Lunedì 13 marzo 2017 al Consultorio Familiare "Cana" si è tenuto il quinto appuntamento della serie di incontri dedicati all'approfondimento della Esortazione Apostolica di Papa Francesco sulla famiglia dal titolo "I lunedì di Amoris Laetitia".
L'incontro "Educare alla corporeità ed all’affettività" ha avuto come relatori il prof. Giovanni Salonia Ofm cap, Psicoterapeuta, Direttore Istituto Gtk, Responsabile Scientifico della Gestalt e Direttore del Consultorio Cana, la dott.ssa Piera Di Maria, Ginecoloca, Sessuologa, docente Master Università Cattolica Sacro Cuore e il dott. Saverio Sgroi, Consulente Educativo del Consultorio Cana, ha moderato la dott.ssa Raffaella Beninati, Psicologa e Vice-direttore del Consultorio.
Nel suo intervento il prof. Salonia ha messo in evidenza come nella post-modernità il significato e la percezione del corpo siano cambiati. Nel passato se ne parlava a proposito del "vivere e sopravvivere", oggi ha assunto il significato di "identità, dialogo, luogo della nostra profonda sapienza". È una rivoluzione della antropologia e in ambito teologico si deve a Giovanni Paolo II l'attenzione alla corporeità attraverso le catechesi sul corpo che hanno rappresentato per i cristiani "un riprendere le proprie radici" perché il cristianesimo è proprio l'esaltazione del corpo. Il Dio cristiano si è fatto uomo e quando S. Paolo ha spiegato cos'è la Chiesa l'ha intesa come corpo di Cristo. Il prof. Salonia ha poi sottolineato come "io e il mio corpo abbiamo due leggi diverse... e la legge del corpo mi inchioda a una creaturalità" che "ha bisogno del nostro consegnarci" che equivale a consegnarsi a Dio. C'è bisogno di una estetica del corpo profonda, non riduttiva. Come indica Dostojeski: "La bellezza salverà il mondo", sì ma quale bellezza?, "La bellezza che splende in un volto che ha sofferto ed è rimasto buono". La vera bellezza, infatti, non è quella a cui si attinge attraverso canoni estetici riduttivi che guardano a un criterio di bello o brutto esteriore, "la vera bellezza è quella che nasce dal corpo vissuto" che può essere anche in un corpo sfigurato, per coglierla è necessaria una capacità educata a cercarla nel profondo.
La dott.ssa Di Maria ha sottolineato quanto è importante l'educazione alla corporeità in un'epoca in cui "siamo disconnessi con il nostro corpo" e si vedono "i sintomi di questa mancata connessione". Eppure ci sono esperienze originarie, come dice Giovanni Paolo II, che mentre si vivono connettono con il Mistero come "il dolore che conduce là dove c'è una sorgente di senso perché quando soffri alzi gli occhi e cerchi un Altro, cerchi un senso. Se rimani con lo sguardo basso il senso non lo trovi, il dolore ti costringe ad alzare gli occhi". Il concepimento, la nascita, "il destino ultimo della nostra storia, la morte" sono momenti che rimandano al Mistero. Anche "la sessualità custodisce un mistero grande e tutte le volte che viene ridotta a una pulsione questa esperienza grida più forte perché c'è nella sessualità una promessa di felicità". Perché questa esperienza non sia ridotta c'è bisogno di una educazione della affettività che passi attraverso l'educazione del desiderio.
Il tema è stato approfondito dal dott. Saverio Sgroi che ha evidenziato quanto nella società contemporanea ci sia una "frattura fra la dimensione razionale e la dimensione emotiva, l'affettività... fra la mente e il cuore". Una vera e propria "schizofrenia" aggravata da una pervasività della tecnologia che illude di poter dare risposte e mette da parte l'etica. Prevale una dimensione pragmatica della vita che "ha come conseguenza l'instaurarsi di relazioni povere, problematiche" e nell'uomo di oggi, incapace di alzare lo sguardo, "l'affettività o viene esclusa del tutto dalla vita o viene ridotta alle emozioni". L'emozione ormai è diventata autoreferenziale e "l'altro diventa un oggetto che serve a soddisfare il mio bisogno". Altro fattore caratteristico della società contemporanea è proprio "la confusione tra il bisogno e il desiderio". Il significato profondo della parola desiderio ci dovrebbe far capire che ha a che fare con le stelle, con l'infinito, con la capacità di alzare lo sguardo all'Oltre e l'amore dovrebbe favorire questa capacità come dice il poeta R. M. Rilke: "Questo è il paradosso dell'amore fra un uomo e una donna, due infiniti si incontrano con due limiti, due bisogni infiniti con due fragili capacità d'amare e solo nell'orizzonte di un amore più grande non si consumano nella pretesa e non si rassegnano e camminano insieme verso la pienezza della quale l'altro è segno". Di fatto il più delle volte la capacità di desiderio non è educata e l'amore viene fondato non su di esso ma sul bisogno e accade che "muovendosi al livello del bisogno, si gioca con i sentimenti dell'altro".
Come educare allora il desiderio? Saverio Sgroi cita a questo proposito Franco Nembrini, l'educazione si deve intendere come "educazione alla realtà... entrare passo dopo passo dentro questo mistero che è la realtà. Ma si entra dotati di che cosa? Armati di che cosa? Forti di che cosa? Del nostro cuore; cioè di quel desiderio insopprimibile che abbiamo di bene, l’esigenza insopprimibile di senso".
È necessario che nella relazione con l'altra persona si metta al centro la dimensione del Mistero "perché non è vero che si può comprendere tutto" e solo il provare meraviglia e stupore nei confronti dell'altro permette di non ridurlo ai nostri bisogni.
Quando si sente parlare di educazione alla affettività in questi termini si capisce davvero come nella nostra società le relazioni siano basate su aspettative ingannevoli e su pretese legate a bisogni che riducono la bellezza e il valore della persona e ne fanno oggetto di scambio. Si ha davvero bisogno di una educazione che riesca a tirar fuori tutto l'umano che è in noi come capacità di infinito.