“Sei Cappuccetti in cerca d’autore”. Al teatro Savio vanno in scena i bambini dell’Istituto Jean Piaget

 

Giovedì 2 giugno 2016 alle ore 17,00 si terrà il tradizionale saggio di fine anno di una delle scuole dell’infanzia più note di Palermo: l’Istituto Jean Piaget, dal tema: “Sei Cappuccetti in cerca d’autore”.

La curiosità che nasce dal titolo e la lunga tradizione che sta alle spalle dell’Istituto ci hanno indotto ad incontrare Manuela Russo, ideatrice e regista della rappresentazione.

La incontriamo nella sede di Via Oberdan tanto indaffarata quanto serena negli ultimi preparativi. Mentre la mattinata scorre nelle aule secondo il ritmo quotidiano, (dietro i vetri ci sono tanti bimbi da 2 a 6 anni che sembrano intenti a giocare, ma in realtà sono impegnati più e meglio degli adulti con il compito che è stato loro assegnato), Manuela deve pensare agli ultimi ritocchi ai costumi, alle telefonate della mamme che chiedono un numero sempre crescente di posti in salone per la numerosa parentela che ha già fatto saper che verrà ad applaudire il piccolo (3 anni) attore, al gestore del teatro Savio, ove si svolgerà la rappresentazione, che vuole certezza della registrazione, ecc.

Appena chiediamo qualche delucidazione sul “tradizionale” saggio di fine anno ci ferma sorridente: “Se tradizionale si riferisce al fatto che da 36 anni questa scuola svolge questa manifestazione conclusiva va bene. Ma per il resto è un saggio diverso nei contenuti e in certo verso nella forma”.

Mentre iniziamo a sfogliare la variopinta brochure d’invito precisa: “Il nostro saggio non ha la forma artistica né del canto, né del ballo, ma della recita. Far recitare bambini da 2 a 6 anni, tutti presenti contemporaneamente sul palco, è tanto appassionate quanto difficile. Ma la nostra esperienza ci porta ogni anno a saper rischiare di più e i risultati sono documentati dal consenso riscosso sia dai genitori, ma soprattutto dai bambini”.

Azzardiamo una battuta: “Quindi bambini attori per un giorno?”. “No! – risponde subito – attori per almeno 4/5 mesi, da quando cioè subito dopo le vacanze di Natale cominciamo a lavorare sia sui testi che sugli aspetti organizzativi”.

E come fate ad insegnare le parti ai piccoli attori?

“I bambini non devono – spiega – imparare una parte e recitarla a memoria, ma assimilarla e farla propria nel tempo, secondo varie modalità didattiche, in modo tale che quel giorno sia sempre meno una ‘recita’ e sempre più un momento, certo significativo, ma normale della loro vita. Insomma, la bellezza che viene dalla vita di tutti giorni e non quella che nasce dalla eccezionalità di un momento, in cui invece di vivere si recita. Guai a insegnare a recitare nella vita a questi bambini. Allora quando cresceranno reciteranno per tutta la vita?”.

E allora parliamo adesso di Cappuccetto Rosso. Perché sei? Uno non bastava? E perché Pirandello?

“Abbiamo offerto – ci spiega – attraverso sei diversi modi di intendere il personaggio di Cappuccetto Rosso, sei storie diverse che cercano interesse e attenzione dal regista, alla cui porta dovranno via via bussare i sei personaggi. Non vogliamo ripercorrere la logica pirandelliana, ma quella della storia, delle storie di ciascuno di noi così come i bambini le hanno scelte e via via arricchite nel corso dei mesi in cui abbiamo lavorato insieme a scuola. Ma non è tutto qui.”

E cosa c’è ancora?

“Abbiamo aggiunto – precisa – anche un percorso artistico, che abbiamo già svolto durante l’anno facendo incontrare i bambini con alcuni artisti particolarmente significativi. In concreto: ogni visione di Cappuccetto Rosso sarà introdotta da un’opera d’arte, che riassumerà con i propri colori e con le emozioni il messaggio contenuto nella storia”.

E in tutto ciò che ne sarà del lupo cattivo?

“Lo abbiamo reso meno cattivo, senza passare per buonisti. Ma questo dovrete venire a scoprirlo al teatro Savio”.

L’appuntamento è dunque solo rinviato a giovedì 2 giugno alle 17.00

 

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