Perché andare ad un concerto in tempi di crisi? A cosa serve l’arte? Seminando domande e riflessioni, tra un'esecuzione e l'altra, il pianista brasiliano Marcelo Cesena ha tenuto gli occhi della platea incollati su di sé e sul piano tutta la sera dello scorso 1° aprile.
Il concerto-dialogo, organizzato dal centro culturale "Il Sentiero" di Palermo, si è svolto nello splendore di ori e intarsi, di stucchi e bassorilievi che animano la 'sala dello stemma' di Palazzo Alliata-Villafranca. E i cento posti a sedere erano affollati di persone di ogni età, con tablet e cellulari d'ogni marca, che di tanto in tanto facevano capolino per rubare un'immagine o un suono della serata.
Marcelo Cesena ha aperto la serata dicendo che i suoi concerti nascono proprio dal desiderio di condividere esperienze, portare con sé cartoline. E i primi brani suonati, le cui sinuose scale discendenti erano accompagnate dallo spalleggiare del pianista, offrivano agli spettatori gli echi di certe danze brasiliane.
Sotto le maioliche dello stemma, con la specchiera del piano aperta per dare aria alla corde, per inondare la platea, il pianista ha continuato con un repertorio-omaggio alla terra siciliana.
Cesena ha poi proposto altri pezzi. La particolarità di questo concerto-dialogo è stata la presentazione dei pezzi da parte del pianista, il racconto delle occasioni in cui sono nati e il valore che vi attribuisce.
In questi intermezzi ha chiamato in causa la 'modalità dell'incontro'. Per spiegarla racconta della sua vita. Come ha iniziato a suonare Cesena? Per l'incontro con un ragazzo neanche troppo simpatico, che però suonava il piano con un'intensità tale da fargli dire a dieci anni 'voglio diventare un pianista!'.
Ancora un altro pezzo, nato guardando un uomo, un vecchio marinaio che rimpiangeva di non aver potuto creare una famiglia, di non poter ricevere l'amore di una famiglia. "Era portatore di disabilità mentale, ma il suo cuore non smetteva di desiderare. Non esiste un cuore disabile d'amare." E di nuovo sul piano con le dita ballerine a suonare le note più acute come a correre sulle spade, e se il caso rompere le mattonelle su cui si corre. E a fine brano alzare le dita dalla tastiera e lasciar suonare il piano con le mani lontane. E attendere lo scemare delle note.
Pubblico a bocca aperta e nuova esecuzione: la storia di un amore che culmina in matrimonio. Due persone che sono differenti, come le note del pezzo sono dissonanti. Ma questa dissonanza è condizione per il nascere di una melodia. "Non c’è musica senza dissonanza, lo scontro è la condizione della bellezza. Le nostre differenze non sono ostacoli, ma condizioni per l’armonia quando si trova una terza nota che permette loro di vivere insieme…" dice il pianista prima di tornare al piano.
Il finale è riservato a due pezzi di Chopin, con tanto di introduzione all'ascolto.
E quindi si ritorna sulla prima domanda: perché la musica al tempo di crisi? Cosa serve l’arte? Così risponde il pianista brasiliano: "A ricordare la grande bellezza del nostro cuore, per condividere la gioia di Dio nel guardare la cosa più grande che abbia creato".
Applausi e molti in piedi. Non è bastato il bis: la platea ha richiesto un ulteriore pezzo finale prima di tornare a casa.