La mostra “Migranti, la sfida dell'incontro”, dopo la sua permanenza a Palermo, sta toccando altre tappe del suo tour nelle principali città della Sicilia ma il confronto sul tema sta continuando nelle scuole con gli studenti che l'hanno visitata.
Vale la pena, a partire dal percorso della mostra, compiere un approfondimento con i ragazzi sui dati riguardanti il fenomeno delle migrazioni per poter delineare i contorni di un problema di cui si sente parlare sempre ma di cui spesso non si hanno le conoscenze adeguate senza le quali si rischia solo di avere idee approssimative e mutuate dai media che spesso ricalcano posizioni ideologiche e politiche che fanno fuori sia l'obiettività nell'affrontare la questione sia la necessaria solidarietà e umanità nel porsi di fronte al dramma delle persone che migrano riducendo tutto a numeri. Papa Francesco fin dall'inizio del suo pontificato ha proprio messo in guardia dal pericolo che corriamo tutti di non riuscire ad andare oltre i numeri: "Non bisogna mai dimenticare che i migranti, prima di essere numeri, sono persone, sono volti, nomi, storie".
La riflessione può prendere le mosse solo dalla conoscenza e la scuola è il luogo deputato proprio alla rielaborazione dei dati perché fermarsi solo alla acquisizione di informazioni non serve molto né ad affrontare il problema da tutti i punti di vista possibili né a comprendere di più delle storie personali dei migranti che possono invece essere conosciute attraverso le loro testimonianze. Inoltre conoscenza e riflessione, nell'incontro con la diversità dell'altro, aiutano i giovani nel riappropriarsi in modo consapevole di una eredità culturale ricevuta e nel formarsi una identità personale e di popolo con cui affrontare le sfide sempre più complesse della nostra società e le domande di senso che richiedono una risposta.
Ascoltiamo le voci di docenti e studenti.
Cosa sanno i ragazzi del fenomeno migratorio e cosa ne pensano? Che importanza può avere una iniziativa come questa mostra rivolta ai giovani studenti? E cosa può fare la scuola per superare i pregiudizi e favorire l'incontro?
Paola Campanella docente dell'IPSSAR “Pietro Piazza”: «All'interno delle aule scolastiche vi è la possibilità di constatare un incremento esponenziale di una multiculturalità che coinvolge in particolar modo la scuola secondaria di secondo grado. Scuola che trasmette i fondamenti della cultura ma che si pone l'obiettivo di educare i giovani al vivere civile e sensibilizzare all'ascolto. Credo che si debbano informare ancor di più i giovani sul fenomeno migratorio, rendendoli partecipi di realtà che potrebbero essere per tutti momenti di crescita e di apprendimento significativo. La mostra allestita a Palermo presso la Chiesa S. Giorgio dei Genovesi dal titolo "Migranti. La sfida dell'incontro" ha raccontato esperienze di uomini che sono costretti a fuggire dai propri paesi alla ricerca di un futuro migliore, della propria identità. E cos'è quest'ultima se non un'esigenza di cui necessita ogni singolo individuo. Un viaggio raccolto in 21 storie che descrivono drammi, partenze, separazioni e soprattutto speranze. Credo che tale percorso debba essere a conoscenza di tutti, per essere discusso e affrontato anche all'interno delle aule scolastiche, affinché si possa favorire il processo di accoglienza e di integrazione. Gli alunni, per quanto siano propensi all'ascolto e all'accettazione di ciò che è ignoto, credo debbano maturare e acquisire conoscenze approfondite affinché il fenomeno migratorio possa divenire una ricchezza alla scoperta dell'altro ma anche di se stessi. La scuola americana di John Dewey pone l'esperienza al centro dell'insegnamento mediante dei laboratori applicativi, una scuola attivista che programma e rielabora in maniera tale da vivere la scuola in quanto vita. I laboratori artistici potrebbero favorire momenti di relazione, di confronto, di espressione, nonché di integrazione. Laboratori applicativi in cui gli alunni possano raccontarsi attraverso il linguaggio della pittura, della danza, della musica, della fotografia. I laboratori linguistici ad esempio sono un anello strategico per l'integrazione, sia per gli alunni sia per gli insegnanti. Una scuola per tutti, un luogo in cui ci si possa sentire parte di un tutto».
Chiediamo agli studenti dell'IPSSAR cosa li abbia colpiti della mostra e se il percorso li abbia aiutati a comprendere di più della questione migranti.
Francesca: «La mostra è stata tutta una grande scoperta. Ti fa capire che troppo spesso i telegiornali, i giornali e Internet stesso dà delle notizie false che servono solamente a far crescere l'odio tra la gente! Ci danno false informazioni per metterci l'uno contro l'altro, ma la verità è che bisogna essere uniti per combattere tutte le cose brutte del mondo. Il mio giudizio sui migranti è stato più che confermato: non sono pericolosi, sono come noi, ma ne hanno passate più di noi e vogliono la pace e una vita tranquilla. È un diritto fondamentale che non deve essere negato a nessuno. È importante parlarne a scuola per formare le generazioni future e far comprendere che tutto questa paura è immotivata, così come l'emarginazione e il razzismo che si sta diffondendo di nuovo».
Laura: «La cosa che mi ha colpito di più è che tutte queste persone hanno fatto molti sacrifici per arrivare qui dove non c'è la guerra e noi li discriminiamo. La mia idea sui migranti è stata confermata, certe volte le persone dicono "stiamoci lontani perché portano malattie" oppure dicono "ci rubano il lavoro", ecco questo non è una cosa buona. Secondo me è più che giusto che la scuola ne parli perché molti ragazzi hanno poca conoscenza del fenomeno e si fanno delle idee distorte di queste persone. Per me è stata una bellissima esperienza e spero di farne altre».