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(18 novembre 2013) – Piccola Atene è un racconto ambientato in Sicilia, cioè nel Nisseno come suggerisce subito il titolo di precisa ispirazione sciasciana, scritto da Salvatore Falzone e pubblicato nel 2013 con i tipi della casa editrice Barion. Qualche giorno fa chi scrive ne ha parlato insieme all’autore in un’interessante conversazione che si è tenuta ad Alcamo. A questo volume, tra l’altro, sono state già dedicate molte recensioni e presentazioni. La prossima si terrà a Palermo proprio oggi all’Istituto Arrupe; ne discuteranno Mirella Agliastro e Salvatore Taormina (qui una scheda dell’evento) in un incontro organizzato dal nostro giornale insieme al centro culturale “Il Sentiero” di Palermo. Si tratta di una storia di genere “noir” imperniata con piglio originale intorno ai rapporti di potere e alla massa di denaro posta in circolo da un nuovo imponente centro commerciale costruito e inaugurato al centro dell’isola del Mediterraneo. Il filo conduttore del giallo è tenuto da un giovane laureato e blogger di nome Gaspare Lazzara, il quale si trova ad affrontare le trame oscure decise e tratteggiate da un “sistema” che cerca il punto migliore di equilibrio su cui poggiare la realizzazione dei propri affari.
Piccola Atene è un racconto articolato con cura in 23 brevi capitoli che offrono una narrazione gradevole, suggestiva e ordinata in modo tale da assecondare l’incalzare delle vicende evidenziandone descrizioni ed emozioni. Le parole sono importanti, come vi è detto più volte, e sono dosate con attenzione estrema nel dipanarsi di un periodare brillante che dà conto di un intreccio avvincente di situazioni. Non a caso, infatti, l’invito alla lettura è stato proposto al pubblico con questa sintesi: «Un noir ambientato qui e oggi, al centro dell’Isola mediterranea che fa da estrema periferia dell’Europa. Un romanzo che svela le impalpabili dinamiche e le conniventi articolazioni del potere attraverso le avventure di un detective per caso, che scivola sul vischio di una provincia in cui si agitano poteri più forti di quanto si possa immaginare».
Ci sono molteplici motivi per leggere questo racconto di Falzone e ragionare sulle questioni che s’intravedono nel controluce narrativo. Vi compare la mafia e la lotta a volte ambigua combattuta attraverso parole che non raggiungono la realtà della vita. Ma c’è altro. Intanto, si tratta di una storia il cui contesto letterario di personaggi e cose è tratto dai nostri giorni. Certo, si avverte in Piccola Atene la presenza autorevole della letteratura nata in Sicilia tra Otto e Novecento e che la Sicilia pone come orizzonte di storie e interpretazioni del mondo. È inevitabile pensare alle atmosfere siciliane distillate nelle pagine senza tempo di Leonardo Sciascia che restano per sempre e per tutti nel volume A ciascuno il suo, alla visione pessimistica della vita che ci hanno lasciato Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa e quel capolavoro di Luigi Pirandello, I vecchi e i giovani, che riflette sui risultati politici e sociali prodotti dal Risorgimento guardandoli con pena e rammarico per via dei non pochi scandali rubricati nella cronaca dei primi decenni seguiti all’unificazione.
A quest’Italia che non mantiene le promesse di un pur possibile riscatto del Mezzogiorno Falzone si riferisce quando la scena del racconto ha i riflettori puntati sul pantheon dei siciliani illustri, cioè quando il “detective per caso” Gaspare Lazzara giunge nella chiesa di San Domenico a Palermo e vive un episodio di particolare intensità. Qui l’attenzione di Falzone si ferma e indugia sulla figura di Emerico Amari. E i motivi di tale scelta, in fondo, si possono intuire. Emerico Amari, studioso e professore di diritto conosciuto quale protagonista della vita culturale e politica palermitana di metà Ottocento, è un liberale antiborbonico e patriota che nasce nel 1810 e muore in un giorno decisivo del 1870, appunto il 20 settembre, che è ricordato come la data della presa di Porta Pia. Con un nome e rapide didascalie, allora, troviamo tra le pagine di Piccola Atene riferimenti di valore storico che tengono in relazione il passato e il presente di questa terra e ne proiettano lungo il corso dei secoli le principali questioni di un progresso mancato. Quello di Emerico Amari è un nome di riguardo, perché se ne porta dietro altri e ci consegna una lettura aperta del percorso risorgimentale riferito alla Sicilia, soprattutto alle premesse di libertà e giustizia avvertite e promosse intorno al 1848. Attraverso la narrazione svolta nel chiaroscuro del pantheon palermitano, fanno capolino altre figure eccellenti come Gioacchino Ventura, Francesco Crispi, Gaetano Daita, Carlo Giachery. E ognuna di esse conduce a ragionare sull’Italia e sulla posizione politica ed economica assunta dalla Sicilia fino a oggi.
È noto che «Piccola Atene» corrisponde a una locuzione con cui si identifica Caltanissetta grazie a Leonardo Sciascia e al periodo culturale intenso della prima metà del Novecento, cioè quello che porta i nomi dello stesso scrittore siciliano e, tra gli altri, di Vitaliano Brancati, Stefano Vilardo, Massimiliano ed Emanuele Macaluso, Rosario Assunto. La postfazione di Enzo D’Antona ne mette in risalto e documenta il valore intellettuale e civile. Ebbene, questa «Piccola Atene» di Falzone esprime nella trasparenza delle scene letterarie e dei paradossi l’assenza di quella gente resa forte dall’energia di un desiderio di giustizia e di bene comune, di quei volti e nomi che a una città situata al centro della Sicilia hanno conferito un’identità di popolo riconoscibile anche sul piano sociologico. L’unica volta in cui appare nel racconto un’immagine di gente raccolta insieme è, appunto, nel chiuso del centro commerciale nel giorno drammatico da cui prende avvio il giallo. Poi mai più. Ma è un’immagine di gente che non parla insieme con una voce sola e non sente la forza della propria storia: si avverte la tragedia dell’anonimato, della solitudine di persone che non guardano al volto del prossimo scorgendone nel presente il tessuto comune della memoria. Forse, questa «Piccola Atene» va colta nel riferimento a quella comunità storica di volti illustrati e storie raccontate dallo stesso Falzone in un pregevole volume del 2008 edito dal Centro Cammarata attraverso le Edizioni Lussografica e che si apre con una presentazione di Massimo Naro. Il tempo di una fotografia. Istantanee d’epoca a San Cataldo, questo il titolo, resta per sempre e per tutti l’immagine di una comunità che attraversa insieme le prove della storia e insieme vive nel presente senza paura e mostrando al mondo nomi e volti di persone libere.