(22 novembre 2013) – Un fiume di gente ha riempito le strade di Sicilia dall'1 al 20 novembre. Tutti per andare a vedere, per andare a lambire, per andare a ringraziare San Giovanni Bosco.
Dopo un lungo pellegrinaggio, voluto dal Rettor Maggiore dei Salesiani, Don Pascual Chávez Villanueva, in vista del secondo centenario dalla nascita di Don Bosco, l'urna che riproduce la salma del Santo, al cui interno sono custoditi i resti del braccio e del volto, è passata anche dalla nostra Sicilia.
Un fiume di gente ad attendere il passaggio dell'urna anche in Cattedrale a Palermo, dove domenica 17 novembre il Cardinale Paolo Romeo ha presenziato una celebrazione eucaristica in cui la gioia è stata la nota dominante: grazie alle chitarre e le voci del coro; grazie ai bonghi dei ragazzi di Santa Chiara; grazie le decine e decine di ministranti che hanno partecipato alla Messa. Grazie al cuore di un popolo in festa.
Il Cardinale ha iniziato l'omelia dicendo: "Vi ringrazio per la vostra testimonianza di fede e di festa". È vero, in quella cattedrale, per certi versi austera nelle sue candide architetture neoclassiche, l'aria era piena di colori. Ed ancora di più è stato sorprendente accorgersi di tutto ciò, quando il Cardinale ha sottolineato che: "il cammino della salvezza è tracciato da Dio, come le cattedrali venivano costruite senza conoscere in che modo si sarebbero portate a compimento, così Don Bosco ha iniziato la sua opera con il suo si". Da quel sì alla folla della Cattedrale: 200 anni di vita.
Il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, prima della Messa aveva detto: "Don Bosco ci ha aiutati a costruire la dimensione comunitaria della vita". E di pomeriggio il passaggio dell'urna ha toccato l’espressione incarnata di quella frase, l'Istituto di Santa Chiara: comunità anche quella, capace di gioia. La gioia di bambini di ogni provenienza accomunati nei canti per Don Bosco. Ma non si cantava soltanto in italiano, le stesse canzoni salesiane sono state infatti tradotte e cantate in cingalese e nelle altre lingue. E quindi i balli e i canti della comunità Ivoriana, della comunità Ghanese e della comunità Filippina (nonostante il dramma che sta colpendo quel paese). La cosa che stupisce è vedere cantare e ballare con gioia, gente che fatica per vivere nella nostra città; gente con bambini che dormono in braccio; gente vestita di umili indumenti; gente che rende palese che la dignità umana è inscritta nel proprio DNA e la si può mostrare in qualsiasi momento della propria vita, a qualsiasi distanza dalla propria casa, in qualsiasi luogo che favorisca l'emergere dell'uomo. Come nell'istituto di Santa Chiara.
Proprio in quel frangente ci è stato possibile avvicinare fratel Biagio Conte, una delle persone che più fanno del bene a Palermo con le proprie opere destinate agli ultimi. Gli abbiamo posto una domanda:" Come si spiega tutta questa gente gioiosa intorno a quell'urna? Cosa viene a cercare?". E lui, con la semplicità del suo volto scavato :"La gente cerca speranza e conforto. Anche per me non è sempre facile portare avanti tutto ciò che faccio. Anche a me sta servendo partecipare a questa evento di gioia e preghiera".
Quindi è stata la volta dell'Istituto Don Bosco. La comunità scolastica ha ricevuto l'urna con giochi pirotecnici, coreografie realizzate da studenti della scuola e una veglia lungo tutta la notte. La gioia, la folla, la partecipazione: anche qui (da non riuscire ad entrare in chiesa..). Ma quello che forse maggiormente ha stupito chi era presente, è stata la partecipazione alla messa del Lunedì: alle 6 del mattino la chiesa piena per dare un ultimo saluto al "padre e maestro della gioventù".
E di nuovo ricompare la domanda: Come è possibile? Perché?
Stavolta a risponderci è stato l'Ispettore in Sicilia dei salesiani, Don Giovanni Mazzali, che ha girato tutti gli istituti salesiani presenti in Sicilia in questi venti giorni di Novembre. "La partecipazione che abbiamo visto in Sicilia è andata al di sopra di ogni attesa. Al di sopra anche di altre tappe precedenti della peregrinazione. Segno di quella capacità di coinvolgersi totalmente, tipica dei siciliani. Segno anche del bisogno di riconoscersi in una guida capace di orientare la vita. Segno del carisma tutt'ora vivo e operante di Don Bosco".
Ultima domanda: quali i frutti di questo passaggio? E' il direttore del Don Bosco Ranchibile, Don Carmelo Umana, a non sottrarvisi: "È Dio che manda i frutti, lo si vedrà nel tempo ciò che ha lasciato questo passaggio. Per adesso è però da registrare questa partecipazione di popolo straordinaria, per quantità e qualità".