(30 giugno 2014) – Venerdì 27 giugno, a novant'anni dalla nascita di Danilo Dolci è stato proiettato un documentario sulla sua vita, intitolato “Dio delle zecche”, presso il cinema Vittorio De Seca, all'interno dei cantieri culturali della Zisa a Palermo.
Danilo Dolci è una figura che ha attraversato lo scorso secolo, lasciando un'eredità di saggezza, pazienza e pervicacia non comune. Lui, nato nel Friuli e cresciuto in Lombardia, nel secondo dopoguerra decide di trasferirsi in Sicilia, più esattamente a Partinico, per tentare di mettere in pratica il suo pensiero non violento e utopista, di matrice cristiano-socialista. Un'utopia che spinge alle prese di coscienza e all'azione. Da qui il suo impegno per la realizzazione della diga dello Jato, affinché i campi potessero avere l'acqua tutto l'anno, ma anche la realizzazione del Centro educativo Mirto. Da qui il contrasto alla mentalità mafiosa.
Una personalità di spessore umano e culturale quella del Danilo Dolci descritto dai due registi Leandro Picarella e Giovanni Rosa: capace di creare relazioni significative con artisti e poeti, ma anche con uomini semi o completamente analfabeti. La situazione di un paesino siciliano come Partinico nei primi anni Cinquanta era infatti di profonda povertà economica e culturale.
La vicenda è narrata dal punto di vista del figlio, En Dolci, 32 anni e di madre svedese, che dalla penisola scandinava torna sulle tracce del padre per ricostruirne il passato. Significativo che proprio En, presente in sala, abbia ringraziato i registi per la crescita che il film ha comportato in lui e "perché mi avete fatto affrontare delle questioni che ritengo vitali". Chi non direbbe allo stesso modo se qualcuno gli permettesse di avvicinare e conoscere meglio la figura del proprio padre?
Il documentario è condotto con cura e dovizia di particolari, più di metà della pellicola è composta da materiali d'archivio. Tanti gli intervistati chiamati in causa: da Goffredo Fofi a Giorgio Stockel, da Amico Dolci a Pino Maniaci. Ed anche una chicca, come un'intervista ritrovata in cui Leonardo Sciascia parla del rapporto Stato-mafia.
Un modo per ricordare un uomo che dal basso e con sguardo acuto ha contribuito alla storia della nostra regione.
Il documentario è frutto dell’anno accademico appena trascorso presso il Centro Sperimentale di Cinematografia di Palermo ed esso è stato proiettato all’interno di una rassegna di sei proiezioni al De Seta che continuerà nelle prossime settimane.