(18 agosto 2015) – Domenica 16 agosto, dalle 16 alle 21, nella terrazza panoramica di Altavilla Milicia di fronte all’ingresso del santuario della Madonna della Milicia, sullo sfondo del golfo che va da Mongerbino a Cefalù e offre un paesaggio naturale che fa spalancare gli occhi di meraviglia e stupore, si è tenuta la mostra dal titolo “Dalla mia vita alla vostra”. 13 pannelli ripercorrono in una breve sintesi la storia di don Luigi Giussani, il sacerdote intorno al quale negli anni cinquanta ha iniziato a radunarsi un piccolo gruppo di ragazzi di scuola divenuto nel tempo il movimento ecclesiale di Comunione e Liberazione presente ormai in tanti paesi del mondo. La mostra è stata organizzata da Comunione e Liberazione Palermo e dal Centro Culturale "Il Sentiero" con il patrocinio gratuito del Comune di Altavilla Milicia.
L’idea di proporre questa mostra in un luogo di villeggiatura e nei giorni del ferragosto è venuta ad un gruppo di amici che hanno molto a cuore don Giussani perché l’incontro con lui ha determinato una rivoluzione di sé, come dice uno dei pannelli, cioè un cambiamento profondo della vita e da questo nasce il desiderio che anche altri possano conoscerlo. Forse, in modo più o meno consapevole, chi ha organizzato questo momento ha tenuto presente anche le parole di Giussani sul tempo della vacanza; dal tempo libero, da come lo si usa si vede che cosa si ha a cuore. E se tanti nella settimana di ferragosto hanno impegnato il loro tempo per preparare questo evento o anche solo hanno avuto l’occasione per parlare di Giussani o leggere qualcosa di lui, allora la mostra è stata già una opportunità per chi l’ha proposta. Ma da quello che ho visto accadere domenica pomeriggio credo che sia stato un momento significativo per quanti hanno aderito all’iniziativa, capanelli di persone seguivano con molta attenzione le parole di chi illustrava i pannelli. Domande e interventi anche alla fine del percorso fanno capire che la storia ascoltata è interessante e molti si sono fermati anche a seguire il filmato proiettato alla fine della serata che ha permesso di approfondire tanti passaggi significativi della mostra attraverso le parole stesse di Giussani, questo “prete qualsiasi della diocesi di Milano” come si definiva lui stesso. Sentirlo parlare ancora una volta, in una sera di agosto, ha fatto commuovere tanti, sia chi lo segue da tempo sia chi lo stava incontrando in quel momento per la prima volta e si vedeva.
Lo stupore è il sentimento che ha accompagnato questo avvenimento, dalla preparazione allo svolgimento, passando attraverso il paesaggio mozzafiato che ha fatto da sfondo, le parole appassionate di chi illustrava i pannelli e gli sguardi interessati di chi ascoltava. Fra tanta gente che usciva dalle messe pomeridiane del santuario forse qualcuno è tornato a casa incuriosito dalla storia di questo sacerdote intorno al quale si è formato un popolo, forse tornando ha raccontato quello che ha vissuto immedesimandosi in Giovanni e Andrea che incontrando Gesù incuriositi lo hanno seguito e poi lo hanno raccontato alle loro famiglie e ai loro amici esattamente come Giussani immaginava fosse accaduto l’inizio del cristianesimo: seguire Uno capace di risvegliare il desiderio del cuore. Lo stupore che per Giussani è l’inizio del percorso necessario per giungere alla soluzione del dramma esistenziale: la ricerca del significato di tutto, l’inizio del destarsi delle domande.
Il percorso da compiere, ci viene suggerito, è quello di vivere intensamente il reale per giungere a scoprire che la risposta che corrisponde alle esigenze del nostro cuore è solo Cristo. Oggi, come duemila anni fa, incontrabile attraverso una mano che ce lo porge, attraverso il testimone che giunge fino a noi a raccontarci di una novità che fa lieta la vita perché rende sicuri di un destino misterioso e buono al di là delle circostanze particolari che ognuno di noi è chiamato a vivere. Tanto altro si potrebbe dire di questo pomeriggio d’estate… ma voglio terminare con un pensiero del nostro amico Giussani: “Le forze che muovono la storia sono le stesse che rendono l’uomo felice”, mi sembra una indicazione piena di autentica speranza per noi, oggi che la storia ci ha mostrato in modo evidente che non sono le ideologie che possono salvare il mondo ma solo l’incontro autentico con una Presenza viva capace di rendere lieto il nostro cuore. È il percorso della "Santità, la vera impresa sociale".