“Insieme”: Ezio Bosso e l’amicizia oltre ogni misura.
Standing ovation per Ezio Bosso, pianista e direttore d’orchestra ammalato di SLA che ha commosso il Teatro Ariston di Sanremo. Schiaffi e umiliazioni per gli ospiti di diverse case di cura per disabili ed anziani sparse per tutto il paese.
Cosa sono, nell’epoca della trasmutazione di tutti i valori profetizzata da Nietzsche, il limite, la malattia, la disabilità? Come possono convivere sugli schermi televisivi, moderni specchi della nostra anima opaca, atteggiamenti così diversi e apparentemente opposti?
Si chiamava Francesca (nome di fantasia) la prima alunna bisognosa del sostegno che ho incontrato a scuola durante il mio primo anno di insegnamento. Francesca era colpita da un ritardo psichico medio-grave. Tutto era in ritardo in lei, tranne la pubertà che si avvicinava ormai a gran velocità nell’anno in cui stava per finire il suo iter scolastico della scuola dell’obbligo.
La sua insegnante era bravissima e nutriva per la ragazza un sentimento molto profondo. Trascorrendo con Francesca gran parte del tempo scolastico, alla mia collega di allora fu facile accorgersi che l’attenzione della sua alunna era distratta, molto più che dai suoi limiti, dall’attrazione magnetica che su di lei esercitavano i giovani muratori intenti a costruire l’edificio che si scorgeva dalla finestra della nostra classe.
«Non sa gestire la propria sessualità» commentò un giorno senza malizia «Se si vuole impedire che succeda quello che è accaduto alla madre quando ha avuto lei, bisognerebbe renderla sterile». Mi colpìla convivenza nell’insegnante di un affetto sincero per la persona di cui si prendeva cura e, allo stesso tempo, della convinzione che sarebbe meglio che non ne esistesse un’altra simile a lei.
Mi chiedo quanti di quelli in standing ovation all’Ariston e quanti di noi davanti allo schermo a casa, saremmo disposti ad accogliere un figlio il quale manifestasse, magari durante la diagnosi preimpianto, ad esempio, i presupposti della malattia che affligge Ezio Bosso? Un’ipotesi, a ben guardare, tutt’altro che relegata alla sfera intima e personale se si considera che, tra i vari “diritti” che proliferano nelle aule parlamentari e giudiziarie, e che vengono attribuiti a chi non ha il potere di opporsi, si fa strada ancheil “diritto a nascere sano” (Se è un diritto, bisognerà pure garantirlo).
In classe, tra i commenti dei miei alunni sul tema del della disabilità mi colpisce quanto racconta Rosita (nome di fantasia), che ogni giorno, come Ezio Bosso, lotta con maestosa eleganza per dominare il limite che non le permette di esprimere pienamente ciò che è. Rosita, infatti, ci dice di sé, del proprio disagio con se stessa, della paura – dice – «di potere trasmettere, un giorno, ai miei figli, attraverso i miei geni» la condizione che la fa soffrire. Silenzio.
Mi ricordo di Francesca e le rispondo che tutti noi siamo contenti di averla nella nostra classe e che ci sentiremo davvero felici e fortunati se nella vita ci capitasse ancora di incontrare una persona come lei. Anche per Rosita, come per tutti noi col passare del tempo, sarà difficile gestirsi da sola. Per fortuna è un grande musicista ammalato di SLA a ricordarci, spalancando la nostra misura, che «la musica è come la vita, si può fare solo insieme». Sono contento che ci sia gente come Rosita ed Ezio a farmi compagnia.