Cosa compie l’umano? Parigi e la colletta

 

parigi-15 2a

(27 novembre 2015) – Cosa compie l’umano? Qual è la via per diventare se stessi, condividere il bisogno degli altri uomini o disintegrali? Nell’epoca del crollo delle evidenze nulla può essere dato per scontato.

Mentre rimbombano ancora, nella nostra memoria, gli echi delle deflagrazioni che hanno sconvolto Parigi, è necessario non distogliere lo sguardo da quei fatti perché il sacrificio della vita di tanti uomini e donne, e persino di bambini, non sia stato inutile.

Per questa ragione decido di leggere in classe la testimonianza di Sebastien, ostaggio dei terroristi al Bataclan, intervistato dalla radio francese RTL, che quegli avvenimenti li ha vissuti e con gli uomini del terrore ha persino parlato.

Cosa ha imparato? «Che la vita è appesa ad un filo e che c’è bisogno di apprezzarla, e che non c’è nulla di più serio del fatto che siamo vivi». E cosa ha imparato su quegli uomini accecati dall’odio? «Non molto. Se non questo… che avevano bisogno di un ideale che il mondo occidentale – dato che erano tutti francesi – non ne offriva uno». Per questa ragione – continua – «hanno trovato un ideale mortifero, di vendetta, di odio e di terrore». Un ideale più attraente dell’orrore prodotto da quello che distrugge la vita propria e quella degli altri nella pretesa assurda di farlo nel nome di Dio. Sembrerebbe semplice. Ma chi, dentro la quotidianità del vivere comune, propone un orizzonte più ampio di quello dei soldi, del sesso e dello “sballo” che certo non è vissuto solo dai giovani e che non è bastato agli attentatori di Parigi?

È necessario dialogare per vincere la paura e il sospetto reciproco, ma servono anche gesti da compiere insieme. Dei gesti che abbiano lo scopo di educare un popolo, “noi” e “loro”, atei e credenti, ragazzi e adulti a costruire l’umano e a contendere il passo all’avanzare di ciò che umano non è. Una di queste occasioni semplici e concrete è la Colletta Alimentare del 28 novembre prossimo.

Non si tratta appena di un gesto di generosità (e lo è di certo!), ma è soprattutto un’occasione – come ha detto papa Francesco agli ottomila volontari del Banco Alimentarie che erano riusciti a trovare posto nella Sala Nervi, il 3 ottobre scorso – «per rimettere al centro la persona col suo bisogno di infinito che essa è».

È proprio quel bisogno di infinito che ci accomuna tutti, senza distinzione di sesso di età o di religione. E che cerca almeno un inizio di risposta.

Nei giorni scorsi ho proposto timidamente ai miei alunni, islamici e no, di partecipare insieme alla Colletta. Attendo risposta. So che, con maggiore capacità di persuasione, alcuni di essi, fuori dalla scuola, cementano la loro unità multiculturale attorno ad uno spinello. È la banalità del male e passa, inesorabilmente, attraverso i contenuti dei nostri rapporti.

Le scelte non hanno tutte lo stesso valore. Me lo testimoniano le facce dei ragazzi e delle ragazze che in questi anni, sacrificando le ore a loro sacre del sabato pomeriggio ad invitare quanti si recano al supermercato a fare la spesa anche per quanti non la possono fare, alla fine della giornata erano, paradossalmente, stanche e felici.

La vita – come dice Sebastien – è bella, ma è seria.

 

(Foto di Patrizia Tomasini)

 

Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per offrire servizi in linea con le tue preferenze. Se non accetti le funzionalità del sito risulteranno limitate. Se vuoi saperne di più sui cookie leggi la nostra Cookie Policy.