Al Liceo Artistico Vincenzo Ragusa e Otama Kiyohara di Palermo quest'anno si è svolta un’attività didattica di approfondimento su p. Pino Puglisi che ha avuto due momenti centrali importanti.
Il 7 novembre si è tenuto, nell'Aula magna della scuola, un incontro-testimonianza dal titolo " Padre Pino Puglisi l'amico dei giovani" a cui hanno partecipato la dott.ssa Giusy Pomara che ha avuto la possibilità di conoscere il sacerdote, "u parri'", come lei affettuosamente lo chiama ancora oggi, nel periodo in cui era parroco a Godrano, e il giornalista dott. Francesco Deliziosi, alunno e poi amico del sacerdote e autore di una approfondita biografia dal titolo "Pino Puglisi, il prete che fece tremare la mafia con un sorriso", pubblicata dalla casa editrice Rizzoli.
L'incontro è stato molto seguito dai ragazzi e qualcuno alla fine ha poi commentato che i due relatori hanno fatto rivivere così intensamente p. Puglisi, attraverso il racconto di quanto avevano vissuto con lui, che gli è venuto il desiderio di conoscerlo. Certo oggi noi non lo possiamo più incontrare però lo possiamo conoscere e sentirlo come un possibile compagno di viaggio, soprattutto i giovani hanno bisogno di riconoscerlo come un amico che ha qualcosa da dire al loro cuore inquieto.
Il racconto di Deliziosi ha avuto inizio dal momento in cui lo ha incontrato, ancora ragazzo, sui banchi di scuola del Liceo Vittorio Emanuele dove p. Puglisi ha insegnato fino all'ultimo. Lui, ha raccontato il giornalista, entrava in classe con una scatola di cartone e dinanzi agli occhi stupiti dei ragazzi ci saltava sopra rompendola e dicendo: "Ecco chi sono io, un rompiscatole!" e davvero lo era, nel senso che risvegliava nei giovani le domande sul senso della vita che la società con le sue distrazioni tende a far assopire; senza porsele, però, e senza tentare di darvi una risposta il percorso della vita non ha una direzione certa e p. Puglisi di questo era consapevole tanto che, da grande educatore, iniziava i campi-scuola, dove incontrava tanti ragazzi, proprio con il porsi la domanda: "Sì, ma verso dove?" e rispettando sempre la loro libertà si faceva compagno di strada.
Deliziosi ha ripercorso con i ragazzi, attraverso la sua esperienza personale, l'impegno di p. Puglisi con i giovani a scuola, nelle parrocchie dei quartieri difficili di Palermo e in ultimo a Brancaccio dove era anche nato e di cui conosceva la rete delle relazioni mafiose a cui ha dato fastidio togliendo i bambini dalla strada ed educandoli in modo alternativo rispetto al loro contesto di provenienza. L'educazione dei giovani era la sua preoccupazione, convinto che solo questa poteva contribuire a cambiare le idee e la società. Tuttavia non si deve immaginare che p. Puglisi fosse un illuso, era invece molto realista, sapeva di non potere da solo cambiare Brancaccio ma era convinto che "se ognuno fa qualche cosa, allora si può fare molto", come lui stesso diceva.
E davvero qualcosa è cambiato a Palermo in seguito alla sua uccisione, la morte non è stata l'ultima parola, nella logica evangelica del chicco di grano che morendo porta frutti, il martirio di p. Puglisi ha contribuito a cambiare le coscienze.
Giusy Pomara rivivendo il suo incontro con il sacerdote a Godrano, piccolo paese nella provincia di Palermo dilaniato da una faida mafiosa, ha raccontato del suo contributo alla riappacificazione delle famiglie ma soprattutto, attraverso la sua esperienza, ha fatto capire come p. Puglisi sapeva entrare nel cuore dei ragazzi attraverso un percorso educativo che mirava a renderli consapevoli delle esperienze vissute e a cogliervi la bellezza, rispettando sempre la loro libertà in un ascolto profondo del loro cuore.
Dal 16 al 18 novembre si è tenuta, sempre nei locali della scuola, una mostra dal titolo Con te luce del mondo. La mostra, realizzata da p. Sergio Natoli, grande amico di p. Puglisi, è stata esposta per la prima volta in cattedrale nel 2013 in occasione della beatificazione del sacerdote. 12 pannelli che esprimono in sintesi i tanti aspetti interessanti della vita di p. Puglisi e che fanno capire che questo sacerdote non può essere ricordato solo per il suo essere anti-mafia, questo in fondo è stato conseguenza del suo essere impegnato come parroco in un quartiere difficile come quello di Brancaccio in cui la mentalità mafiosa la faceva da padrona. P. Puglisi era molto di più, uomo umile ma di profonda cultura, grande educatore, certo della sua fede fino a darne testimonianza con il martirio.
Attraverso questo percorso p. Puglisi è entrato in questa scuola, si è fatto incontro ai ragazzi ancora una volta lasciando il segno, si è visto dai loro sguardi attenti e in certi momenti anche commossi.