Ogni settimana online su sicilypresent.it il nuovo editoriale
(20 marzo 2014) – Oggi è il giorno che segna l’inizio della primavera nell’emisfero boreale. Verso questa data puntano i riferimenti che da lungo tempo ci giungono, con sempre maggiore precisione, attraverso gli studi in ordine alle cose del cielo. L’astronomia è la scienza che indaga quanto si trova nella volta celeste e, come tale, porta anche il peso di domande e ricerche sul senso della vita nell’universo. Oggi si compie un fenomeno che si ripeterà tra sei mesi, cioè l’equilibrio tra la durata del giorno e della notte.
Ma l’inizio della primavera va oltre l’orizzonte delle conoscenze astrali, si carica di una forte essenza simbolica e diventa altro. Vi si trovano significati che guardando il corso della natura documentano nella vita di tutti i giorni un’attesa di rilancio, la prospettiva di una ripartenza che s’impone dopo la stagione dura dell’inverno.
Immagine e metafore suscitate da quest’alternarsi dinamico tra le stagioni sono diventate cifra artistica, si sono diffuse e allargate sui diversi registri culturali. E, va detto subito, si tratta di un legame positivo di vita e arte che non conosce differenze geografiche e distinzioni nazionali. La primavera è ispirazione che accompagna il cammino dell’uomo lungo i secoli in forza di colori e dipinti, note e musiche, parole e testi. È un periodo dell’anno che agevola il rinnovarsi di desideri e speranze, avvicinando tutto e tutti intorno a una domanda di felicità e di vita mossa dalla realtà innegabile della natura come ritrovata unità di bellezza ed energia.
Non è un caso, allora, che quest’apertura del cuore e della ragione a una speranza di vita e a un domani migliore sia stata tradotta innumerevoli volte in opere d’arte di valore assoluto. Si pensi, solo per citarne alcune, alle raffigurazioni che della primavera hanno fatto Botticelli, Millet, Van Gogh, Monet. E non è possibile contare le canzoni che rappresentano la primavera come momento in cui riaffiora potente il desiderio di un nuovo inizio. Il movimento allegro con cui Antonio Vivaldi mette in musica la stagione della primavera nell’opera immortale Le quattro stagioni è punto di riferimento per ogni discorso su questo tema. La rinascita della natura e della vita è un filo conduttore che accomuna immagini e parole non relegandole, però, alla sfera d’una generica emozione, diventa la trama per aprire a una condivisione con il mondo l’amore composto in testi e note. Ne sono esempi interessanti le canzoni Primavera di Praga di Francesco Guccini e Primavera a Sarajevo di Enrico Ruggeri. Primavera assume la forza evocativa di una parola che esprime il riscatto dei popoli verso l’indipendenza e la libertà. Ed è con quest’accezione che la si ritrova nella storia dell’Ottocento e del Novecento e giunge fino a noi, in questa parte di terzo millennio.
«La primavera è altro che un cielo chiaro…». Canto di primavera è il titolo di una canzone tratta dal nono album del Banco del Mutuo Soccorso pubblicato nel 1979. Tra le strofe del testo si trova questo passaggio: «La primavera è altro che un cielo chiaro, è grandine veloce sui tuoi pensieri. Ti cresce all’improvviso dentro la testa e scopri che hai bisogno di questo sole e non ti fa paura la sua allegria, ma ti sorprende come una malattia. Arriva all’improvviso, arriva come il mare e non sai mai da dove». Francesco Di Giacomo, voce solista del Banco, è scomparso il 21 febbraio scorso in un incidente stradale alle porte di Roma. Ne parlo qui, passando adesso alla prima persona, attraverso lo spunto di un bel ricordo che mi conduce a un’estate di qualche anno fa. Era la seconda metà degli anni Ottanta e l’occasione di un loro concerto in un paese sulle colline dei Nebrodi diventa il motivo di un’intervista al Banco, band protagonista del rock progressivo italiano. Anche quella sera d’estate, cantata con l’energia di sempre in una piazza siciliana tra gente in festa, la sua interpretazione della primavera è stata la via per spingere domande e desideri di compimento oltre la notte e l’orizzonte del cielo.