(23 luglio 2012) - Raggiungiamo Luciano Troja a Messina. Abbiamo pensato a questa conversazione per conoscere le dimensioni culturali e musicali più profonde e suggestive della sua espressione artistica. Troja nasce in Sicilia, precisamente a Messina dove studia da avvocato e ne svolge la professione. Il jazz è la sua grande passione, che sviluppa da autodidatta e perfeziona con Salvatore Bonafede, pianista e compositore palermitano, e con Richie Beirach, pianista americano. Ha, quindi, conseguito la laurea specialistica in jazz con la lode e il massimo dei voti al Conservatorio Corelli di Messina. Le sue note biografiche raccontano di un’applicazione al pianoforte perseguita per coglierne tutte le intense sfumature che solo il jazz, del resto, può dare. Ed è per questo che viaggia in Europa e in America, cioè per cercare sempre nuove occasioni di studio finalizzate ad approfondire un’arte che vive dell’improvvisazione improntata alla seria metodologia del lavoro e forgiata dall’impegno costante al pianoforte. I risultati sono descritti nel suo ricco curriculum di concerti tenuti in città d’Italia e, all’estero, tra Europa e Stati Uniti. I riconoscimenti della critica e del pubblico sono netti e tra l’altro, sono giunti per i cd registrati con il Mahanada Quartet (Taranta’s Circles, SplascH Records, 2004; Mannahatta, SplascH Records, 2005), con il chitarrista Giancarlo Mazzù (Seven Tales about Standards, SplascH Records, 2006; Seven Tales about Standards vol. II, SplascH Records, 2009), con la Double Piano Orchestra (Double Rainbow, Wide Sound, 2006; My Funny Valentine, Wide Lab, 2008).
Nel 2010 pubblica il cd At Home with Zindars, anch’esso accolto dalla critica internazionale con lodevoli riconoscimenti, che nasce come omaggio al compositore di Chicago Earl Zindars. Le tracce del cd sono musiche composte dallo stesso Zindars, a parte una che è dedicata da Troja a Earl Zindars e Bill Evans. In ognuna di queste “songs” si colgono l’intensità profonda delle armonie e le suggestioni melodiche che il pianoforte offre nelle sfumature date al jazz. In questa nostra conversazione comprenderemo come il jazz arriva in Sicilia, a Messina, e come diventa una dimensione di amicizia e cultura che supera le frontiere.
La nostra conversazione non può che partire da questo tuo ultimo album At Home with Zindars. Tutto di questo cd dice del tuo legame con le musiche di Earl Zindars. Il libro che è incluso nella confezione del cd racconta l’origine dei brani e ci fa conoscere la famiglia, i luoghi dello stesso Zindars.
Con At Home with Zindars ho cercato di raccontare una storia: la storia della scoperta di un compositore che ho conosciuto dapprima attraverso le interpretazioni di Bill Evans, e poi approfondito attraverso una ricerca personale sulla sua musica, che mi ha portato anche a incontrarmi con la sua famiglia a San Francisco e a conoscere da vicino il suo mondo. Sin dal primo ascolto le composizioni di Zindars le sentivo particolarmente “familiari”, forse per un certo tipo di scelte armoniche, per una apparente semplicità, trattandosi di musica molto complessa anche nella forma, e per la dimensione piuttosto intima di cui questa musica è permeata. Il mio è stato un lavoro per certi versi autobiografico, realizzato inizialmente solo attraverso delle percezioni. Infatti, fino a pochi anni fa per me – ma forse anche per gran parte di studiosi e appassionati – Earl Zindars rimaneva un personaggio piuttosto misterioso.
Di lui si sapeva, come dicevo, solo attraverso le interpretazioni di Bill Evans, il quale inserì molti dei suoi brani nel suo repertorio, eseguendoli nell’intero corso della sua carriera. Nel tempo, con la pubblicazione di alcune biografie su Bill Evans, e con l’avvento di internet, sono riuscito ad avere qualche notizia in più. Nel 2005, qualche mese dopo la morte del compositore, scopro dell’esistenza di un website di Earl Zindars, messo in rete dalla sua famiglia. Riesco, quindi, a mettermi in contatto via email con Anne, la sua amata moglie, sua compagna per 42 anni, pianista, cantante, e coautrice di alcuni brani (peraltro lei ha dato i titoli a quasi tutte le canzoni del marito). Molto semplicemente, quindi, provvedo ad acquistare una copia del songbook in vendita sul website, e mi dedico per quasi un anno alla lettura/rilettura delle composizioni.
Nella primavera del 2006, mentre mi trovavo a New York per alcuni concerti e per la registrazione di un cd con il quartetto siciliano Mahanada, durante un giorno di pausa, vado in studio a registrare per piano solo alcuni brani di Zindars, secondo una mia personale lettura. Provvedo quindi a spedire la registrazione alla moglie Anne, la quale mi risponde, entusiasta, mi dice che mai nessuno aveva affrontato con tanta libertà e con tali risultati il repertorio del marito, incoraggiandomi fortemente a concretizzare il progetto. Fantastico…ma, nonostante avessi ricevuto la sua “benedizione”, sentivo che ancora mancava qualcosa per completare la mia ricerca. Volevo conoscere la gente e i luoghi che ispiravano quella musica, quel “lirismo domestico” che era la cifra stilistica che mi affascinava di più.
Inizialmente pensavo fosse solo il frutto di una mia costruzione mentale, poi pian piano scoprii che questa musica effettivamente nasceva in casa, praticamente in famiglia.
Quando andai a trovare la famiglia Zindars a San Francisco, fu davvero molto emozionante e sorprendente, tanto per me quanto per mia moglie Valentina, che mi accompagnava, scoprire che la nostra visita era per loro qualcosa che attendevano “davvero”. Sulla porta c’erano la moglie Anne e la figlia Helene, nota soprano lirico.
Dopo averci abbracciato con tanto affetto, immediatamente scoperchiarono il grande pianoforte di Earl e mi chiesero di suonare per loro. Ricordo che, emozionatissimo, suonai Lullaby for Helene, una ninna nanna che scrisse per la figlia Helene nel 1963, e che conoscevo bene nella versione di Bill Evans, e ora io suonavo al pianoforte di Earl Zindars questa canzone per Helene. Non credevo ai miei occhi…. Quando finii di eseguire il brano Anne mi disse che era la prima volta che il piano veniva aperto dal giorno della scomparsa del marito, avvenuta due anni prima.
Da quel breve soggiorno a San Francisco, a contatto con casa Zindars, ho cercato di carpire qualcosa che andasse al di là del significato esclusivamente musicale, e che ho cercato di spiegare nel piccolo libro allegato al cd, e, naturalmente, di trasferire nella musica.
Si è trattato di un lavoro durato materialmente cinque anni, tra New York, dove ho registrato il disco, San Francisco (a casa Zindars), e Messina, la mia città, dove si è svolta l’intera fase di post-produzione con il supporto determinante di uno staff di grandi professionisti, tutti rigorosamente messinesi: Francesco Mento, Alessandra Ciraolo e Cristina Fatato, i quali hanno curato la grafica, la tipografia Trischitta, che ha sviluppato la stampa, Francesco Paolo Maimone, il missaggio definitivo, Antonella Santoro, che ha collaborato alla traduzione del testo, e con il continuo e competente lavoro di Monica Mazza, che mi ha assistito in ogni singolo passaggio produttivo. Qualche tempo dopo la pubblicazione dell’album, il video-maker Valerio Vella, ha realizzato un videoclip molto esplicativo , attraverso le corde della sua grande sensibilità.
Insomma, a Messina ho trovato quanto di meglio potessi sperare per l’assemblaggio di sei sedute di registrazione, e la realizzazione di un libro di 42 pagine, in totale autoproduzione. Infatti i produttori unici di questo lavoro siamo stati io e mia moglie Valentina.
Per cui ha fatto un certo effetto – per noi più che indipendenti, anzi direi casalinghi – avere avuto dei riconoscimenti negli USA, fra cui essere stati indicati fra i migliori album di sempre, in graduatorie di importanti riviste musicali americane accanto a produzioni leggendarie ( http://www.stereophile.com/content/2011-records-die-page-3 ) o l’essere stati inseriti quale importante tassello della biografia ufficiale del grande compositore, nella “sua” discografia.