I tradizionali riti della settimana Santa nelle parrocchie di Sant’Ernesto e S. Luisa de' Marillac a Palermo hanno fatto registrare quest’anno una piccola ma significativa novità. Il venerdì santo 19 aprile alle 21 le due comunità parrocchiali si sono riunite per svolgere insieme la Via Crucis per le strade del quartiere.
Ecco come è nata l’iniziativa nel racconto di don Alfonso Liotta, parroco di Santa Luisa.
“Nel corso di un pranzo con alcuni operatori della parrocchia di sant’Ernesto, - ci dice - parlando dei futuri impegni previsti nella Quaresima già in corso emerse, in modo casuale, la possibilità di compiere insieme un gesto: quello della Via Crucis. A me sembrò subito una bella proposta e mi impegnai a parlarne con i miei parrocchiani ed anche fra loro ci fu grande interesse e disponibilità. E così passammo subito alla fase operativa”.
La c. d. “fase operativa” prevedeva che nei giorni successivi un gruppetto di operatori pastorali delle due parrocchie concordassero la distribuzione dei compiti: le letture, i luoghi di sosta delle stazioni, l’organizzazione del percorso, la cui sicurezza, è poi stato affidato alla Polizia municipale e ad un gruppo della Protezione civile, la diffusione dell’iniziativa nel quartiere.
“Questo aspetto della diffusione – racconta Francesco – è stato molto interessante, perché abbiamo affisso un volantino predisposto per l’occasione in tutti gli esercizi commerciali delle strade del percorso e nei condomini. Abbiamo trovato molta accoglienza e talvolta meraviglia per una iniziativa che non si era mai svolta prima e che desideravano condividere”.
Il significato del gesto lo spiega mons. Carmelo Vicari, parroco di sant’Ernesto e vicario del III vicariato. “Proprio la mia nuova esperienza di vicario – dice – mi ha fatto comprendere quanto sia importante che le parrocchie vadano oltre il proprio ambito territoriale e si aprano al quartiere, che comprende molti più abitanti di quelli della parrocchia. Nei mesi scorsi fra alcune parrocchie abbiamo condiviso gesti di carità e di fraternità. Questa volta era importante far comprendere in modo evidente ai fedeli che la Chiesa è una, al di là delle necessarie specificità e che proprio per questo deve proporre gesti ed esperienze di unità, proprio in un momento in cui, come dice il nostro Arcivescovo, e ha ribadito il Papa a Pasqua, sembrano prevalere le logiche dei muri e delle divisioni”.
Chiediamo a Giuseppe l’impatto che il gesto ha avuto nel quartiere. “Bisogna premettere che le strade dei nostri quartieri moderni, dopo la chiusura dei negozi, sono transitate solo dalle macchine. Alle 21 di venerdì sono pochi coloro che ancora si attardano sui marciapiedi. Gli abitanti dei palazzi a quell’ora o sono a cena o sono già davanti al televisore, magare per guardare la Via Crucis del Papa al Colosseo. Tuttavia devo dire che aver fatto conoscere per tempo che saremmo transitati per quelle strade ha consentito a molti di affacciarsi dai balconi e a interessarsi dell’evento. Qualcuno addirittura è sceso giù e si è unito a noi per un tratto di strada. Sono piccoli esempi di un gesto compiuto per altro per la prima volta”.
“Mi ha colpito – aggiunge Antonio – la partecipazione della gente. Vi erano persone di tutte le età e di tutte le condizioni, dai bambini sul passeggino agli anziani che si appoggiavano al bastone. Anche una mamma ha portato il suo figlio sulla sedia a rotelle. Veramente la Via Crucis è anche da questo punto di vista una esperienza di popolo”.
Qualche settimana fa don Lillo D’Ugo Vicario Episcopale del 6° Vicariato aveva dichiarato: “La Via Crucis è un momento di preghiera molto antico. È una pratica che si diffuse per opera dei Francescani, quindi ha secoli di storia. Anche nella nostra Diocesi ha secoli di vita e ha permesso in questi secoli, a migliaia di cristiani della nostra Chiesa, di meditare la Passione del Signore unendosi a Lui nella preghiera e nella vita quotidiana. La sua attualità, penso, che si trovi nella potenza del Vangelo. È un momento di preghiera che mette al centro la passione del Signore che è una parte del cuore dell'evento di Cristo”.
Questo è il contributo che questo gesto e coloro che lo hanno compito hanno voluto offrire a tutti. Va poi aggiunto la sensazione di meraviglia e talvolta di sconcerto che alcuni tra i partecipanti hanno provato nell’ascoltare le meditazioni, che erano le stesse di quelle offerte da suor Eugenia Bonetti, la missionaria della Consolata e presidente dell’Associazione “Slaves no more”, a cui il Papa ha affidato i testi e i commenti della Via Crucis al Colosseo La suora, missionaria, che è da anni in prima fila contro la tratta delle donne a scopo di sfruttamento sessuale, ha voluto ricordare "quanti agonizzano oggi nei troppi calvari sparsi per il mondo, tra cui i campi di raccolta simili a lager nei Paesi di transito, le navi a cui viene rifiutato un porto sicuro, le lunghe trattative burocratiche per la destinazione finale, i centri di permanenza, gli hot spot, i campi per lavoratori stagionali".