La riconoscibilità del paesaggio siciliano, costiero o dell’entroterra, mi genera un’immagine dell’Isola ben precisa. Si allontana da quella classica della Valle dei Templi circondata da pale di ficurinnia, e si avvicina al carattere materiale esaltato dalla mia rappresentazione mentale, dal mio sistema di valori, dalle mie convinzioni, da ciò che voglio vedere messo in scena nello spazio storico ma con personaggi reali.
Un fatto puramente soggettivo che è diventato un punto di riferimento durante il viaggio, nel quale faccio incetta di segni di indiscutibile bellezza. La visibilità, il modificarsi dei luoghi e le condizioni in cui appaiono nello scorrere del tempo hanno un’influenza determinante in ogni singola esperienza percettiva. Banale dici? Può essere, ma resto affatata sempre e mi sorprendo picchì dal cielo arriva tutta la forza della luce, un concentrato di chiarezza dalle sfumature tonali che variano a seconda del tempo; uno sfondo immenso mutevole, diafano, nel quale anche l’aria, dal mare alla montagna, rivela aspetti diversi.
Credo che studiare le linee del paesaggio e dell’architettura, negli anni della mia formazione, mi abbia dato una spinta verso il modo di vedere una scena. Parafrasando, e con rispetto parlando, lo slogan di Ernesto Nathan Rogers, mi sento di ritrovarmi adesso a bilanciare tra nozioni e professioni come “dal cucchiaio alla città”.
Torno a casa e provo a riassumere tutto su un set fotografico che racconta qualcosa di riconoscibile, un palcoscenico carico di familiarità, calore, convivialità. Un piatto di succulenti spaghetti, una torta al cioccolato ingioiellata di lamponi sgargianti o una tazza di caffè fumante; perché il cibo voglio raccontarlo in modo scenografico, offrendoti la rappresentazione di uno spettacolo che valuta stati d’animo attraverso l’ottica della macchina fotografica. Voglio prolungare il potere della percezione di quell’attimo, condividendo il mio ambiente. L’immagine che restituisco a te, che adesso leggi, rappresenta degli oggetti ma anche un valore descrittivo, una storia percepita e vissuta.
Sto ancora studiando e per questo oggi, in quest’ultima domenica di ottobre siciliano con un’ora in più da organizzare nella giornata, ti cuntu e ti rendo una ricetta mmericana, rossa, passionale e di forte impatto emotivo. Non mi sono mai cimentata nel realizzarla nella sua interezza per una questione puramente ossequiosa. Quando sarà il momento la realizzerò seguendo la ricetta pedissequamente, con “punti e virgole” perfettamente collocate. Intanto questa è una variante senza regole che oltrepassano quel tappeto rosso, pigghiannu ‘na strata alternativa, magari parallela oppure zizzagandoci sopra. Questa Red Velvet de noantri è senza zucchero ma duci lo stesso, pensata per quelli che lo zucchero lo vedono con il cannocchiale ma che possono addolcire qualunque cosa con una perfetta alternativa.
Per la red velvet de noantri
180 g di farina
230 g di barbabietole precotte
8 g di lievito
50 g di cacao amaro
180 g di sciroppo d’agave
3 uova
80 g di olio extra vergine d’oliva
un cucchiaino di estratto di vaniglia
un pizzico di sale
Frulla le barbabietole, aggiungi l’olio, lo sciroppo, e l’estratto di vaniglia. Mescola la farina, il lievito, il sale e il cacao. Aggiungi il mix di barbabietola, sbatti con una frusta per amalgamare, unisci un uovo alla volta e versa dentro una teglia imburrata e infarinata. Inforna in forno caldo a 170°C per circa mezz’ora. Fai attenzione per la cottura, regola il tuo forno secondo la tua esperienza e fai sempre la prova stecchino prima di sfornare il dolce. Fai raffreddare qualche minuto dentro la teglia e poi sforma la torta.
Per la salsa al cacao:
85 g di burro
120 g di sciroppo d’agave
120 g di panna a lunga conservazione
2 cucchiaini rasi di cacao amaro
2 cucchiaini di estratto di vaniglia
Sciogli il burro dentro una piccola casseruola, su fuoco dolce. Aggiungi lo sciroppo d’agave e la panna e cuoci pochi minuti. Spegni il fuoco, aggiungi il cacao setacciato e l’estratto di vaniglia. Mescola e fai raffreddare completamente. Frulla e passa in frigo. Al momento di servire, distribuisci un po’ di salsa al cacao sulla torta e anche uno specchio in ogni piatto prima di adagiare una fetta.
Copyright © 2016 - Testo e foto CLAUDIA MAGISTRO - scorzadarancia.it
La cucina della tradizione siciliana è percorsa dal ciavuru d’intrecciate dominazioni. In questa terra assolata nel mezzo di tre mari, greci, saraceni, normanni, spagnoli, borboni e francesi ficiru, a loro agio, li comodi so’. Il titolo, curiusu per una rubrica di cucina, anela alla raffinatezza dei francesi, mutuato dalla sostanza dei siciliani. Scorza d’arancia è un foodblog e un libro di ricette scritto, curato e fotografato da Claudia Magistro, architetto paesaggista che in cucina ha ritrovato il suo giardino, tra erbe aromatiche e spezie che solleticano il naso. Questa rubrica sarà percorsa da profumi, evocazioni e racconti in uno stile di vaga “camilleriana” memoria, fra tradizione, innovazione e l’amore per la buona cucina.
"Scorza d'arancia" è ogni domenica online su sicilypresent.it