Nel corso dei prossimi giorni entreranno nel vivo gli eventi legati al carnevale. Le iniziative che fanno riferimento a questa ricorrenza annuale costituiscono occasioni favorevoli per ricordare un insieme non banale di significati riconducibili al senso della vita, e parlarne attraverso la misura mai colma dell’allegria.
Sì, perché attraverso mascheramenti e parate di piazza si mettono in scena rappresentazioni antiche che richiamano ed evocano momenti e misteri dell’esistenza e della storia. Lungo i secoli, come è peraltro noto, le maschere sono state il tramite con cui raffigurare concezioni religiose e cercare un punto di relazione con il mistero e l’ignoto. I riti sopraggiungono in seguito per fissarne anche il rilievo sociale nella memoria e nei costumi della comunità. Ed è un percorso che si dipana storicamente con le molteplici accentuazioni di una ritualità il cui valore è fissato nella fattispecie di date precise. È così, del resto, che le tradizioni nascono e restano nel tempo come dimensione popolare vissuta e consegnata alle generazioni che si susseguono senza soste. Le tradizioni del carnevale non sfuggono a questa dinamica.
Il carnevale in Sicilia ha una storia che si è sviluppata intorno a consuetudini originali e meritevoli di riguardo per gli spunti che vi è possibile rintracciare. Non mancano, a seconda dei casi, convergenze e differenze rispetto alle tradizioni carnascialesche delle altre regioni d’Italia. L’elenco nazionale e regionale non è certo breve. Piccoli paesi e grandi città festeggiano il carnevale con carri allegorici e sfilate in maschera.
Una notorietà importante hanno ormai raggiunto le manifestazioni del carnevale ad Acireale, Sciacca, Termini Imerese: tre città poste ai tre diversi lati dell’isola che offrono ai visitatori un ricco calendario di eventi diventati via via motivo di crescita commerciale e turistica. Ma fino ai nostri giorni sono giunte le tradizioni siciliane di un carnevale altrettanto antico, le cui radici affondano nella storia di questa terra. Appare singolare e degna di nota, in questo senso, la maschera del Mastro di Campo che a Mezzojuso racconta in forma di pantomima imprese medievali e d’amore legandole a Garibaldi e ai Mille (qui il reportage).
Durante queste giornate lo spazio pubblico diviene un palcoscenico atteso anno dopo anno, un luogo di mille colori e coriandoli dove sono soprattutto i più piccoli che traggono da maschere e feste un motivo in più per gioire e ridere. E le strade fanno da quinta scenica a carri su cui poggiano elaborati marchingegni di cartapesta costruiti con arte e mestiere per illustrare l’aspetto goliardico della satira, raffigurando fatti e volti che le vicende politiche ogni anno, ciclicamente, non mancano di suggerire. Il periodo del carnevale diviene propizio, oltretutto, per mettere in tavola le tradizioni tipiche della cucina siciliana.
«Carnem levare»: questa è, naturalmente, l’espressione latina che spiega a tutto tondo i significati e le prospettive riguardanti una ricorrenza che nella via della storia cristiana esalta colori e gusti puntando lo sguardo sul destino dell’esistenza. Ed è lungo questo tragitto, fatto di tradizioni provenienti da storie lontane, che il carnevale mostra le fattezze di un desiderio antico quanto il mondo. Vi è all’origine, infatti, la speranza di una vita felice che si traduce in maschere per velare e svelare il volto di un sorriso senza tempo.