Andrea Obiso e le melodie del violino

 

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(20 marzo 2013) – Andrea Obiso, oltre ad essere un amico, è una delle più grandi promesse del panorama musicale italiano: nato e cresciuto in una famiglia di musicisti (il papà, Diego, è insegnante di violino al Conservatorio di Palermo mentre la mamma, Maria Teresa, insegna pianoforte al Liceo musicale della stessa città), Andrea mette in mostra, sin da subito, notevoli qualità artistiche, diplomandosi con 10, lode e menzione d’onore a soli 14 anni sotto la guida del maestro Marcello Enna. Oggi, a 18 anni, suona in giro per l’Europa e il 15 e 16 marzo scorso, al Teatro Politeama, ha suonato il celebre Concerto per violino e orchestra in Re maggiore di PëtrIl’ič Čajkovskij (per intenderci, la musica resa nota, ai giovanissimi, dal film Il Concerto (2009) di Radu Mihaileanu).

 

Cosa significa suonare un brano tanto affascinante quanto impegnativo come questo.

Tantissimo! Capisci di essere veramente un concertista quando ti confronti con Čajkovskij e provi a superare uno scoglio come il Concerto in Re maggiore. Nonostante la grande difficoltà tecnica, ciò che mi interessa maggiormente è l’espressione: voglio rendere giustizia a questo brano, mostrandone la grande bellezza senza esasperare, come invece accade spesso, il lato “romantico” ed eccessivamente “sentimentale” di questa musica. Per arrivare a questo obbiettivo, ho studiato e analizzato la partitura con il mio maestro Boris Belkin. In quel periodo non ho, letteralmente, preso in mano il violino: volevo svuotare la mia memoria dalle esecuzioni che ho ascoltato così da rendere, questa musica, mia.

 

Cosa prova un giovane palermitano che gira l’Europa a suonare nella propria città.

È sempre una grande emozione anche se, per certi versi, a Palermo mi sento molto “protetto”: sia tra i maestri dell’Orchestra Sinfonica Siciliana che in mezzo al pubblico, ci sono parecchi amici, volti con cui ho condiviso la mia “vita musicale”. Qui sono apprezzato ed amato come da nessun’altra parte.

 

Hai iniziato a studiare musica da piccolissimo: passione o volontà familiare?

Considera che ho iniziato ad ascoltare musica sin da… prima di nascere, perché mia mamma suonava e faceva concerti con me in grembo. Ogni ricordo del mio passato è legato alla musica: a 4 anni amavo la Sinfonia n. 9 “Dal nuovo mondo” di Dvorak e sognavo di dirigerla; a 6 anni mi sono iscritto in Conservatorio perché volevo diventare bravo come mio papà; a 9 anni, prima ancora del diploma, ho iniziato a studiare con Boris Belkin (storica figura del panorama violinistico internazionale), un maestro nel senso più profondo del termine: una figura paterna con cui ho instaurato un grande rapporto umano.

 

Ti saresti mai aspettato questo successo?

No, assolutamente. Però, sin da piccolissimo, ho capito l’importanza dello studio: credo che più del 90% della resa concertistica dipenda dallo studio quotidiano.

 

Progetti per il futuro.

Sto studiando musiche bellissime: Tzigane di Ravel, Le Streghe di Paganini nella versione di Kreisler e vari concerti per violino e orchestra: LA minore di Glazunov, SOL minore di Prokofiev e SIb maggiore di Mozart. Ma, collegandomi a quanto detto prima, continuerò a studiare tanto. Ho impresso sempre in mente una frase che Belkin ripete spesso: “si è maestri qualche volta, ma non si finisce mai di imparare e, quindi, di essere allievi”.

 

E poi?

Spero, un giorno, di poter coronare il sogno di dirigere un’orchestra, magari debuttando proprio con la Nona Sinfonia di Dvorak!

 

Chiudo con una domanda che uso fare costantemente: cosa è per te la musica e che ruolo deve avere.

La musica è una fonte di bellezza, perciò è indispensabile all’uomo. Credo che abbia un ruolo educativo e comunicativo che, purtroppo, non sempre viene riconosciuto. Mi piacerebbe, col mio lavoro, aiutare in questo obbiettivo: riavvicinare alla musica coloro che ignorano l’importanza della bellezza.

 

 

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