(21 maggio 2013) – In Università qualcuno si muove, e non si sta parlando dei traffici familiari di cattedre e nipoti con cui ci hanno riempito le orecchie e offuscato lo sguardo (a volte descrivendo il vero) negli ultimi anni. A Catania l’associazione culturale universitaria “La Traccia” ha deciso di organizzare un ciclo di quattro incontri sulla poesia contemporanea (“quella che non è presente nei programmi di studio, quella più vicina a noi”). Tra il 4 Aprile e il 16 Maggio due poeti, quattro professori e un buon numero di ragazzi si sono riuniti all’ex monastero dei Benedettini “per portare alla luce il fuoco che accende le parole della poesia”.
Di seguito l’intervista a Pietro Cagni, uno degli studenti in prima linea per la realizzazione del ciclo di incontri.
Cos’è stato Poesia inChiostro? Perché questo titolo?
Poesia inChiostro è stato un ciclo di quattro incontri pubblici in cui i docenti-relatori e gli studenti si sono confrontati sulla poesia contemporanea, quella che non è presente nei programmi di studio, quella più vicina a noi, per capire in che modo la parola poetica metta a fuoco la vita (come afferma Davide Rondoni). Il titolo è un gioco di parole: tutti gli incontri, infatti, si sono svolti in una aula dell’ex monastero dei Benedettini di Catania (che è l’attuale sede del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Ateneo di Catania), edificio caratterizzato da due bellissimi chiostri…per noi studenti catanesi è sempre una meraviglia, correndo tra esami e lezioni, poter ammirare dalle finestre dei corridoi questi due splendidi cortili…perciò Poesia inChiostro.
Com’è nata esattamente questa iniziativa? A chi è venuta l’idea?
Poesia inChiostro è stata un’iniziativa promossa dall’associazione culturale universitaria “La Traccia”, composta da studenti che condividono l’appassionante sfida della vita cristiana. L’idea nasce a partire da alcuni incontri, avvenuti a lezione, in questi anni. Ci siamo imbattuti in veri maestri, che ci hanno conquistato con il loro modo di leggere i testi: una lettura viva, capace di portare alla luce il fuoco che accende le parole della poesia, che le rende interessanti per ciascuno di noi, utili alla nostra vita. Un confronto appassionato e personale con questa strana e indefinibile cosa chiamata “poesia”. Ci siamo scoperti desiderosi di imparare anche noi questo sguardo, e di far partecipare tutti i nostri colleghi a questa bella avventura. Chi, infatti, non si è mai trovato a ridurre lo studio universitario a un mero dovere, da sopportare ai fini di un esame da superare? Invece abbiamo riscoperto che in tutti c’è il desiderio di poter studiare tenendo presenti la nostra umanità e le nostre attese, e per questo abbiamo interpellato chi già studia e lavora così (per fare i nomi, i prof. Rosario Castelli, Sergio Cristaldi, Antonio Di Silvestro e Giuseppe Savoca). Inoltre una grande scoperta è stata scoprire la oggettiva bellezza dei testi poetici: leggendoli ad alta voce, con un accompagnamento musicale (sempre diverso, grazie alla partecipazione di Francesca Gugliotta al violino, Elena Guarino all’arpa, Felice Puglisi al trombone, Lidia Santoro al pianoforte, Marta Tedesco e Gioacchino Spoto alle chitarre) abbiamo sperimentato che la poesia è innanzi tutto “qualcosa di bello che accade”, un avvenimento estetico.
Quali i compagni d’avventura trovati lungo il percorso?
Innanzitutto i docenti, che hanno deciso di coinvolgersi nell’iniziativa senza riserve e, anzi, con enorme interesse e curiosità, felici di ricevere una tale sollecitazione dai loro studenti (come se non aspettassero altro!), addirittura dandoci una mano dal punto di vista organizzativo. Questa loro disponibilità è stata una grande sorpresa per noi. Preziosi compagni d’avventura sono stati i nostri compagni di corso, che hanno partecipato all’iniziativa con grande entusiasmo e passione. Il momento più bello era sempre quello del dibattito, in cui ognuno offriva le proprie scoperte e intuizioni, mettendosi in gioco, accettando il corpo a corpo con la poesia.
Quale l’incontro che ha superato le attese?
Ciascun incontro ha superato, per motivi diversi, le nostre attese. La partecipazione dei compagni di corso è stata impressionante. Fa capire come gli studenti non siano interessati solo ai CFU (come spesso sentiamo dire) ma a vivere pienamente l’università, accogliendo positivamente una proposta di questo genere. Il fatto più sorprendente, comunque, è stato riconoscere un filo rosso che unisce poeti tra loro differenti, professori (dal temperamento molto diverso) e noi studenti: la ricerca di un “tu” che possa bastare alla ricerca esistenziale di ciascuno. Nelle poesie di Clemente Rebora, Alda Merini, Davide Rondoni, Angelo Scandurra, si esprime un grido, ora sommesso ora lacerante, di un rapporto sensibile e concretissimo in cui sentirsi compresi, accolti, amati.
Quali le scoperte più preziose che ti porti dietro da questa esperienza? Poesia InChiostro avrà un futuro?
Mi porto dietro gli accenti e le espressioni nei volti dei docenti, del poeta Angelo Scandurra, dei compagni di corso che hanno partecipato. Sono ciò che ci spinge, adesso, a valutare tutti gli aspetti positivi e anche le criticità, per elaborare una nuova proposta per il prossimo anno accademico…Studiare così è più bello e conviene!
CONVERSAZIONI - Quando la poesia entra in università. Le immagini documentano momenti delle conversazioni che si sono svolte tra aprile e maggio 2013 a Catania presso l’ex Monastero dei Benedettini sul tema: “Poesia INchiostro - Quattro conversazioni per conoscere la poesia italiana di oggi e scoprire come le parole possano mettere a fuoco la vita”.– Sicily Present (ph. m. m.)