Nell’ambito della settima edizione di “Una marina di libri”, festival dell’editoria che quest’anno si tiene presso l’Orto botanico di Palermo, proprio nel giorno dell’inaugurazione è stato presentato il libro “Braccianti e contadini in Sicilia contro il fascismo” di Michelangelo Ingrassia.
Il testo è edito da Edizioni People & Humanities e contiene una nota introduttiva di Giorgio Galli e la prefazione di Antonino Pensabene.
La presentazione è avvenuta presso la suggestiva area denominata “Oltre le ninfee”, ossia vicino la grande vasca rotonda contenente le più diverse piante acquatiche cui fa da palcoscenico un rarissimo bosco di bambù.
Hanno presentato il libro Claudio Barone, Segretario generale della Uil Sicilia, e Francesca Lo Nigro, consigliera dell’ANPI Palermo, i quali hanno tracciato il contesto storico del libro che si riferisce alle lotte agrarie che, iniziate alla fine del primo dopoguerra, continuano fino alla fine del secondo dopoguerra essendo esse rivolte contro Crispi e contro Mussolini.
Ad introdurre il tema dell’incontro è stato Mauro Buscemi, direttore della casa editrice che ha prodotto il testo nel cui titolo, a completamento, vi è scritto “Esistenze e resistenze di una storia smarrita”; e già in questo sottotitolo vi è tracciata l’anima del saggio scritto con la consueta attenzione e precisione dal prof. Ingrassia.
Nel libro si delineano infatti innanzitutto le “esistenze”, ossia i tratti biografici, umani e personali di uomini, contadini e braccianti, siano essi “antagonisti”, “cospiratori”, “fuoriusciti”, “volontari contro il fascismo in Spagna” o “proto partigiani”, secondo quanto espresso dallo stesso autore.
Di esistenze si parla quindi ma esse vengono trattate in quanto legate a numerose “resistenze” ossia scioperi, agitazioni sindacali, comizi, manifestazioni bracciantili, proteste di contadini, attività clandestine antifasciste diffuse in tutto il territorio siciliano ed estese fino in Basilicata, sommosse popolari o volantinaggi sovversivi anti regime.
Ma esse, le esistenze e le resistenze, purtroppo fanno parte di una “storia smarrita”, una storia che comunemente non viene spiegata nei consueti corsi di studi né approfondita in studi specifici appositamente dedicati.
Questo è il merito del libro di Michelangelo Ingrassia, sostiene Claudio Barone, ossia quello di aver tracciato una storia inedita della resistenza al fascismo, una storia vera, fatta dal basso, dal popolo, ed in particolare dal popolo siciliano di cui troppo poco si parla nei correnti percorsi storici.
“La storia non procede a balzi ma sotto la patina del fascismo, e prima ancora della mafia, si fa strada il movimento operaio” ha ricordato Barone citando le numerose tipologie di fonti archivistiche e bibliografiche consultate dall’autore che nella duplice dimensione di storico ma anche di docente di storia, ha, secondo quanto affermato da Francesca Lo Nigro nel suo intervento, sicuramente arricchito in maniera ineguagliabile sia il contenuto della sua ricerca che la metodologia utilizzata, perché è conoscitore degli aspetti più articolati nascosti nelle pieghe della storia in quanto storico ma possiede, in quanto insegnante, anche la una “precisa percezione delle necessità di colmare taluni anelli storici mancanti”.
Nell’esposizione di Francesca Lo Nigro emerge come Michelangelo Ingrassia rispetti la regola che “prima di documentare è necessario ricercare”, e ricercando, e poi documentando, si evidenzia uno spaccato della nostra storia davvero dimenticato, fatto di taluni aspetti legati alla resistenza siciliana caduti nell’oblio o addirittura talvolta negati.
“Abbiamo il dovere di raccontare la storia dei senza-nome”, riappropriandoci di ciò che ci è stato negato per tanto tempo.
Prima dei saluti conclusivi dell’editore Mauro Buscemi, l’autore ripercorre brevemente la traccia del suo ultimo lavoro che vede nei braccianti e nei contadini siciliani i veri protagonisti della tormentata storia di quegli anni di lotta contro il fascismo: uniti, quei contadini, pensavano e fortemente credevano che era possibile lottare e combattere: è questo il messaggio che questi eroi dimenticati ci hanno lasciato.
Dopo un pensiero rivolto al compianto Gaetano Pensabene, prima della chiusura Ingrassia saluta e ringrazia il numeroso pubblico presente rivolgendo un particolare ringraziamento a tutti gli studenti che lo hanno seguito per l’intero anno che ormai volge al termine.