Domenica 2 aprile 2017, alle ore 18.00, presso l'Auditorium dell'Istituto Gonzaga di Palermo è stato presentato il libro di Luigi Giussani Dalla liturgia vissuta. Una testimonianza (Edizioni San Paolo 2016).
L'incontro è stato organizzato dal Centro Culturale Il Sentiero e sono intervenuti Padre Cesare Giraudo SJ - Pontificia Università Gregoriana, Mons. Francesco Braschi - Dottore della Biblioteca Ambrosiana e curatore del libro e ha coordinato Don Carmelo Vicari - Assistente diocesano della Fraternità di Comunione e Liberazione.
Padre Eraldo Cacchione SJ, preside del CEI, nel porgere i saluti ai relatori e ai convenuti si è detto convinto che l'incontro è occasione per una riflessione profonda sulla liturgia a partire dalla presentazione del libro.
Nel saluto introduttivo la dott.ssa Rosalia Pipia, presidente del Centro Culturale, ha voluto sottolineare il perché dell'interesse per un libro che tratta di liturgia citando il poeta T. S. Eliot che nei Cori da La Rocca scrive che c'è un luogo dove gli uomini possono essere "salvati a dispetto / del loro essere negativo; / bestiali come sempre, / carnali, / egoisti come sempre, / interessati e ottusi / come sempre / lo furono prima, / eppure sempre in lotta, / sempre a riaffermare, / sempre a riprendere / la loro marcia sulla via / illuminata dalla luce." Questa via va percorsa per "comprendere ogni azione della nostra vita perché ultimamente cosa ci può interessare di più se non comprendere questo?" e come affermava don Giussani "la liturgia vissuta è la strada della nostra moralità" infatti "la moralità cristiana non è altro che la conversione del cuore".
Don Carmelo Vicari ha voluto ribadire quanto è importante che un centro culturale parli di un libro di liturgia perché è evidente che c'è "un nesso tra la liturgia e la cultura che incide nel vivere sociale e nel tempo genera una civiltà". Ma c'è da capire "cosa può rendere la liturgia un'esperienza vissuta e quindi testimonianza, determinante per la vita e attraente" e, in questo tempo di cambiamenti epocali, quale contributo può portare alla crescita della nostra persona e dell'intera Chiesa una nuova edizione del testo di don Giussani.
Padre Cesare Giraudo nel suo intervento è andato al cuore della liturgia spiegando il significato dei vari momenti della celebrazione eucaristica. L'elemento fondante dell'economia della salvezza è Cristo morto e risorto ma "se Gesù non avesse istituito l'Eucaristia noi non potremmo attingere alla Redenzione". In chiesa, come diceva Giovanni Paolo II, con "gli occhi dell'anima torniamo al Calvario" e "oltre i condizionamenti di spazio e tempo torniamo sotto la Croce per morire nella morte di Gesù e torniamo alla tomba del Risorto per risorgere con Lui anche noi". P. Giraudo ha sottolineato come la Chiesa è il corpo mistico di Cristo e proprio attraverso la comunione con l'Eucaristia noi veniamo trasformati, una trasformazione che ha bisogno di essere continuamente rinnovata. La liturgia richiede, inoltre, una speciale partecipazione che non è il semplice ascoltare ma concelebrare, l'assemblea dei fedeli è concelebrante, "il sacerdote celebra in forza del suo sacerdozio ordinato e i fedeli in forza del sacerdozio comune a tutto il popolo cristiano".
Mons. Francesco Braschi, curatore della nuova edizione del libro di Giussani, rievocando anche l'esperienza dei suoi primi anni di sacerdozio, ha messo l'accento sulla preoccupazione che spesso hanno i preti di rendere attraente la messa. Proprio la lettura di questo libro gli ha reso chiaro che al fondo di questa preoccupazione c'è un presupposto non detto, l'idea che debba essere il prete a rendere la messa interessante, altrimenti è noiosa. In realtà, come Benedetto XVI ci ricorda, l'actio che si compie nella messa è l'azione di Cristo, "la messa non è una cosa vuota se non la riempiamo noi ma è piena dell'agire di Uno che è vivo". Bisogna riscoprire questo e, nel testo che raccoglie una serie di conversazioni tenutesi negli anni dal '63 al '73 successive alla riforma liturgica del Concilio Vaticano II, Giussani dice che "la liturgia nel suo senso più vasto è l'umanità resa consapevole dell'adorazione a Dio come il suo significato supremo e del lavoro come gloria a Dio". L'adorazione e il lavoro insieme come ha indicato s. Benedetto e se ci si mette all'ascolto della liturgia "impariamo che tutto il significato della vita sta nel riconoscere l'azione di Cristo per noi e questo cambia radicalmente la qualità della nostra azione". In modo provocatorio Giussani afferma che tutta la nostra vita, ogni gesto deve assumere la forma della messa, la messa come paradigma della vita secondo le parole di s. Paolo: "Sia che mangiate sia che beviate, sia che vegliate sia che dormiate voi siete di Cristo" e ancora "Nessuno vive per se stesso e nessuno muore per se stesso perché sia che viviamo sia che moriamo, viviamo e moriamo per il Signore".
Tutta la liturgia, dice mons. Braschi, "è la storia in sintesi di un Dio che continuamente si è proposto al suo popolo e da cui continuamente l'uomo scappa", la storia del popolo di Israele e della Chiesa nascente documentata nelle letture è la nostra storia e tutti i gesti della liturgia, come spiega don Giussani, richiamano la memoria, fin dal segno di croce iniziale che ci ricorda: "sei alla presenza della Trinità e Uno della Trinità ha dato la vita, si è messo in croce per te".
Al centro della liturgia l'Eucaristia "che è un cibo diverso, tu la mangi ed è lei che ti trasforma in se stessa, ti trasforma in Cristo". Senza questo non si potrebbe dire il Padre nostro e "la pace ce la scambiamo dinanzi a Colui che è la nostra pace per questo alla fine veniamo congedati e siamo cristofori, portatori di Cristo". Per mons. Braschi questo libro aiuta a "vivere la partecipazione alla liturgia come vocazionale, aiuta a capire chi siamo" in un paragone continuo con la vita di Cristo.
In ultimo don Carmelo Vicari ha voluto sottolineare ancora una volta che "in una realtà che ci frammenta sempre c'è un luogo in cui la realtà ci è data totalmente, in cui noi possiamo essere totali e questo è il principio della vera cultura, della civiltà perché è un principio di speranza".
Nell'immagine, da sinistra: Padre Cesare Giraudo SJ, Don Carmelo Vicari, Mons. Francesco Braschi (foto di Giovanni Caronia)