Claudia Fucarino, La Palermo delle donne. Guida a percorsi di altro genere, prefazione di Simonetta Agnello Hornby, Navarra Editore, 2013
Si può riscrivere la toponomastica di Palermo declinandola al femminile? Chiedetelo a Claudia Fucarino, cultrice di Palermo che ha curato per Navarra un testo originale e intrigante, La Palermo delle donne, sottotitolato Guida a percorsi di altro genere.
Da premettere che Claudia Fucarino, esperta culturale al comune del capoluogo dell’isola, dal 2012 collabora, per la Sicilia occidentale, con il Gruppo Toponomastica Femminile che ha l’obiettivo di far intitolare strade, piazze, luoghi urbani a donne.
Non stupisca perciò lo spirito, se non il contenuto, del suo libro che, diciamolo subito, è interessantissimo sia per le lettrici che per i lettori.
La Palermo delle donne può essere letto come una provocazione femminista (passi l’aggettivo oggi un po’ datato): una rivisitazione con gli occhi delle donne dei luoghi di quella città che i fenici chiamarono Zis, fiore, i greci Panormus, tutto porto, gli arabi, per onorarla, Balarm.
Ogni angolo, vicolo, viuzza che la Fucarino attraversa da esperta guida richiama personaggi femminili, non solo palermitani, o storie, le più varie, con al centro le donne. E così se ci si ferma alla Kalsa, uno dei quartieri arabi più ricchi di storia e tradizioni di Palermo, si rievoca la rivolta delle kalsitane nel 1770 quando, per ribellarsi alla tassa delle finestre –«una specie di IMU ante litteram», corsi e ricorsi storici… – le donne della kalsa accolsero il pretore in carrozza mostrando il lato b con urla e manate di fango tanto da indurlo alla fuga; se si fa una sosta dalle parti di via Alloro e si sceglie di visitare l’Abatellis, la Galleria più prestigiosa della Sicilia, ecco emergere la figura di Eleonora d’Aragona, il cui busto di Francesco Laurana è il pezzo scultoreo di maggior rilievo del museo; se percorrendo via Maqueda appare il Palazzo Sant’Elia torna alla memoria la tragica storia d’amore di Giulia Trigona di Sant’Elia, dama di corte della regina Elena, col barone Vincenzo Paternò del Cugno, storia dall’epilogo sanguinoso: il sangue della bella nobildonna colpita a morte in un alberghetto di Roma dal geloso e disperato barone; se si giunge alla “Marina” una delle più celebri porte della città, porta Felice, ricorda donna Felice Orsini, di nobiltà papalina e non comune spessore morale, moglie ripetutamente tradita dal viceré Marcantonio Colonna.
Né sono poche le curiosità, sempre legate a figure femminili e a luoghi della città. Una su tutte la nascita dei “frutti di Martorana”. Quando nel giugno del 1537 Carlo V si recò a Palermo le estrose monache benedettine del monastero voluto da Eloisa Martorana, per accogliere il sovrano, addobbarono il giardino con arance finte, dolci di mandorle colorate: ed ecco spuntare i “frutti di Martorana”.
La Palermo delle donne, prefato da Simonetta Agnello Hornby, si avvale della collaborazione di tantissime scrittrici, giornaliste e studiose siciliane – da Sara Favarò a Rosanna Piraino, da Beatrice Monroy a Maria Concetta Di Natale, da Melinda Zacco a Sandra Rizza, per citarne solo alcune –, ciascuna chiamata a raccontare storie di donne o a disegnarne i profili nella cornice dei percorsi della città tracciati con taglio dotto e accattivante dalla Fucarino.
Dal singolare intreccio di una passeggiata lungo le strade e i quartieri di Palermo condita di aneddoti storici e spunti architettonici con figure femminili di rilievo – spesso espressioni di ribellione – esce fuori un libro che affascina e cattura chi ama una città che, pur nel suo declino, resta un punto di riferimento della civiltà mediterranea.