana” ha avuto come ultimo appuntamento, il 19 luglio, una grandiosa rappresentazione scenica presso il teatro all’aperto del Kalos – Belvedere nella quale si è ripercorsa la storia di Termini Imerese romana con particolare attenzione alla figura del giovane Cicerone e del fondamentale ruolo che ebbe proprio in quegli anni.
L'appuntamento si rinnova per la sesta edizione: Ad Maiora!
CONVERSAZIONI - Rassegna 'Termini Romana', conferenza sull'alimentazione nell'antica Roma e cena a tema
(ph. Carlo Guidotti)