In preparazione alla ricorrenza della festa dell’Immacolata sabato 1 dicembre 2018 sarà nella parrocchia di Sant’Ernesto un simulacro della statua argentea venerata nella Chiesa di San Francesco. La statua giungerà in chiesa alla fine della messa di mattina. Nel pomeriggio alle 16,30 la professoressa Maria Concetta Di Natale, Ordinario di Metodologia e Storia del Collezionismo, terrà un incontro sul tema: “L’Immacolata a Palermo tra devozione e arte”. Alle 18,00 sarà celebrata la Santa Messa e alle 19,30 la statua ripartirà.
Abbiamo chiesto al parroco don Carmelo Vicari le ragioni di questa iniziativa.
Il culto dell’Immacolata è molto diffuso in tutta la Sicilia, ma a Palermo ha una tradizione e uno spessore particolare per motivi innanzitutto storici.
Quali?
Senza andare indietro di molti secoli basta ricordare gli inizi del ‘600. In quel periodo i nobili di Sicilia e le città più importanti dell’isola, sull’onda del culto avviato in Spagna e portato in Sicilia dal duca D’Ossuna, che ordinò la celebrazione della festa dell’Immacolata anche nella chiesa di san Francesco d’Assisi a Palermo, presentarono a papa Paolo V la richiesta ufficiale di proclamare il Dogma dell’Immacolata. Ma l’avvenimento più significativo fu quello del 1624 quando i Senato di Palermo ricorse alla intercessione non solo di santa Rosalia, ma anche della Madonna, promettendo di “onorare la sua Immaculata Conceptione col fare la festa nel suo giorno a sue spese nella chiesa di San Francesco di Assisi presentialmente alla festa con tucti i suoi ufficiali”.
Ma la peste continuava a mietere vittime, però?
Sì. Infatti, il pretore di Palermo assieme al Senato si rivolse nuovamente all’Immacolata eleggendo “la Vergine Madre di Dio sotto il titolo della Immacolata Concezione come principale e primaria Patrona e Protettrice di questa citta” ordinando inoltre che tutti i cittadini alla vigilia della festa “debbano fare luminarii per tutte le finestre et strade di questa città”.
E le cose come andarono alla fine?
Nel 1655 il viceré inviò una lettera a tutti i Vescovi di Sicilia, invitandoli ad emettere il voto come aveva fatto la città di Palermo nel 1624 e nello stesso anno il Senato cittadino ratificava nuovamente e solennemente il voto fatto impegnandosi ufficialmente alla festa, e ad invitare gli arcivescovi e i nuovi viceré che si avvicendavano in Sicilia, a rinnovare il giuramento e il voto non solo di accettare nella fede il privilegio di Maria, ma anche di difenderlo “fino alla effusione del sangue” o “fino all’estremo della vita”.
Da quegli avvenimenti sono derivate le celebrazioni che sono giunte fino ai giorni nostri?
Si, anche se nei secoli successivi avvennero altri avvenimenti che incrementarono e aumentarono il culto dell’Immacolata fino al 1849.
Perché fino a quella data?
Perché in quell’anno il papa Pio IX con l’Enciclica Ubi Primum chiese a tutti i Vescovi di comunicargli il loro pensiero e i sentimenti dei fedeli in merito all’Immacolata Concezione. I Vescovi di Sicilia non solo si pronunziarono a favore del Dogma dell’Immacolata, ma assicurarono il Somma Pontefice che “L’Immacolata Concezione è talmente fissa nella mente dei siciliani, che da molti secoli, con decreto solenne della città, è stata costituita sotto questo titolo Patrona di tutto il Regno e tutti giurano di difendere questo privilegio fino al sangue”, testimoniando così la fede del popolo.
E oggi?
Di questo parlerà la professoressa Di Natale che abbiamo invitato proprio per le sue specifiche competenze e sensibilità. Posso aggiungere che in parrocchia c’è viva attesa per questo momento che non avrà solo un rilievo storico o culturale, ma anche di devozione e di fede perché, come si dice in modo efficace nel nostro dialetto l’Immacolata è “la bedda matri”, e cioè la Madre nostra e di tutti noi.