(6 maggio 2014) – Domenica 27 aprile la stagione concertistica 2014 del Teatro Massimo di Palermo si è arricchita di un prestigioso appuntamento musicale, Stefano Ranzani ha diretto l’orchestra e il coro del Teatro Massimo su musiche di Brahms e Mozart.
Durante la prima parte del programma Ranzani dirige due brani di rara bellezza composti da Johannes Brahms tra il 1868 e il 1870: Alt-Rhapsodie op. 53, per contralto, coro maschile e orchestra e Schicksalslied op. 54, per coro e orchestra. Sul palco il Mezzosoprano Marianna Pizzolato e il Coro del Teatro Massimo diretto da Piero Monti.
La Rapsodia viene composta dal musicista tedesco nel 1869 in occasione del matrimonio di Julie Schumann, di cui era segretamente innamorato; il pezzo, basato su un frammento del Viaggio invernale nello Harz di Wolfgang Goethe, assume così un inevitabile quanto struggente carattere autobiografico.
Alla fine della prima esecuzione è la volta dello Schicksalslied, il Canto del destino, basato sull’omonima poesia di Friedrich Holderlin; questa breve composizione è generalmente accomunata alla precedente Rapsodia e al successivo Requiem in quanto, come gli altri due brani, approfondisce musicalmente il tema della separazione dalla felicità, rendendo il coro un inedito interprete del testo poetico e donando alla musica il carattere di assolutezza ossia un ruolo primario durante i silenzi del coro stesso, fenomeno tipico della cosiddetta “Musica dell’avvenire” di Richard Wagner.
Al termine dell’intervallo, la seconda parte della serata ha come protagonista indiscussa l’ultima e più compiuta sinfonia di Wolfgang Amadeus Mozart, la n. 41 in Do maggiore KV 551 Jupiter.
L’ultima fatica sinfonica prodotta da Mozart è suddivisa in quattro movimenti, Allegro, Andante, Minuetto e Molto Allegro e sin dalle prime note dell’Allegro iniziale il pubblico avverte la leggerezza e la semplice eleganza del capolavoro del genio salisburghese evidenziato dalla superba direzione di Ranzani.
Nell’interpretazione portata in scena al Massimo la Jupiter assume tutto il carattere di successo trionfale e di gioioso eroismo tipico delle ultime sinfonie di Mozart, rendendo quest’opera come la logica conclusione del sontuoso percorso sinfonico mozartiano e straordinaria summa del sinfonismo settecentesco stesso.
È proprio nella Jupiter che si fondono lo stile “galante” con quello “dotto”, in un tentativo, espresso nelle ultime 3 sinfonie mozartiane, di rendere espresse le anime romantiche, introspettive e liberatrici, attuando così la definitiva vittoria dello spirito della musica.
Concludendo questa breve descrizione dei brani proposti possiamo cogliere un elemento di congiunzione tra i 2 brani di Brahms e la Sinfonia n. 41 di Mozart: secondo uno studio di Giorgio Pestelli i brani sono accomunati proprio dal cosiddetto Tema Jupiter, determinato dalla sequenza Do, Re, Fa, Mi, che talvolta palesemente e talvolta in maniera celata, rievoca proprio la partitura della sinfonia di Mozart e che faranno addirittura da motivo ispiratore per le scelte tonali delle quattro sinfonie di Brahms, scritte infatti, non casualmente, in Do minore, Re maggiore, Fa maggiore e Mi minore.
Già direttore del Mozarteum di Salisburgo e dei Berliner Philharmoniker nonché allievo di Leonard Bernstein e di Gianandrea Gavazzeni, Stefano Ranzani regala un richiestissimo bis, guidando ancora una volta l’orchestra nell’ultimo movimento della Jupiter.
SPETTACOLI - Stefano Ranzani al Festival Mozart Strauss del Teatro Massimo di Palermo
(ph. Carlo Guidotti)