(27 gennaio 2015) – Si è conclusa proprio stamattina, presso la Sala Onu del Teatro Massimo di Palermo, l’ultima replica dell’applauditissima rassegna lirico - teatrale “Oh! Che armonico fracasso”, una rielaborazione musicale e drammaturgica ex novo del celebre intermezzo comico di Domenico Cimarosa “Il maestro di cappella”.
A rievocare e ad arricchire la piccola satira lirica di D. Cimarosa, sono stati certamente l’ironia dei nuovi testi e la ludica e originalissima regia di Alberto Cavallotti. Un brillante e comico prologo, tra prosa e musica, ha infatti anticipato inaspettatamente le antiche note settecentesche del suo reale compositore.
Un’ouverture affidata alla prosa tipica della commedia plautina, dove il “padrone” (il maestro) irrompe impaziente sulla scena cercando e chiamando a grandi toni e con fare pomposo il suo furbissimo servo (il pianista) . Una veste del tutto nuova quella affidata ad Alberto Maniàci, giovanissimo pianista e direttore d’orchestra palermitano, collocato direttamente sulla scena, e solo in parte al cembalo, nel buffo ruolo di Giustino, l’assistente di un irritabile maestro di cappella, che ha avuto le voci, nelle varie recite, di Francesco Vultaggio e Italo Proferisce, egregiamente accompagnati dall’Orchestra del Teatro Massimo di Palermo, che questa volta si è ritrovata a far metateatro insieme ai suoi artisti.
In aggiunta ai brillanti inserti testuali e registici di Alberto Cavallotti, anche quelli musicali, direttamente proposti e arrangiati dallo stesso Alberto Maniàci; tra questi come non citare la celebre “New York New York” di John Kander , un vero colpo di scena per gli spettatori della Sala Onu, sorpresi e felici di una vera e propria commistione, in piena reggia teatrale, di due generi assai diversi e qualche volta persino nemici: la lirica e il pop.
Ma quanto sottile può essere la differenza fra due generi perfettamente accomunati dalla pura bellezza? Davvero molto, molto sottile.
Ma è proprio questo il punto, signori: il teatro in fondo è solo una grande fornace di bellezza, e che importa se possono esserci differenze di veduta, alla fine, se il lavoro è fatto bene, può venir fuori solo un magnifico e “armonico fracasso”.
SPETTACOLI - "Oh! Che armonico fracasso": gran successo in Sala Onu
(ph. Franco Lannino)