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(23 aprile 2014) – La notizia va annoverata tra quelle che lasciano un segno inequivocabilmente positivo e fanno ben sperare. Vi sono molteplici ragioni per non lasciare margini di sorta al dubbio e cercare a tutti i costi sintomi di criticità. E, giusto per fare subito chiarezza, non è un giudizio che nasce e prende forma in forza di momentanee emozioni o di un pur legittimo campanilismo. Gangi è il più bel borgo di un'Italia ovunque bellissima. Lo ha sancito il web voting promosso dal programma televisivo “Alle falde del Kilimangiaro”, che lo ha portato avanti in collaborazione con l’Associazione Borghi d’Italia, per attribuire la palma di “Borgo dei Borghi”. Licia Colò e Dario Vergassola hanno incoronato la cittadina delle Madonie nella puntata televisiva andata in onda la scorsa domenica, a cui è andato uno share altissimo, quando sono stati comunicati i risultati e presentati i 20 comuni scelti in rappresentanza delle 20 regioni d’Italia.
Alle Madonie, viste nell’insieme del paesaggio e nel dettaglio dei paesi situati tra mare e monti di quest’angolo di Sicilia, abbiamo dato sin dall’inizio delle nostre pubblicazioni online il risalto che merita per la bellezza della natura e l’eccellenza delle opere d’arte e architettura realizzate dall’ingegno umano. Ne abbiamo raccontato storie di paesi e persone con gli articoli firmati da me, Nuccio Lo Castro, Giuseppe Antista, Giuseppe Lupo, Giuseppe La Russa, Mario Li Puma, Sergio Marino; con Francesco Bongiorno ne abbiamo scritto vedendone e documentandone in prima persona eventi e figure dell’attualità culturale gangitana.
Ebbene, il lungo percorso nei secoli di Gangi è indicativo della particolare evoluzione della storia della Sicilia. Qui, infatti, l’epoca medievale assume caratteristiche originali e differenti rispetto all’esperienza dei comuni dell’Italia centrale e settentrionale. In Sicilia il Medioevo è il tempo di un continuo intreccio di popoli alternato al susseguirsi dei conflitti intercorsi per ricavarne le risorse della terra e assumere il controllo dell’isola posta al centro del Mediterraneo, cioè di una posizione geografica che riveste grande importanza strategica e commerciale soprattutto prima della scoperta dell’America. Ed è questo il momento in cui si assiste al tentativo delle famiglie potenti di allargare oltre il proprio contesto territoriale domini e influenze, puntando l’occhio al resto della Sicilia con ambizioni egemoniche. Lo si capisce, del resto, studiando il tragitto della famiglia Ventimiglia, che sulle Madonie ha lasciato impresso il segno della propria potenza.
Non si può non tenere nel giusto conto questa sintetica premessa storica per cogliere il valore della vittoria di Gangi in quanto “borgo più bello d’Italia”, proprio perché ne discendono non poche conseguenze intorno allo stesso significato della parola “borgo” che identifica la manifestazione e alle opportunità economiche e turistiche che ne fanno parte grazie all’esposizione pubblica data dal titolo.
Questo riconoscimento premia Gangi e le Madonie, ma mette in risalto pure la Sicilia di fronte al mondo. E non è meno significativo che le prime 4 posizioni sono state conseguite da borghi meridionali e insulari: nell’ordine Gangi ha preceduto Bosa (Sardegna), Santa Severina (Calabria), Acerenza (Basilicata). Senza spingere ed enfatizzare oltre misura questo dato frutto di una competizione telematica, in qualche modo vi si scorge un Mezzogiorno d’Italia che reclama a gran voce il proprio posto nell’oggi della storia per indirizzare il progresso secondo le linee di un protagonismo privato e pubblico ispirato dal bene comune.
Attraverso il racconto televisivo del programma “Alle falde del Kilimangiaro” è stato fissato in parole e immagini un promemoria da non dimenticare mai, perché dice senza retorica in cosa consiste veramente la forza dell’Italia che vince le sfide di ieri e di oggi con la dignità degli uomini liberi. La si può riassumere nel fatto, come è stato dichiarato dagli stessi cittadini di Gangi, che il “cuore dei gangitani” è pieno della fierezza del proprio passato perché ricco di tradizioni vive che si rinnovano per conservare cultura contadina, antiche arti e vecchi mestieri come elementi primari dell’economia.
La forza dell’Italia che vince si accresce quando i cittadini percepiscono il valore delle proprie azioni private come consistenza della vita pubblica vissuta insieme in vista di un bene più grande, senza delegare così a signorotti e caste di vario tipo la costruzione giorno per giorno del futuro. Questo criterio essenziale del vivere civile vale a Gangi e in tutti i borghi piccoli e grandi d’Italia. E del resto, non è vano ribadirlo in questo periodo difficile, il principio dell’unità nel bene tra le persone rimane ancora il presupposto perché la vera bellezza di paesaggi e opere duri nel tempo.