Versi greci di alta tensione etica e civile. Questo è ciò che emerso martedì 17 Maggio nel salotto dell’associazione culturale Ottagono Letterario all’incontro dal titolo “Etica e poetica in Konstantinos Kavafis”e svolto presso l’Hotel Jolie di Palermo.
La conferenza tenuta da Clotilde Cardella, poetessa e insegnante di filosofia, ha avuto come oggetto l’esperienza poetica di Kavafis, poeta nato da genitori greci ad Alessandria d’Egitto nel 1863 e morto nel 1933 nella stessa città natale. L’esposizione della Cardella ha percorso la biografia del poeta e in particolar modo il suo pensiero esistenziale e poetico. Kavafis, come sottolineato dalla relatrice, era consapevole delle sue origini greche e alessandrine tanto da farne il punto di partenza della sua riflessione esistenziale e quindi della sua poetica.
L’ellenismo, infatti, era da lui considerato “il futuro del mondo” in quanto cultura cosmopolita aperta ad accogliere culture differenti e modello di riferimento per garantire una giusta libertà di esistere ai differenti tasselli che compongono il grande mosaico dell’umanità. Proprio Kavafis, del resto, intellettuale appartato, si era sempre sentito un diverso non solo per la sua omosessualità ma anche per l’eterogeneità della sua formazione d’origine e culturale che lo ha reso un libero pensatore e poeta unico del suo genere non inseribile in alcuna corrente poetica specifica. Nel passato greco aveva trovato un luogo in cui rifugiarsi e nello stesso tempo un’epoca da riattualizzare come alternativa alle derive del mondo contemporaneo.
Pertanto, le sue poesie, scritte rigorosamente in greco, traggono spunto dalla cultura greca rievocata oltre che nel mito e nei grandi temi che hanno caratterizzato i poemi omerici, come ad esempio il viaggio, anche nella storia e nella filosofia soprattutto socratica secondo il principio del “conosci te stesso” e stoica nella sua valenza esperienziale e sapienziale. Durante la conferenza, quindi, grazie ad alcuni soci dell’Ottagono che hanno prestato la loro voce,è stato possibile alternare la lettura di poesie e il dialogo tra la relatrice e il pubblico il quale ha dimostrato piglio filologico sull’esatta traduzione dei testi italiani dal greco.
Tra le poesie vanno menzionate soprattutto Aspettando i Barbari e Erode Attico, poesie di grande attualità e tensione etica e civile nelle quali il discorso poetico ironico assume anche connotati teatrali, caratteristica quest’ultima di molte poesie di Kavafis. Nei testi citati, infatti, il poeta mette in scena magistralmente gli uomini di un tempo. In Aspettando i Barbari denuncia l’incapacità dei governanti di saper prendere delle decisioni politiche e di provvedere al bene comune tanto da aspettare le popolazioni barbare come un’occasione di cambiamento, in quanto quella gente, seppur barbara, sarebbe stata «una soluzione». In Erode Attico, invece, il poeta denuncia le derive morali della gioventù greca che non è più capace di «giudicare né discutere» in quanto segue, come un gregge,sofisti come Erode Attico che confondono le giovani menti spegnendo progressivamente il loro senso critico. Se da un lato Kavafis rievoca il mondo antico per denunciare le derive del presente dall’altro lo rievoca per esaltare chi ogni giorno lotta per la propria libertà. A tal proposito è opportuno ricordare un’altra poesia letta dagli amici dell’Ottagono: Termopili. In essa, Kavafis onora «quanti nella propria vita / si proposero la difesa delle Termopili. / Mai allontanandosi dal dovere / giusti e retti in tutte le azioni», nonostante la possibilità che«alla fine apparirà un Efialte» che li tradirà. La storia, quindi, è rievocata e caricata di una valenza esistenziale universale e senza tempo. Chiunque viva la propria vita combattendo per la libertà e per la verità, infatti, è accostato al grande Re spartano Leonida che nel 480 a.C. con un manipolo di soldati greci tentò l’impresa di fermare la grande armata persiana guidata da Serse, impresa fallita a causa del tradimento di Efialte.
La poesia etica e civile di Kavafis, quindi, si apre a tematiche di carattere esistenziale nelle quali il poeta esalta quella umanità che combatte e che è disponibile a conoscere il mondo per conoscere se stessa. Questo è ciò che emerge dalla lettura della poesia Itaca nella quale la tematica del viaggio è intrecciata a quella della conoscenza della verità, della sapienza e infine di se stessi, conoscenze acquisite solo da un animo disponibile a fare esperienza di ciò che la vita offre di positivo. Il poeta, quindi, rivolgendosi ad un Tu universale, augura che «la strada» di ogni uomo verso la propria Itaca sia come quella di Ulisse, «lunga» e «ricca di avventure e conoscenze»affinché una volta approdati nell’isola si possa essere ricchi di quanto il viaggio ha offerto. L’Itaca di Kavafis, tuttavia, non è un’isola reale ma l’approdo alla sapienza e alla conoscenza del vero che abita il mondo e il cuore di ogni uomo.
A noi arriva oggi la provocazione di Kavafis e il suo incoraggiamento ad uscire dai porti delle nostre esistenze sterili per prendere il largo e tuffarsi una volta per tutte nel grande mare che è la vita.
Nella foto da sinistra verso destra: prof.ssa Clotilde Cardella, il presidente dell'Ottagono Giovanni Matta, il segretario dell'Ottagono Silvio Giudice Crisafi.