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(24 ottobre 2013) – Alla Sicilia è stata dedicata la recente puntata di “Ulisse: il piacere della scoperta” andata in onda sabato 19 ottobre su Rai Tre.
“Splendori di Sicilia”, questo il titolo, è stato un racconto dettagliato delle innumerevoli bellezze di arte e cultura presenti in quest’isola al centro del Mediterraneo. Alberto Angela le ha poste in risalto mostrandone significati e valori attraverso una precisa documentazione di contenuti ed episodi articolati lungo il corso della storia universale; appunto al modo di un “Grand Tour” effettuato con l’insieme di prerogative e tecnologia dei nostri giorni che ha reso efficace e suggestiva l’intera narrazione. Ed è stato un viaggio tra gli «splendori» siciliani iniziato e concluso sul monte Etna. E non a caso, del resto, visto che qui si saldano in molteplici versi gli intrecci tra natura e cultura di un paesaggio valutato dall’Unesco patrimonio mondiale e ritenuto meritevole di particolari attenzioni e promozioni.
Alberto Angela ha portato in Sicilia redazione e telecamere del suo “Ulisse”, percorrendola quest’estate in lungo e largo. E la notizia di questo viaggio già da mesi destava interesse e attesa. Ci sono soltanto mille buoni motivi per essergli grati e riconoscere l’eccellenza divulgativa del documentario andato in onda. E sono motivi che hanno a che fare con il profilo alto di una divulgazione scientifica interrelata con le dimensioni quotidiane dell’esperienza.
Sì, perché il tracciato lungo della storia siciliana ci ha consegnato ragioni ed emozioni vere. Le abbiamo colte nella coerenza del racconto giornalistico, ne abbiamo parlato in molti nelle conversazioni fatte tra amici o sui social media e abbiamo messo così a tema questo mosaico straordinario di arte, natura e cultura che compone il sottofondo di popoli arrivati in questa terra, dove hanno posto la loro dimora nello scorrere del tempo. Ed è questo un aspetto decisivo del discorso svolto nella puntata di “Ulisse” per descrivere la Sicilia. Parole e immagini sono state capaci di incastonare natura e cultura di quest’isola situandole nell’evoluzione senza soste delle ere geologiche e nel controluce del tragitto umano nei millenni. In effetti, la storia siciliana è stata attraversata spigolando con puntiglio metodologico tra le vicende e i contesti che l’hanno segnata nei secoli e resa riconoscibile per sempre. Ed il racconto è arrivato fino a Thea, la donna i cui resti fossili sono stati ritrovati nella Grotta di San Teodoro ad Acquedolci e sono oggi conservati al Museo Gemmellaro di Palermo.
Paesaggi e opere hanno trovato adeguata collocazione in una rassegna che ha consentito di vederne il posto singolare nello spazio generale del territorio e del tempo. Ed ecco apparire sul palcoscenico della storia cartaginesi e romani alle Egadi durante la prima guerra punica, templi e teatri di derivazione greca e romana, mosaici antichi della Villa Romana del Casale di Piazza Armerina e medievali della Cappella Palatina di Palermo e della Cattedrale di Monreale, il barocco spagnoleggiante del Sette-Ottocento, le sale del Gattopardo nella versione cinematografica diretta da Luchino Visconti che hanno accolto il ballo magnifico di Burt Lancaster e Claudia Cardinale a Palazzo Valguarnera Gangi. E molto altro, perché ogni dettaglio è stato posto nel circolo d’un collegamento e d’un ragionamento. In fondo, sabato scorso ci è stato ricordato che natura e cultura sono le dimensioni perenni di una storia senza fine che tiene insieme il destino di persone e popoli. Ecco perché, mettendo nel conto tutti i chiaroscuri della bellezza e dell’umanità, splendori e storia della Sicilia giungono diritto al presente dei nostri giorni e all’attenzione delle nostre vite.