La cucina della tradizione siciliana è percorsa dal ciavuru d’intrecciate dominazioni. In questa terra assolata nel mezzo di tre mari, greci, saraceni, normanni, spagnoli, borboni e francesi ficiru, a loro agio, li comodi so’. Il titolo, curiusu per una rubrica di cucina, anela alla raffinatezza dei francesi, mutuato dalla sostanza dei siciliani. Scorza d’arancia è un foodblog e un libro di ricette scritto, curato e fotografato da Claudia Magistro, architetto paesaggista che in cucina ha ritrovato il suo giardino, tra erbe aromatiche e spezie che solleticano il naso. Questa rubrica sarà percorsa da profumi, evocazioni e racconti in uno stile di vaga “camilleriana” memoria, fra tradizione, innovazione e l’amore per la buona cucina.
"Scorza d'arancia" è ogni domenica online su sicilypresent.it
(2 novembre 2014) – Confondo sempre l’uno con il due novembre. Attribuisco il rosso sul calendario ad ambedue i giorni, e non so stabilire quando è il giorno di tutti i Santi e quale quello della commemorazione dei defunti; da sempre mi cunfunnu e ne conosco il motivo.
Da picciridda, nutrica, nella mia famiglia c’era la bellissima usanza che la sera dell’uno novembre si apparecchiava la tavola, non ppì manciari ma per aspettare i morti. I piatti erano vuoti ma contrassegnati dai nostri nomi. La stanza doveva necessariamente avere una porta che veniva ‘nserrata la sera per essere tuppuliata la matina presto; la mamma bussava per chiedere ‘permesso’ alle anime che potevano ancora essere nella stanza. ‘Nzà mà! Io e me frati eravamo scantatizzi ma desiderosi di aprire la porta e scoprire i dolci e i regali che i morticini n’avianu purtatu. Uh, ogni volta i piatti traboccavano di ‘ossa di morto’, caramelle, torroni, frutta martorana e dolcetti alle mandorle, un trionfo per la gola ma anche per gli occhi. Ecco che i due giorni erano legati indissolubilmente da giochi uniti alle preparazioni e alle grandi aspettative. Arricchiti dai racconti e dai ricordi, con ‘n’anticchiedda d’ansia ma con la gioia della sorpresa e con il pensiero rivolto a quei morticini che ci proteggono da lassù.
500 g di mandorle pelate
500 g di zucchero
4 albumi
la scorza grattugiata di un limone
i semi di una bacca di vaniglia
una bustina di lievito (16 g)
per guarnire
q.b. zucchero a velo
Preparate, su un tagliare, dello zucchero a velo setacciato.
Ponete le mandorle in un robot da cucina, tritate con un paio di cucchiai di zucchero fino a ottenere un composto farinoso, unite la vaniglia, la scorza grattugiata del limone, il resto dello zucchero e il lievito, mescolate per amalgamare. Trasferite il composto di mandorle nella planetaria e con il gancio K mescolate unendo gli albumi, poco per volta, continuate a impastare ancora qualche minuto a bassa velocità per amalgamare. Prelevate una porzione di impasto, ponetela sul tagliare e rotolatela sullo zucchero a velo realizzando un salsicciotto, tagliate delle piccole porzioni di circa 6 cm di lunghezza e realizzate delle S leggermente sagomate con le mani. Via via che realizzate i biscotti poneteli su delle teglie foderate con carta forno, fate riposare coperti da un velo, per un giorno prima di infornare a 180°C per circa 15 minuti o fino a doratura. Tirate le teglie fuori dal forno e fate raffreddare completamente. Il riposo è fondamentale per la riuscita dei biscotti, senza si schiaccerebbero in cottura, perdendo la forma desiderata.
Copyright © 2014 - Testo e foto CLAUDIA MAGISTRO - scorzadarancia.blogspot.it