A conclusione dell’incontro svoltosi nella chiesa di Sant’Ernesto a Palermo in cui è stata presentata l’Associazione “Amici di Gregorio”, che ha lo scopo di far conoscere la figura e la vita di Gregorio Fasulo, giovane palermitano morto nel 1945, per diffonderne le doti di santità, abbiamo chiesto alla nipote Caterina Zabbia e a suo marito Marcello Fedele di illustrare la figura di Fasulo e le finalità dell’associazione a lui intitolata.
Caterina Zabbia, innanzitutto, lei ha conosciuto il suo familiare Gregorio?
Per motivi anagrafici non era possibile, tuttavia ne ho sentito sempre parlare in famiglia da mia nonna e da mia madre, da altri parenti che sono ancora in vita, da amici e da tante persone che lo hanno conosciuto.
Che giudizio ne ha tratto?
Certamente di una persona buona e santa, di un uomo di fede che ha amato Dio in ogni momento della sua vita col grande desiderio di mettersi alla sequela di Gesù attraverso la preghiera e l’Eucarestia il cibo della sua anima.
Quali tratti significativi emergono dalla sua vita?
Lo zio visse in una Palermo tra le due guerre in un contesto economico duro ma non povero, in cui imparò il lavoro di sarto e militò nella Conferenza di San Vincenzo de’ Paoli, si dedicò ai poveri che confortò con visite domenicali insieme a mio nonno, donando loro sia il conforto spirituale sia i piccoli risparmi frutto delle sue privazioni.
E dal punto di vista spirituale?
La nostra famiglia viveva una religiosità autentica nella quale emerse la figura della sorella Oliva che divenne suora delle Figlie della carità di San Vincenzo de’ Paoli e con la quale intrattenne un rapporto epistolare molto intenso, che abbiamo conservato e pubblicato nel libro “Gregorio: un fiore cresciuto sulle zolle del Calvario” edito da Edizioni La Zisa.
Che cosa l’ha colpito del racconto che le è stato fatto?
Due cose: il modo in cui a vent’anni accolse e accettò la grave malattia cardiaca che lo colse e il modo in cui è stato conservato il suo ricordo dopo la morte. Un giovane “timorato di Dio” - come si diceva un tempo - che seppe accettare con fede di non potere fare parte dell’Ordine dei Padri Agostiniani.
Come è nata la decisione di scrivere la sua storia?
Era un’idea che coltivavo da tempo alla quale sono stata incoraggiata dai Padri Agostiniani che affermavano che la vita dello zio Gregorio è stata una bella testimonianza per le giovani generazioni. Sono poi stata stimolata dal mio parroco Carmelo Vicari che me ne ha fatto cogliere l’importanza, non quella editoriale o meramente divulgativa, ma quella spirituale per la testimonianza che ne poteva venire alla mia persona, alla mia famiglia e a quanti ne conservano il ricordo. Desideravo che la sua figura non rimanesse sotto il moggio, ma risplendesse sul candeliere per far sì che la luce della vita di Gregorio, illuminata dalla Grazia di Dio, fosse visibile a tutti noi.
Chiediamo ora a Marcello Fedele cosa è accaduto in questo ultimo anno dopo la presentazione del libro.
Il fatto più rilevante è successo dopo che la biografia di Gregorio era stata inviata a Roma al Padre Luigi Pingelli, Priore provinciale degli Agostiniani Scalzi che l’aveva accolta molto positivamente e ne aveva addirittura formulato una presentazione pubblicata come arricchimento del testo. Da lì la decisione che della sua vita si parlasse nel corso del Convegno intitolato “Anno della santità dell’Ordine: Santi nell’amore” svoltosi a Roma dall’11 al 13 settembre 2018 presso la Curia Generalizia degli Agostiniani Scalzi. Vi abbiamo partecipato anche noi e l’accoglienza che ci hanno riservato i Padri agostiniani è riuscita anche a superare l’emozione di parlare in pubblico dello zio Gregorio.
Ma poi si è inserito padre Dennis Duene Ruiz, Postulatore generale della causa dei santi della Curia generalizia degli Agostiniani di Roma. Come è accaduto?
In quella occasione abbiamo avuto il piacere di conoscerlo; era la prima volta che sentiva parlare di Gregorio, ma mostrò subito molto interesse per la storia del giovane e ci invitò ad impegnarci per diffonderne la conoscenza. Nel salutarci, poi, ci promise che sarebbe venuto a trovarci a Palermo.
E poi?
Di ritorno da Roma informammo Padre Giuseppe Turco agostiniano del Convento Santa Maria La Reale di Palermo e con lui concordammo di organizzare un incontro per parlare di Gregorio con alcuni Terziari Agostiniani che in quel fine settimana avevano programmato un ritiro nel Centro Agostiniano de La Rocca.
Chi sono?
Si tratta di un gruppo di laici che opera nella Parrocchia della Consolazione di Palermo attualmente diocesana, ma che per lungo periodo era stata affidata alle cure dei Padri agostiniani; con loro ci siamo intrattenuti a parlare a lungo della vita di Gregorio e la sua conoscenza ha suscitato anche in ciascuno di loro vivo interesse e partecipazione.
Torniamo a Padre Dennis. Come andò l’incontro con lui?
L’incontro a Palermo avvenne il 18 ottobre 2018 e fu una preziosa opportunità per approfondire il senso di ciò che stava accadendo. Nell’occasione ci premurammo di fare incontrare il Padre postulatore con alcuni parenti che hanno conosciuto direttamente Gregorio per consentirgli di potere raccogliere le loro testimonianze. Successivamente ci siamo riuniti insieme a Padre Rechie, Priore della Chiesa di San Gregorio al Capo, Padre Giuseppe Turco, Mons. Carmelo Vicari ed un nutrito gruppo di parenti e amici per proporre ulteriori testimonianze e sensazioni suscitate dalla conoscenza della via di Gregorio.
Quali altri fatti sono accaduti?
Padre Mario Genco, nostro compagno di cammino nella storia di Gregorio, era stato trasferito dalla Chiesa dell’Itria di Marsala dove lo avevamo conosciuto a Genova; così ché quando abbiamo saputo che sarebbe venuto a Trabia nello scorso mese di febbraio per partecipare ai festeggiamenti in occasione del centenario della nascita di fra Andrea Tonda, un Agostiniano oggi Servo di Dio, la cui tomba si trova nella Chiesa madre di Trabia, sua città natale, siamo andati a trovarlo. Padre Genco, nel corso del Triduo di preghiere dedicato a fra Andrea nella Chiesa di Santa Oliva, ha citato pure Gregorio. Anche in quella occasione la reazione di chi ascoltava è stata particolarmente favorevole al punto che i familiari ed i concittadini di fra Andrea si sono stretti intorno a me e Caterina in un abbraccio quasi di gemellaggio chiedendoci di andarli a trovare spesso. Ma la storia non finisce qui.
E come prosegue?
Un altro significativo e bel momento è accaduto a marzo scorso nella Parrocchia Nostra Signora della Consolazione di Palermo. Per una settimana si sono svolti una serie di incontri sul tema della santità come misura alta della vita cristiana ordinaria, nel corso dei quali sono stati offerti alcuni modelli di santità come: Santa Rosalia, Piergiorgio Frassati, Madre Carmela Prestigiacomo, Padre Pino Puglisi ed il 28 marzo scorso, giorno nel quale si è parlato in questo contesto di S. Agostino, è stata presentata anche la figura di Gregorio Fasulo. È stata una circostanza molto importante perché ci fa fatto toccare con mano come l’interesse per questa storia si stia diffondendo ben oltre le nostre capacità organizzative.
Quali sono gli impegni previsti per il futuro?
Il prossimo è fissato il giorno 4 maggio nella Chiesa della Madonna delle Grazie di Corleone ed un altro è in fase di organizzazione presso i Padri agostiniani della Rocca. Ma l’appuntamento più importante e per il quale stiamo già lavorando è quello del 1° centenario della nascita di Gregorio che ricorderemo il 14 febbraio 2020.
Ci parli adesso dell’associazione.
La costituzione dell’Associazione “Amici di Gregorio” si è resa necessaria per non disperdere quanto emerge dal lavoro che stiamo svolgendo. Serve per organizzare eventi, ma anche per raccogliere materiale, testimonianze e ricordi. È uno degli strumenti pensati. Ora sarà necessario aprire un sito ove illustrare dettagliatamente la vita di Gregorio e quello che sta generando. Invitiamo poi tutti coloro che lo desiderano a contattare l’associazione tramite telefono: 3683772222 oppure 3493284641 o anche per posta elettronica scrivendo a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. Poi penseremo al resto, ma questo è sotto la vigile tutela di Padre Dennis.
E in definitiva cosa si può dire di questa storia?
Anche se il nostro compito nella vita è quello di seminare senza avere la pretesa di raccogliere i frutti, dobbiamo, tuttavia, rilevare come la conoscenza della vita dello zio Gregorio abbia già suscitato in molte persone sentimenti di apprezzamento e simpatia nei confronti di questo giovane che in tanti hanno iniziato ad avere come compagno di preghiera. Ma ciò che più conta è quello che sta generando nella nostra famiglia e in ciascuno di noi. Nella riunione svolta a sant’Ernesto il parroco diceva che l’incontro con la personalità di Gregorio lo aiutava a fare meglio il sacerdote. Questo è vero per ognuno di noi ed ecco perché la santità di Gregorio ci è utile. Perché è alla portata di tutti e tutti vi siamo chiamati. E poi concludo con le parole del salmo 127: “Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori”. Questo risulta chiarissimo dalla vita di Gregorio. Ora lui ci chiede e ci aiuta perché sia vero per ciascuno di noi.