(23 giugno 2014) – Dal 17 al 25 di giugno ha calcato la scena del Teatro Massimo di Palermo la "Norma" di Vincenzo Bellini.
La storia sempre antica e sempre nuova della 'casta diva' che a causa dell'amore per il proconsole Pollione viene meno ai propri voti verso la divinità gallica. Colpa che rimane inconfessata fino a quando la novizia Adalgisa non dichiara apertamente a Norma di essersi invaghita proprio di quello stesso proconsole Pollione. Ma più che d'amore il vertice dell'opera belliniana è affidata alla coscienza: è giusto mantenere i voti pur fremendo d'amore verso un uomo oppure sciogliere i voti che si erano dichiarati sacri. Ed ancora: è giusto denunciare e condannare la giovane Adalgisa che in preda all'invaghimento ha deciso di interrompere il proprio cammino sacerdotale oppure bisogna lasciar che vengano sciolti i giuramenti? Come nelle migliori opere la protagonista non cede al senso comune del proprio popolo ed a costo anche della vita denuncia se stessa e i due figli avuti dalla relazione con Pollione.
Dramma della coscienza, certamente, ma intessuto da perle musicali preziose e celebri proprio come la 'casta diva' resa immortale da Maria Callas. E i duetti che al vertice del dramma avvicinano Norma ad Adalgisa fino a identificarsi l'una nell'altra, e quello della scena finale in cui Pollione condannato a morte si rende conto della grandezza d'animo di quella che aveva considerato soltanto un trofeo da conquistare e abbandonare.
Bravi anche gli interpreti, tra tutti ovviamente una nota va riservata a Katia Pellegrino che ha avuto in sorte l'arduo compito di impersonare Norma. Ma un'ulteriore nota di merito va al direttore, Will Humburg, per l'intensità e dedizione che traspariva da ogni suo movimento.
L'allestimento è stato affidato alla regia di Sergio Morabito e Jossi Wieler, si è voluto ambientare la vicenda all'interno di una chiesa un po' malmessa nella Francia occupata degli anni Quaranta dello scorso secolo. In questo scenario la sacerdotessa assume abiti da curato cattolico e Pollione abiti da generale in licenza. Tale ambientazione riporta la mente il governo collaborazionista francese. Ma non risulta perspicua la profonda ragione delle scelte proposte in scena. Si intravede sullo sfondo, soprattutto nel finale, la contrapposizione tra il femminile (connotato da una sensibilità che sa percepire la complessità dell'animo umano e la contraddizione che vi alberga) e un maschile caratterizzato da una volontà di affermazione che sfocia nel conflitto e nella guerra.
Si replica al Teatro Massimo di Palermo fino al 25 giugno.
Spettacoli - La "Norma" al Teatro Massimo di Palermo
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