(28 maggio 2015) – Il Teatro Massimo di Palermo: cuore culturale della città, orgoglio dei cittadini, bellezza architettonica. I suoi maestri, punto di riferimento per i giovani musicisti; le sue sale, aspirazione; la sua arte, oggetto di ammirazione per tutti. D’altronde, ogni visitatore che si appresti a conoscere la nostra città, non può non recarvisi e, se possibile, vederne una rappresentazione.
Dal 19 al 27 maggio è andata in scena la sontuosa opera verdiana “Un ballo in maschera”. La produzione ha vantato un ottimo cast di cantanti, all’interno della cornice dell’eccezionale allestimento del Teatro Regio di Parma e sotto la bacchetta di Paolo Arrivabeni. I costumi e le suggestive scene (Pier Luigi Sammaritani), le luci (Andrea Borelli) e la regia (Massimo Gasparon) hanno reso giustizia al melodramma del grande operista: una storia di amore, di vendetta, di morte.
Il dramma è ambientato nell’ottocentesca colonia inglese di Boston (sebbene l’originale versione di Verdi fosse ambientata in Svezia e il suo re ne fosse il protagonista, ma, si può immaginare, ciò non poteva essere tollerato dalla censura borbonica, per altro in pieno risorgimento...) e ha come protagonista il suo “governatore” Riccardo – apparentemente benvoluto da tutti ma contro cui, celatamente, già si cospira – il quale ama ed è riamato da Amelia, la moglie del suo più fidato amico Renato, l’unico che, invece, non lo avrebbe mai tradito. L’input che mette in moto tutta una serie di eventi che finirà con la morte del governatore per mano dello stesso amico è il dubbio sull’espulsione dell’indovina Ulrica (splendida la ricostruzione dell’antro), che porta Riccardo a volerle fare visita, ma dove trova invece Amelia in cerca di un antidoto per dimenticare il suo impossibile amore. Scoperta dunque la corrispondenza amorosa, il governatore pensa bene di andare a dichiararsi, cercando Amelia, lì, nel luogo indicato dalla maga per dimenticarlo, un cimitero: il Teatro è riuscito a creare l’adeguata ambientazione gotica, tenebrosa, funerea propria di una scena di Eros e Thanatos, incontro e scontro tra le due pulsioni da cui in si genererà morte.
Da qui una serie di tensioni, riconoscimenti, intimidazioni, fino allo “Splendidissimo ballo in maschera” (così annunciato dal paggio Oscar), luogo del passionale delitto. Il tutto si conclude, però, con il perdono e con lo splendido corale “Cor si grande e generoso” dedicato al magnanimo Conte Riccardo. D’effetto, come già detto, le scene, dagli ambienti tetri alla pomposità del palazzo; nonché i colori, probabilmente semantici, dei costumi (come i personaggi in rosso lungo la scalinata della prima scena, profetici, forse, del sangue che scorrerà in quelle stesse stanze). All’altezza delle aspettative, l’orchestra, che ha ottimamente accompagnato tutta l’azione, con momenti di giusto protagonismo quali la splendida ouverture.
Complimenti alla nuova direzione del Sovrintendente Francesco Giambrone affiancato dal direttore artistico Oscar Pizzo. Le loro scelte si sono già distinte negli ultimi mesi per interessanti proposte educative rivolte alle nuove generazioni, ma anche per progetti di sensibilizzazione generale alla musica tramite, ad esempio, l’installazione dei maxischermo in Piazza Verdi – il primo Gennaio è stato offerto, in diretta, il concerto di capodanno a tutti i cittadini – o in piazza Magione, luogo di ritrovo per molti giovani, per l’ultima recita di “Le Toreador” e “Cavalleria Rusticana”. E altro ancora. Tutti nobilissimi gesti per aprire le porte del teatro ad un pubblico sempre più ampio: un teatro che, educando alla bellezza, educa il cuore e l’umanità di ognuno.
SPETTACOLI - "Un ballo in maschera" in scena al Teatro Massimo di Palermo
© Foto Rosellina Garbo - Fondazione Teatro Massimo di Palermo